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Data: 26/01/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Cgil, attacco a Sora: sono rimasti tutti gli uomini di Di Matteo «E’ vero che ai dirigenti sono stati dati dei premi ad personam? Vogliamo delle risposte»

Il sindacato critica il commissario di Bankitalia anche per la scarsa chiarezza sui costi della banca

TERAMO «Dopo due anni di commissariamento siamo convinti che l’attività di questo commissario non sia delle più brillanti». E’ una presa di posizione molto decisa, e molto pesante, quella manifestata ieri, in una conferenza stampa, dalla Cgil nei confronti del commissario di Banca Tercas Riccardo Sora. A pronunciare queste parole è Francesco Trivelli, segretario regionale della Fisac, il sindacato dei bancari della Cgil. E il principale addebito che viene mosso al commissario è il seguente: tutti i dirigenti che occupavano i ruoli chiave della banca all’epoca dell’ex direttore generale Antonio Di Matteo sono rimasti al loro posto. Paga uno solo. Come è stato possibile tutto questo, si chiedono i sindacalisti? E’ pensabile che il “cattivo” sia stato il solo Di Matteo mentre chi gli stava intorno, anche con incarichi di grande responsabilità, non abbia avuto alcun ruolo nella dissennata politica creditizia voluta dall’ex direttore generale? «E’ impensabile che una sola persona, per quanto potente, possa avere gestito tutte quelle operazioni», osserva Mauro D’Ignazio, segretario provinciale della Fisac, «ma la banca non ha preso alcun provvedimento cautelativo nei confronti dei dirigenti, tutti sono rimasti la loro posto. L’unico che sembra aver pagato in questa vicenda è un dipendente, un quadro direttivo licenziato in base alla legge Fornero». Un licenziamento giustificato da motivi economici, quindi, ma i sindacalisti fanno sapere che quel dipendente – del quale è stato chiesto invano il reintegro – era uno dei pochi che aveva osato criticare certe scelte dei vertici del banca che gli apparivano pericolose e incongruenti. I premi ad personam. «Noi vogliamo chiarezza», interviene Trivelli, «vorremmo sapere quali costi ha questa banca, quanto costa il direttore generale, quanto costa il management. Ci è arrivata notizia che sono stati dati dei premi ai dirigenti: abbiamo chiesto una risposta ufficiale, ma non ci è stata data. Sono stati pagati questi premi? E a quanto ammontano?». Domande che ovviamente sono rivolte al commissario Sora, al quale il segretario regionale della Fisac Cgil non risparmia un’altra critica: «Il compito di un commissario è quello di valutare i numeri in modo asettico, ma mi pare che non sempre è stato così. Abbiamo molte perplessità sul suo operato». Perplessità e critiche che saranno espresse in un incontro tra i sindacati e Sora in programma martedì. Il caso Confidi. La Tercas-Caripe, principale gruppo creditizio in Abruzzo ha sempre lavorato con i Confidi, le società che forniscono garanzie a chi chiede un finanziamento bancario. «In Abruzzo operano due grossi Confidi», dice ancora Trivelli, «il Mutualcredito e l’Intercredit, che hanno sempre operato con la Tercas e con Caripe. Sappiamo però che da qualche tempo uno dei due non sta più lavorando con la Tercas-Caripe: perché? I confidi sono importanti per il territorio e la Tercas deve spiegarci perché non lavora più con uno di questi due». L’escluso sarebbe il Mutualcredito, società con sede a Pescara che aveva rapporti soprattutto con la Caripe, mentre l’Intercredit – sorto dalla fusone di tre precedenti cooperative di confidi teramane – ha sede a Teramo. C’è solo questa distinzione geografica (o geopolitica) alla base di questa presunta discriminazione di uno dei due Confidi, c’è un fatto economico, una valutazione commerciale o c’è dell’altro? Anche questo sarà chiesto a Sora nell’incontro di martedì prossimo. La ripresa legata alla banca. «Riteniamo che possiamo uscire dalle difficoltà economiche a Teramo solo se c’è una ripresa del credito». E’ l’opinione espressa da Alberto Di Dario, segretario provinciale della Cgil di Teramo, che ha partecipato a sua volta alla conferenza stampa sul caso Tercas. «La crisi a Teramo non si ferma, siamo ancora in caduta – oltre 9 milioni le ore di cassa integrazione in provincia – ma c’è anche un dato positivo: a differenza di altre province abruzzesi c’è ancora un certo dinamismo, le aziende che aprono sono di più di quelle che chiudono. Ora c’è bisogno del credito per rafforzare questo processo e la Tercas deve tornare a giocare un ruolo importante nel territorio a sostegno dell’economia. Noi siamo convinti che potrà tornare a farlo».

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