PESCARA Solo uno sconsiderato avrebbe potuto lasciare un posto così. L’onorevole Giovanni Legnini al termine dell’ennesima estenuante «seduta spiritica» - è così che qualcuno chiama le lunghe riunioni del Partito Democratico a Roma - ha deciso di non abbandonare il governo e restare sottosegretario di Enrico Letta. «Per le nostre primarie in vista delle regionali - spiega il segretario abruzzese del Pd Silvio Paolucci - per ora c’è solo la disponibilità di Luciano D’Alfonso. Sul suo nome nessun problema dalla direzione nazionale. Entro venti giorni saranno indette le primarie di coalizione e vedremo chi sarà in campo». Come dire: Legnini spiana la strada all’ex sindaco di Pescara che, salvo imprevisti, dopo anni vede finalmente la luce per una sua candidatura nel centrosinistra a governatore d’Abruzzo. La data è già stata fissata: domenica 2 marzo. Ora per il Partito Democratico e i suoi alleati si tratta di rendere credibili queste mini elezioni, trovando avversari che possano dare battaglia a Luciano D’Alfonso, che ha già acceso i motori del suo tir a tre assi. Con tanto di palco incorporato. Eliminato dalla legge antisindaci il pezzo forte Giovanni Legnini, si apre ora una fase delicata nel Pd abruzzese e in tutta la coalizione. Come nel casereccio calciomercato, ogni giorno verranno fuori i nomi più disparati. Ed ecco spuntare fuori i primi due: la senatrice Stefania Pezzopane, che sventolando la sua bandiera neroverde dell’Aquila potrebbe infiammare la battaglia in casa democrat e Tommaso Ginoble, onorevole ormai di lungo corso, già avversario di D’Alfonso ai tempi dell’era Del Turco, quando si trattò di scegliere il primo segretario abruzzese del neonato Partito Democratico. La partita è aperta, anche se si ha la sensazione che l’ex sindaco di Pescara possa anche non avere rivali alla chiamata alle urne riservata agli iscritti e ai simpatizzanti dei partiti del centrosinistra. A quel punto, con largo anticipo rispetto al 25 maggio, data delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale abruzzese, potrebbe cominciare una lunghissima campagna elettorale con Luciano D’Alfonso da una parte, pronto a schivare eventuali bordate che potrebbero arrivargli da quel che resta dei suoi processi, e dall’altra Gianni Chiodi, candidato unico e indiscusso del centrodestra in queste ore, e anche nei prossimi mesi, alle prese con l’ultimo blitz della Procura pescarese, l’inchiesta «Rimborsopoli» che, c’è già da giurarci, sarà sempre un argomento, se non il solo, di ogni baruffa politico-elettorale. La magistratura e la politica, uno scontro continuo che ha caratterizzatoalmeno gli ultimi venti anni della vita abruzzese. Dallo scandalo Pop alle manette dell’inchiesta Sanitopoli, passando poi per l’arresto di molti sindaci e assessori regionali. Uno scontro continuo che ha influenzato quasi tutte le scelte degli elettori. Come non ricordare il dicembre di cinque anni fa: mentre Gianni Chiodi veniva eletto governatore d’Abruzzo i lampeggianti della polizia illuminavano la notte sotto casa dell’allora sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso. Da allora tanto tempo è passato, scandito da molte assoluzione e qualche condanna. Ma nemmeno il più efferverscente degli sceneggiatori avrebbe potuto immaginare che l’ex capo della Procura pescarese, quella che chiese e ottenne l’arresto di Ottaviano Del Turco e Luciano D’Alfonso, sarebbe diventato il vice sindaco dell’Aquila. E se fosse proprio Nicola Trifuoggi il candidato a sorpresa delle prossime primarie? Qui, in Abruzzo, tutto è possibile.