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Pescara, 25/11/2024
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Data: 25/01/2014
Testata giornalistica: Il Centro
La moglie di Chiodi e il volo contestato: negli Usa in business. Alberghi a 5 stelle vietati ai consiglieri in missione: ecco come facevano ad aggirare il regolamento. Chiodi: veleni sul voto non ci stermineranno. I magistrati: Gli stessi pm di Del Turco e De Fanis

PESCARA «Documentazione lacunosa e gravi amnesie»: è anche con queste parole che i carabinieri hanno descritto quello che sarebbe accaduto, dall’inizio della legislatura di Gianni Chiodi fino al 2012, nelle gestione dei rimborsi. Voli aerei, cene, hotel di lusso sono i temi di un’inchiesta che ha coinvolto 19 politici appartenenti alla maggioranza e 6 all’opposizione tra cui il presidente della Regione Gianni Chiodi a cui è stato contestato di aver pagato con la carta della Regione un volo per la moglie a Washington in business class da 2.800 euro mentre gli altri funzionari, in volo per Washington, avrebbero viaggiato in economy plus a 744 euro. Chiodi, secondo i pm, avrebbe poi pagato il suo biglietto con altri canali. E’ su quest’episodio che il governatore ha fatto riferimento ieri nella sede della consiglio regionale in piazza Unione esibendo il bonifico da 2.800 euro pagato da lui, come ha detto, e non dalla Regione. «Consegneremo questo materiale a chi di dovere», ha detto Chiodi mostrando il bonifico, «ma intanto potete prenderne visione» aggiungendo che chiarirà tutto il 4 febbraio, il giorno in cui il presidente sarà interrogato dai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. L’inchiesta sui rimborsi conta tre accuse, peculato, truffa e falso, e si è concentrata sugli anni 2009-2012. Nel primo periodo, secondo l’accusa, gli assessori e i consiglieri anticipavano le somme per i viaggi, gli hotel e i pasti che poi venivano rimborsate dalla ragioneria. E’ in quest’ambito che sarebbe nata, per i carabinieri del comando provinciale di Pescara guidati da Paolo Piccinelli, l’accusa di truffa perché i politici avrebbe presentato una documentazione reputata fasulla. Sarebbe stato il caso, ad esempio, del consigliere eletto con il Pdl e oggi di Forza Italia Lorenzo Sospiri che, in occasione di una viaggio per partecipare al Vinitaly di Verona, avrebbe chiesto un rimborso di 652.20 «omettendo di indicare», dice l’accusa, «che si trattava di due camere doppie utilizzate insieme ad altre 3 persone e che i pasti erano stati consumati da 6». Quello di Sospiri – che ha definito l’accusa «fantasiosa» – è un capo di imputazione simile a quello del consigliere Cesare D’Alessandro dell’Italia dei valori a cui, ad esempio, l’accusa contesta che il pasto alla taverna Colleoni dell’Angelo di Bergamo era stato consumato da due persone. In molti sono accusati, poi, di peculato: il reato che chiama in causa soprattutto le cene. Ai politici viene contestato un uso allegro della carta della Regione non per fini istituzionali ma privati. Dietro la scelta degli alberghi a cinque stelle ci sarebbero invece false autocertificazioni: secondo il regolamento, i politici non possono dormire in strutture superiori alle 4 stelle e, per salire di categoria, avrebbe prodotto false autocertificazioni. Per gli investigatori – come dunque hanno riassunto – i «componenti della giunta godono di un insindacabile autonomia e vedono sfuggire le loro condotte ai controlli. La documentazione è stata lacunosa e hanno sofferto di amnesie».

Chiodi: veleni sul voto non ci stermineranno

Il presidente lancia frecciate a Trifuoggi: c’è chi vuole commissariare la politica. E mostra il registro con le sue missioni: «Il quattro chiarirò tutto in Procura»

