Nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva, ma nessuno pure è così ingenuo da ritenere che 25 avvisi di garanzia nascano da “incongruenze nella compilazione dei modelli di rimborso”, come invece sostiene qui a fianco il presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano. A meno di considerare magistrati e carabinieri alla stregua di una banda di sprovveduti, errore che noi non faremo mai. La politica deve smetterla di gridare al complotto: la responsabilità penale è personale e ognuno deve guardarsi in casa propria per dimostrare che non ha fatto la cresta sui rimborsi spese. Un’operazione di chiarezza da basare su pezze d’appoggio, tipo scontrini e fatture, oltre che su dettagliate informazione sull’identità (e la titolarità) dei personaggi ai quali sono stati offerti pasti o pernottamenti in alberghi costosi. Tutto il resto, compreso il timore che qualcuno voglia ’sterminare’ il centrodestra abruzzese, fa parte di una cultura del vittimismo che ha in Silvio Berlusconi l’interprete più longevo e coriaceo. Si può pensare quel che si vuole della Procura di Pescara. Ma non si può contestare che quello stesso ufficio in un recente passato ha perseguito con durezza il Pd, arrestando tra gli altri presidente di Regione (Del Turco) e sindaco di Pescara (D’Alfonso). Se Chiodi e Pagano sono dove sono, lo devono anche al ribaltone giudiziario del 2008. Quindi calma, rispetto e fuori le carte.