La matematica non è un’opinione, ma non quando si parla del costo della ricostruzione post terremoto dell’Aquila. Il sindaco Massimo Cialente ha ripetuto in diverse occasioni che «quello dell’Aquila è il sisma che è costato meno», ma è davvero così? Al netto dell’importanza, delle peculiarità e anche dell’unicità del sisma aquilano, che ha colpito per la prima volta un capoluogo, sicuramente non costerà meno dei terremoti della Valle del Belice (8.801 milioni), del Molise e Puglia (1.713 milioni) e dell’Emilia Romagna, Lombardia e Veneto (9.131 milioni). Friuli Venezia Giulia (17.776 milioni) e Irpinia (49.882 milioni) sono costati di più, mentre per il sisma che interessò Marche e Umbria (12.909 milioni) è stata spesa più o meno una somma uguale, stando, almeno, ai dati ufficiali.
Perché, poi, c’è un balletto di cifre che neanche Cialente, nonostante l’impegno, è riuscito a chiarire. Anzi, lui stesso, in alcune interviste, ingarbuglia ancor di più il già guazzabuglio, nel tentativo di confutare i «numeri inventati» di qualche quotidiano, secondo i quali la ricostruzione aquilana costerà, alla fine, 18-20 miliardi di euro, schizzando in alcune previsioni verso i 60 miliardi, conquistando così la vetta della classifica dei finanziamenti statali per i principali terremoti.
«La ricostruzione del comune dell’Aquila costerà 7 miliardi e 61 milioni - scrive in una nota, con precisione al milione, invece, Cialente -. Cifra che, peraltro, ritengo potrà essere corretta al ribasso grazie a meccanismi di verifica delle schede parametriche che permettono di ottenere un risparmio che, nel caso degli edifici E, si aggira tra il 5 e l’8 per cento, rispetto a quanto inizialmente richiesto in sede di presentazione dei progetti e delle schede parametriche». La nota sullo stato di attuazione degli interventi per la ricostruzione, presentata dal ministro Carlo Trigilia al Parlamento, però, salvo confutazioni, mai da scartare a priori, vista l’aria che tira, dice cose diverse: sono stati stanziati 12 miliardi di euro: «Ai 10,5 miliardi stanziati fino al 2012, vanno aggiunti, infatti, 1,2 miliardi stanziati nel 2013 e 600 milioni stanziati nella legge di Stabilità per il 2014... sono stati spesi 6,3 miliardi, le risorse impegnate arrivano a 8,3 miliardi».
E, poi, non si sta facendo una battaglia per avere un miliardo circa all’anno fino al 2019-2020? Si ripartirà, in questo caso, dalla base di 12 miliardi stanziati e, quindi, andrebbero aggiunti almeno altri 6-7 miliardi, se ottenuti. Quanto costerà all’Italia il sisma dell’Aquila? Meno degli altri, come sostiene Cialente, o di più, come invece dicono urbanisti e quotidiani nazionali? Domande, tutto sommato, buone per un dibattito tecnico, ma ce n’è un’altra, invece, che è più interessante? La classe politica al governo della città ha dimostrato di essere in possesso delle capacità necessarie per portare avanti la ricostruzione post sisma nella legalità, celermente e senza aggravio di costi? Anche non limitandosi all’ultima inchiesta su un sistema perlomeno opaco, «le discusse questioni dell’affidamento dello smaltimento delle macerie, un affare di 50 milioni di euro, e dei Moduli abitativi removibili (Mar), entrambe naufragate dopo l’interessamento della magistratura», come ha ricordato Luca Ricciuti, lascia oggi senza una risposta certa e inequivocabile il quesito.