Dal quartier generale della Cgil in viale Crispi l’hanno definita «operazione chiarezza». Chiarezza su Tercas, sul contestato commissario Sora «la cui azione- secondo il sindacato- non è stata delle più brillanti»”, sulla vendita di obbligazioni e azioni, su Bankitalia, sui premi elargiti ad personam, su compensi ed incentivi, sul personale filo «dimatteiano» che ancora oggi svolge un ruolo chiave, e chiaramente sul core business: l’occupazione.
Il segretario provinciale Alberto Di Dario denuncia la mancanza assoluta di relazioni industriali e di una voce ufficiale della banca («qui siamo isolati, non conosciamo nulla»”). «Notiamo un gruppo dirigente che lavora da solo assieme a Sora, mentre i dipendenti sono lasciati da soli». Tutto ciò alla luce degli ultimi dati che vede la nostra provincia in controtendenza con il resto della regione, facendo registrare un numero di nascite delle nuove aziende per la prima volta superiore a quello delle chiusure: «Ed è per questo che il fenomeno registrato nel terzo trimestre debba essere accompagnato da un’efficace politica del credito».
Una dura reprimenda, quella della Cgil, che anticipa l’incontro di martedì con il commissario Sora. Attacca il segretario regionale Fisac Cgil, Francesco Trivelli: «La Consob ha inviato una lettera a dieci dipendenti per una richiesta di informazione, l’organo potrebbe multarli con una sanzione pecuniaria che va dai 2.500 euro a 250 mila. Noi chiediamo che l’operazione verità si spinga verso l’alto, verso quei personaggi chiave che non potevano non sapere. Chiediamo inoltre che si faccia chiarezza sulla vendita di obbligazioni subordinate e di azioni ordinarie, sperando sempre che gli azionisti possano riavere ciò che è stato tolto». Si critica aspramente il commissario Sora e si mostrano perplessità sull’operato di Bankitalia. Oltretutto non cala giù ai sindacati che in tempi di cinghia strette fino a diventar cianotici non si faccia chiarezza sui costi della banca: «Vogliamo sapere assolutamente i compensi del direttore generale e a quanto ammontano i premi dei dirigenti». «Finora- interviene Mauro D’Ignazio di Fisac Teramo- l’unico che ha pagato è stato un dipendente che è stato licenziato: chiediamo che si revochi il provvedimento, in tutto ciò fa specie vedere i dirigenti di Di Matteo tutti al loro posto». Secondo Trivelli è stato trovato il modo per «mandare via le persone scomode: il dipendente licenziato aveva infatti ostacolato la vecchia gestione». Di Dario chiede di conoscere quanti lavoratori sono usciti da Tercas: «Cento sono già fuori con l’esodo incentivato- chiarisce- e forse altrettanti li seguiranno entro il 2020».
Tra le tante problematiche, spicca anche quella dei confidi: a parere di Trivelli uno di questi che stava lavorando con Tercas ha abbandonato Corso San Giorgio: «Perché?» si chiede preoccupato. «Ciò significa che un pezzo del territorio non verrà coperto?».