Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/11/2024
Visitatore n. 740.949



Data: 25/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Testa lascia. Mascia no la sfida è partita. Annunci, tatticismi e attese nel giorno della guerra dei nervi

La partita dei nervi si gioca in poco più di quattro ore, quelle che separano l’annuncio di Guerino Testa: «Mi dimetto da presidente della Provincia» (11,45) da quello di Luigi Albore Mascia: «Resto in sella» (16,00). E nei pochi metri che separano i due palazzi si consuma il primo round del match interno al centrodestra per la scelta del candidato sindaco. Ai punti sembra prevalere Mascia.
PALAZZO DEI MARMI
Guerino Testa, giacca grigia, gilet di lana, sceglie un abbigliamento informale per dire: «Da questo momento mi asterrò da ogni atto di amministrazione e parteciperò da privato cittadino a tutte le occasioni pubbliche alle quali sono stato invitato». Un filo di emozione al momento della firma e le occhiaie che tradiscono una notte di pensieri sono gli unici indizi della solennità del momento. Testa, ex enfant prodige del centrodestra, è al bivio della vita politica. Dopo due giri da consigliere comunale e un mandato alla Provincia, lascia con un’alternativa secca: una candidatura a sindaco con buone chance di riuscita o la corsa per il consiglio regionale con tutte le incognite di un’assemblea a 32 e di uno scenario tripolare che, di scandalo in scandalo, rischia di far decollare i Cinque stelle. Il primo passo, in ogni caso, è obbligato: via da palazzo dei marmi, per tenersi aperte entrambe le strade e non indisporre gli alleati con l’opzione unica per la fascia tricolore. «Se penso di avere carte da giocare? certo che sì - attacca il dimissionario snocciolando l’inevitabile bilancio. La mia amministrazione ha spalmato sul territorio 63 milioni di lavori pubblici, senza guardare al colore dei sindaci ma alle reali priorità della provincia. Abbiamo superato la tremenda prova della neve del 2012, abbiamo pagato con puntualità le imprese, 13 milioni liquidati soltanto nel 2013 e, senza parlar male di chi ci ha preceduto, abbiamo dovuto digerire anche il boccone da due milioni per il caso Barusso». Fair play d’obbligo, visto che negli ultimi mesi Testa è stato tenuto a galla con i voti decisivi del Pd e del Gruppo dei 13.
C’è l’orgoglio per la nuova sede dell’alberghiero e il rammarico per l’occasione persa della Stella maris. C’è anche un parroco che reclama soldi per la chiesa, ma questo è già passato. Si è fatto tardi e di Albore Mascia nessuna notizia. Arriva adesso - conferenza stampa nel pomeriggio, non si dimette - e non sembra una buona notizia.
PALAZZO DI CITTA’
L’annuncio di Mascia arriva pochi minuti dopo le 16: «Non mi dimetto». Molto di più di una semplice risposta alla mossa di Guerino Testa. È una chiara autocandidatura alla corsa come primo cittadino di Pescara. Accompagnato dalla giunta al completo e dal senatore abruzzese Antonio Razzi, il primo cittadino si presenta con la spilla di Forza Italia appuntata sulla giacca e con la fermezza di chi sa che un Mascia-bis è più che un’eventualità. «Ritengo che un sindaco uscente, che abbia lavorato bene e guidato bene la propria squadra, abbia il diritto di riproporre la propria candidatura e il dovere di sottoporsi ad una verifica elettorale - spiega -. La possibilità gliela deve dare il suo partito, ma soprattutto la coalizione, specie se non ha avuto un percorso tortuoso e non è stato liquidato né dalla maggioranza né dall’opposizione».
È tranquillo e deciso Mascia. Sentimenti che ha maturato durante la mattinata di ieri, quando ha disertato il consiglio comunale con tanto di giustificazione («motivi istituzionali») e atteso pazientemente la prima mossa dal palazzo di fronte. «Ho vissuto momenti difficili, ma non ho mai attraversato la strada per andare dal Prefetto a dimettermi salvo poi fare dietrofront - continuato, sottolineando che questa non è frecciata per Guerino Testa -. Voglio solo ricordare che in questi cinque anni abbiamo svolto il nostro compito con stile e sobrietà. Fare il sindaco oggi non è un test di bellezza o simpatia (frecciata inequivocabile, questa sì), ma significa conoscere le dinamiche interne e esterne dell’ente e saper fronteggiare un’opposizione nichilista, come quella che ci siamo trovati davanti». Ha ricordato quanto realizzato dalla sua amministrazione, le opere cantierate e quelle inaugurate, e le crisi affrontate, come la grande nevicata del 2012 e l’alluvione dello scorso dicembre. «Da piccolo avevo il sogno di diventare sindaco di questa città - ha concluso Mascia -. Cinque anni fa ho vinto le elezioni e, come diceva Papa Wojtyla, non si scende dalla croce. Quindi, andrò fino in fondo e non mi dimetterò. Ognuno fa le proprie scelte e io decido di precludermi qualunque altra possibilità».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it