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Pescara, 25/11/2024
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Data: 26/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Renzi: «Non torno indietro di un passo». E pensa a introdurre primarie per legge. (Sondaggio filtabruzzo - Legge Elettorale: Cosa non ti convince?)

Alla vigilia di una settimana decisiva per la legge elettorale e per la tenuta dell’intesa con Berlusconi, Renzi continua il pressing. Un pressing fatto di persuasione e minacce. «Se salta l’accordo raggiunto faticosamente dopo vent’anni di chiacchiere, non fate un dispetto a me. Semplicemente si va a votare e io non ho alcuna paura...», ha mandato a dire ieri il segretario del Pd alla minoranza interna che è maggioranza in commissione Affari costituzionali. E non si tratta di un bluff. A quanto raccontano i renziani, il segretario teme «l’omologazione con la vecchia politica». Rischio che solo le elezioni in maggio, anche con la legge elettorale proporzionale uscita dalla Consulta, potrebbero sventare. Magari per poi essere lui a fare dopo il voto le larghe intese con Angelino Alfano e Mario Monti. O addirittura con il Cavaliere.
LA MEDIAZIONE

Questi però sono scenari di guerra. E forse di scissione (nel Pd). Ma in queste ore le anime democrat cercano disperatamente una mediazione. Venerdì il capogruppo Roberto Speranza e la vice Paola De Micheli hanno convinto i parlamentari della Commissione a evitare sortite solitarie. Qualsiasi proposta di modifica della bozza di legge elettorale uscita dal faccia a faccia Renzi-Berlusconi «dovrà essere dell’intero gruppo». E il segretario ha chiesto espressamente che domani, quando tornerà a riunirsi la Commissione, non vengano presentati emendamenti «che non siano frutto di un’intesa preventiva».
C’è da dire che la partita di Renzi non è semplice. In Commissione i renziani e i forzisti sono 14 su 47, dunque solo la disciplina di partito o il terrore delle elezioni anticipate possono indurre bersaniani e lettiani a non affossare l’intesa del Nazzareno. Di certo, si tratta. Trattano Lorenzo Guerini e Maria Elena Boschi per conto di Renzi. Tratta Denis Verdini in nome e per conto del Cavaliere. Partecipano alla giostra di consultazioni Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini e Mario Monti.
Ma la prima mossa verrà decisa questo pomeriggio durante una riunione tra i ventuno deputati del Pd in Commissione. La minoranza bersanian-lettiana conta su 13 parlamentari (compreso il lettiano Marco Meloni), il segretario su 7. Tutti fanno la faccia feroce, ma in realtà nessuno vuole rompere. «Tutti stanno lavorando per ridurre le distanze», garantisce il renziano Angelo Rughetti. «Troveremo una mediazione», azzarda il lettiano Francesco Sanna che segue passo passo i dossier. Così le preferenze, che sarebbero la prima scelta della minoranza (ma anche di Alfano e dei centristi), non verranno messe nero su bianco in un emendamento targato Pd. Avanza invece l’ipotesi delle “primarie per tutti”. O “primarie istituzionalizzate facoltative” sul modello già sperimentato in Toscana. Traduzione: le primarie per la scelta dei candidati alle elezioni verrebbero garantite per legge, con un format fatto di procedure, controlli e seggi (in un luogo pubblico come sedi comunali). Ma non ci sarebbe obbligo: ciascun partito deciderà se celebrarle o meno. «E’ un modello che potrebbe andare bene a Berlusconi, che resterebbe libero di scegliersi i candidati», dice Francesco Sanna, lettian-renziano, membro della Commissione. «E’ un buon punto di mediazione», confermano nell’entourage di Renzi, «ma serve il sì di tutti». Che potrebbe arrivare in cambio delle candidature multiple. In ogni caso l’eventuale via libera che non verrà dato da Guerini e Verdini, ma in un incontro (o contatto) tra Renzi e Berlusconi e poi tra Renzi e Alfano. La minoranza del Pd vorrebbe anche alzare la soglia per il premio di maggioranza al 38-40%, ma difficilmente si salirà oltre il 37% (si parte dal 35%). Bocciata pure la richiesta dei bersaniani di abbassare dall’8 al 5% lo sbarramento per i partiti che scelgono di non coalizzarsi. Dovrebbe invece scendere dal 5 al 4% lo sbarramento per i partiti in coalizione (come Sel). Sempre dopo la benedizione di R&B.
I DOSSIER PER BRUXELLES

Nel frattempo Enrico Letta, dopo la stoccata di giovedì contro le liste bloccate («auspico che i cittadini possano scegliere i candidati»), è tornato nel suo ruolo di neutralità. Il premier ha passato la giornata a mettere a punto i dossier per la trasferta di mercoledì a Bruxelles, facendo sapere di pensarla come Renzi. Vale a dire, di auspicare «un buon accordo», consapevole che dall’intesa sulla legge elettorale «dipende la vita della legislatura e dunque del governo».

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