PESCARA Fino al 4 febbraio prossimo, giorno dell’interrogatorio in procura a Pescara, il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi (Forza Italia) continuerà a credere ancora nella «correttezza» della magistratura: «Quel giorno sarà la cartina di tornasole», dice Chiodi, indagato nell’inchiesta sulle presunte spese gonfiate della Regione con altri 24 tra assessori e consiglieri. Nella buona fede della politica, invece, Chiodi non ci crede più: gli avvisi di garanzia? «È l’inizio della campagna elettorale, ma non mi fermeranno». A Chiodi è contestato il reato di truffa per aver portato la moglie su un aereo, in business class, con un costo di quasi tremila euro a carico della Regione: «Ma sarebbe bastato chiedere per sapere chi ha pagato davvero il biglietto aereo di mia moglie per Washington. Ecco il bonifico dal mio conto corrente bancario», dice Chiodi mostrando il documento, «nessuna truffa ma un equivoco che è già stato risolto. Metterò a disposizione degli inquirenti questa fotocopia». Gli altri capi di imputazione riguardano le missioni istituzionali, da Nizza a Capri, e poi Taormina, Torino, Milano, Roma, Arezzo e Washington: «Viaggi istituzionali: ecco l’elenco delle missioni», dice Chiodi mostrando un registro della Regione e fotocopie di depliant, «del resto, è facilmente ricostruibile ciò che fa un presidente della Regione. Le altre contestazioni? Spese irrisorie, poche centinaia di euro. Il 4 febbraio prossimo chiarirò tutto». Nessun dolo, dice Chiodi, «semmai si può fare un errore compilando un modulo di rimborso». Dalla cronaca giudiziaria alla nota politica, Chiodi afferma che con gli avvisi di garanzia portati dai carabinieri «è iniziata la campagna elettorale ed è cominciata con un atto che potrebbe essere strumentalizzato a danno di una parte». Chiodi non fa nomi e cognomi ma dice che l’indagine sarà un «boomerang per qualcuno»: «Se l’obiettivo di qualcuno dovesse essere quello di farci ritirare, sappiano tutti, chiunque essi siano, che il centrodestra non si ritira: andiamo a testa alta, siamo persone perbene». Chiodi poi manda un messaggio verso L’Aquila e verso l’ultimo arrivato della giunta Cialente, l’ex procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi: «Qualcuno dice che la politica deve essere commissariata con vicesindaci che dovrebbero tutelare una parte politica, magari un domani anche vicegovernatori, noi pensiamo ancora ai cittadini. Noi non ci ritireremo, anzi, per ottenerlo dovrebbero sterminarci ma non sarà facile», sottolinea il governatore riprendendo l’affermazione della senatrice Pd Stefania Pezzopane riferita nei confronti dell’opposizione comunale dell’Aquila. Chiodi parla, poi, di un «problema Abruzzo»: «La politica serve ancora ed è chiamata a svolgere un compito diventato un lavoro. In questa fase non si possono insinuare processi capaci di destabilizzazione. Invece, questo in Abruzzo è successo spesso: in 40 anni sono stati solo 4 i governatori che hanno completato il mandato ma, poi, non sono stati rieletti». Per non «destabilizzare», suggerisce il presidente, ci vuole «prudenza, da parte dei soggetti istituzionali e dei magistrati». Scommette che chiarirà ma, dice Chiodi, «sono dispiaciuto: l’anno scorso avevo un capitolo da 50 mila euro per le spese di rappresentanza e ne ho restituiti 45 mila. Quest’anno, ne ho sempre 50 mila e ne darò indietro 47.500 euro». Il presidente del consiglio regionale Nazario Pagano (Forza Italia) parla di un «dubbio legittimo» e di «competenza enigmatica» della procura di Pescara: «Perché proprio ora, a ridosso delle elezioni, e con queste modalità? È chiaro che più di qualche perplessità è legittima e noi faremo le nostre valutazioni, a partire dall’enigmatica competenza della procura». Pagano poi ricorda le missioni per raccogliere fondi per borse di studio per gli orfani del terremoto aquilano e per la ricostruzione. «Le missioni all’estero hanno prodotto la sottoscrizione di accordi di collaborazione economica, nell’interesse delle nostre imprese. Non accetteremo di essere definiti una Regione che sperpera denaro pubblico, quando siamo riusciti a ridurre del 40 per cento i costi degli organi politici, nonché – nel mio caso – a tagliare del 70 per cento le spese di rappresentanza, rispetto al precedente ufficio di presidenza».

Gli stessi pm di Del Turco e De Fanis

I DUE MAGISTRATI

Sono i pm Giampiero Di Florio (a sinistra) e Giuseppe Bellelli i titolari dell’inchiesta sui rimborsi dei politici. I due magistrati, di lunga esperienza, si sono già occupati della Regione con l’inchiesta che ha coinvolto Del Turco e la recente in cui è finito De Fanis.

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