ROMA La Fiom a muso duro contro la Cgil, con una spaccatura che ora pende anche sul congresso confederale in programma a maggio a Rimini, che si preannunciava sostanzialmente unitario. Dopo la bocciatura, nel merito e nel metodo, del testo sulla rappresentanza - firmato il 10 gennaio dal segretario generale Susanna Camusso con Cisl, Uil e Confindustria e approvato la scorsa settimana dal direttivo Cgil - ieri il leader delle tute blu Maurizio Landini ha chiesto di sospenderlo: «Se non vogliamo far degenerare il congresso della Cgil, bisogna sospenderlo e fare una consultazione sugli accordi», in primis quello sulla rappresentanza, la cui firma va «ritirata in attesa che i lavoratori si pronuncino», dice Landini, parlando a Bologna davanti alla platea dei delegati Fiom dell'Emilia Romagna. Chiedendo a Camusso una «risposta immediata». Poi Landini si sposta a Riccione per il congresso di Sel, dove partecipa anche Camusso. I due siedono a poca distanza l’una dall’altro ma non si incrociano. Da lì, comunque, arriva la replica di Camusso: «Landini sa bene che questa discussione al direttivo nazionale è stata fatta: il direttivo ha deciso che il congresso continua e che nelle assemblee si discute». Interviene anche il segretario generale della Fisac-Cgil, Agostino Megale: «Basta polemiche, Landini si attenga alla decisione del direttivo, largamente maggioritaria». La questione, per la Fiom, ruota intorno al testo e al voto sulla rappresentanza: un «nuovo accordo» che giudica «sbagliato» e va «cambiato», perché introduce le sanzioni e l’arbitrato interconfederale, riducendo il ruolo delle categorie, e limita le libertà sindacali, estendendo il modello Fiat: Landini, con il mandato del Comitato centrale, aveva chiesto alla Cgil la consultazione almeno degli iscritti. Il direttivo della Cgil venerdì scorso ha approvato il testo con 95 sì.