il secondo fascicolo L’inchiesta sulle spese extra dei gruppi consiliari non sarà chiusa prima delle elezioni per evitare polemiche
PESCARA Un mese di tempo per impacchettare l’inchiesta sui rimborsi e spedirla - in caso di richiesta di rinvio a giudizio - sul binario diretto all’ufficio del giudice per l’udienza preliminare, che la prenderà in considerazione non prima dell’inizio della prossima estate. Non solo, ma l’inchiesta bis, quella sulle spese dei gruppi consiliari tuttora aperta, supererà anch’essa la boa delle elezioni e non costituirà quindi una sgradita sorpresa preelettorale. Tempi brevissimi. Al pericolo di “destabilizzazione della politica” e di “veleni sul voto” denunciato dal governatore Gianni Chiodi all’arrivo dell’avviso di garanzia che ha coinvolto 25 amministratori regionali, la risposta degli inquirenti è una stretta sui tempi, per “congelare” le accuse che sopravviveranno e rinviare il confronto processuale sul filone rimborsi a nuova giunta insediata. Gli interrogatori degli indagati già fissati per il 4 e 12 febbraio serviranno per limare i capi d’imputazione o per spedirli in archivio. Toccherà ai politici - finiti sott’inchiesta per reati che a vario titolo vanno dal peculato alla truffa al falso – dimostrare, carte alla mano, di non aver abusato della carta di credito della Regione. Nel mirino della procura, 80 mila euro extra rimborsati dallo Stato ma non dovuti, per viaggi, cene e hotel dov’erano presenti anche altre persone. Gli avvisi. Una volta esauriti gli interrogatori, i magistrati tireranno le somme e tra fine febbraio e i primi di marzo provvederanno a preparare gli avvisi di conclusione delle indagini, prodromici alla richiesta di processo. Di fatto, l’inchiesta sarà conclusa in quel momento. Alla notifica degli atti, ciascun politico avrà ulteriori 20 giorni di tempo per chiedere di essere sentito di nuovo o per produrre memorie, documenti o testimonianze a difesa. Un tentativo, generalmente vano, per far cambiare idea ai pm e smantellare le ipotesi di reato. Poi, con la formalizzazione delle accuse attraverso la richiesta di rinvio a giudizio, i politici indagati diventeranno ufficialmente imputati e in questa veste arriverà al voto chi di loro si candiderà. La partita giudiziaria resterà sospesa fino a elezioni avvenute, così da evitare nuove strumentalizzazioni. I due tronconi. L’obiettivo dei pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio era, in realtà, di chiudere l’inchiesta all’inizio dell’autunno scorso, ma i tempi dell’indagine si sono allungati perché i carabinieri hanno avuto necessità di effettuare ulteriori riscontri. A quel punto, i magistrati hanno deciso di spezzare in due tronconi quella che inizialmente era un’unica mega inchiesta sui rimborsi e sollecitato l’informativa almeno sui rimborsi alla Regione. Il documento finale. L’atto conclusivo, la summa dell’indagine dei carabinieri, è stato depositato in procura il 7 gennaio. Il tempo di tirare giù gli avvisi a comparire e l’inchiesta è diventata di dominio pubblico, mentre quella parallela sui gruppi consiliari continua a procedere sotto traccia e non procurerà sviluppi prima del voto. Il fascicolo sui rimborsi è nato nel settembre del 2012. I militari hanno recuperato, a ritroso fino al 2009, tutte le spese oggetto di rendiconto dei politici regionali nel corso delle loro missioni. Questo significa che la documentazione relativa al 2013 non è stata acquisita. Se a Chiodi vengono contestati, in tutto, 24 mila euro, per il presidente del consiglio regionale Nazario Pagano la cifra contestata oscilla tra i 10 e i 15 mila. Dal 4 febbraio gli interrogatori, bivio tra il processo che sarà e le archiviazioni.