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Pescara, 25/11/2024
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Data: 26/01/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Politici e magistrati non ispirano fiducia. Prevalgono disillusione e scetticismo nei commenti della gente dopo l’ultima inchiesta che coinvolge gli amministratori regionali

PESCARA Stanchi, nauseati, disillusi. Assuefatti alla routine del malaffare e degli scandali giudiziari. I cittadini abruzzesi storcono il naso di fronte all’ennesima inchiesta che chiama in causa la classe politica regionale. Hanno poca fiducia in chi li rappresenta, ma sono scettici anche rispetto all’operato della magistratura. Nessuna levata di scudi o manifestazione di protesta. Sembra che la rassegnazione abbia preso il sopravvento. Nicola Giancarlo, come molti altri cittadini, punta il dito contro i politici locali. «Sono disgustato, chiunque venga indagato dimostra di avere qualche scheletro nell’armadio - osserva -. Quanto ai magistrati, se hanno aperto un’indagine non credo se la siano sognata, ma i tempi dei processi sono troppo lunghi e pesano sulle nostre tasche, sottraendo risorse alle casse pubbliche, in un momento in cui servono soldi per affrontare i problemi davvero urgenti». Giancarlo fa notare: «Non è giusto che si faccia in fretta solo quando c’è di mezzo Berlusconi, le legge deve essere uguale per tutti». Adriano Di Clerico, operaio della Sevel, è inviperito. «E’ una vergogna, un vero abuso - protesta Di Clerico - c’è chi ogni giorno lavora su tre turni, per mille e cinquecento euro al mese, mentre i politici, che già intascano stipendi d’oro, gonfiano i propri rimborsi e fanno scarichi fiscali a nostre spese». Roberto Petrella è più serafico. «Non c’è niente di inaspettato - commenta -. La politica regionale è in preda a un circolo vizioso che è in corso ormai da decenni, sono molto pessimista in merito alla possibilità di trovare una via d’uscita». Petrella, invece, si dice moderatamente fiducioso nell’operato della giustizia: «Anche in quel mondo ci sono diverse mele marce, ma bisogna pur credere in qualcosa, altrimenti siamo davvero allo sfascio. Se dovessimo renderci conto che non ci si può fidare più neanche dei giudici, significherebbe aver raggiunto il punto di non ritorno». Il pessimismo e la disillusione si cristallizzano nelle parole di Mario Pallotta. «Ormai è un sistema consolidato e i politici abruzzesi si comportano come quelli di tutte le altre regioni - rileva -. A questo punto, se mi trovassi al loro posto, molto probabilmente farei lo stesso». Sulla stessa lunghezza d’onda Fabio D’Anastasio: «I nostri rappresentanti non sono mai presenti, si fanno vedere solo sotto elezioni e ogni volta che vanno al governo fanno soltanto i propri affari». Una stoccata anche alla magistratura. «Non sempre c’è trasparenza - è l’opinione di D’Anastasio - e i tempi della giustizia sono decisamente troppo lunghi». Gabriella Costantini ha una visione ancora più radicale. «Non ho alcuna fiducia nei politici, nei magistrati e neanche nelle banche - spiega -. E quando, come nel mio caso, non riesci a credere più in alcuna istituzione, risulta difficile anche orientarsi nei singoli casi di malaffare». Ezio Iarossi soppesa le ragioni dell’accusa e quelle della difesa: «Credo che la data ravvicinata del voto sia soltanto una coincidenza, ma è pur vero che la magistratura potrebbe aver preso un abbaglio. Il problema principale, però, è a monte, perché avrebbero dovuto creare un sistema di controlli molto più rigido e serio, invece si continuano ad emanare leggi ambigue e all’acqua di rose». Annalori Cestrone sposta la riflessione su un altro piano: «Sono convinta che questi scandali siano costruiti per distrarre i cittadini dai veri problemi, c’è una precisa volontà di distogliere l’attenzione degli italiani dalle questioni più serie e complesse, che necessiterebbero di essere risolte con urgenza». Lucida e a tratti spietata l’analisi di Giuseppe Taffi, il più giovane degli intervistati. «Lamentarsi serve a poco, le persone dovrebbero vivere la propria vita nel migliore modo possibile, cercando di non arrecare danno al prossimo e senza stare a pensare a come si comportano gli altri - dice il ragazzo -. Il problema non sono tanto i politici, che sono solo il riflesso di chi li ha eletti, ma è una società che dovrebbe sforzarsi di cambiare se stessa partendo dal basso».

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