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Data: 27/01/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi pronto al «perdono», lealisti di Forza Italia in subbuglio. Torna o non torna la De Girolamo in Forza Italia?

BARI Torna o non torna la De Girolamo in Forza Italia? Una nota del partito azzurro, ieri, esclude questo ritorno. Ma il tam tam continua: Francesca Pascale sta riportando Nunzia alla corte del Cavaliere, ora che è uscita dal governo? Il tormentone è cominciato e presumibilmente non basterà la smentita dei forzisti per farlo fermare. E poi c’è il fatto che Berlusconi, il magnanimo, forse riammetterebbe Nunzia, ma ciò scatenerebbe una rivolta nel suo partito. Già assai agitato per tante altre cose. Ma ieri sera è arrivato il video-messaggio del leader per il Ventennale: «Il 2014 sarà il nostro nuovo 1994 e torneremo a vincere per noi, per i nostri figli, per la nostra Italia». Così parla Berlusconi. E ancora, su Renzi: «Abbiamo forse trovato qualcuno con il quale pare sia possibile lavorare insieme sulla strada delle riforme, in primis sulla legge elettorale che consentirà ad un partito, che avrà la maggioranza dei voti, di governare». E nel giorno dell’addio di Nunzia De Girolamo al governo Letta, cambia anche toni sui cugini del Nuovo Centrodestra. «Siamo consapevoli della nostra forza, abbiamo avuto in questi ultimi anni delle emorragie, alcune dolorose come quella di Alfano». Parla al popolo azzurro, il Cavaliere, che invece ha scelto di boicottare in pieno la manifestazione organizzata da Raffaele Fitto a Bari. Non ha partecipato, non ha mandato né un videomessaggio né ha telefonato come aveva fatto sabato ai giovani forzisti di Napoli e nella serata di ieri a un’iniziativa di Jole Santelli a Cosenza.
LE CELEBRAZIONI

Annullata da settimane la kermesse nazionale prevista a Roma, quella organizzata da Fitto al Palatour di Bitritto era la più importante manifestazione della giornata, iscritta nell’agenda di Forza Italia come «grande manifestazione regionale - orgoglio e progetto azzurro». E l’ex governatore pugliese ha fatto di tutto perché riuscisse bene, compattando i suoi sostenitori e amministratori locali che in 3.000 hanno raggiunto il palazzetto e un migliaio è rimasto al vento gelido del piazzale antistante, a seguirla davanti ai maxischermi. Se fino a una settimana fa era data per certa la presenza del Cavaliere, poi si è parlato di un videomessaggio e infine di una telefonata, alla fine non c’è stato nulla. L’ex premier non ha gradito l’opposizione al rinnovamento che gli sta facendo il suo ex enfant prodige, che all’indomani dell’inaspettato successo ottenuto dal Pdl alle politiche (e particolarmente in Puglia) era dato come nuovo segretario del partito. Invece, dopo aver vinto la battaglia contro Angelino Alfano è rimasto emarginato. Soltanto due settimane fa poi, ha fatto ulteriormente arrabbiare il Cavaliere con un’intervista in cui sparava sulla prevista nomina di Giovanni Toti a coordinatore del partito chiedendo a Berlusconi di non umiliare chi è stato sempre con lui. Da allora sembra che i rapporti tra i due si sono gelati.
L’APPELLO

Fitto, che puntava molto su questa manifestazione per fare pace, dal palco ha detto: «Caro presidente, noi vogliamo lanciarti questo messaggio, la lealtà impone di esserti sempre vicini, la lealtà comporta di dire ciò che pensiamo, la lealtà vuol dire che con te vogliamo portare avanti un progetto per il futuro di questo paese ma tu devi ascoltarci questo nostro impegno e insieme con noi devi cercate di guardare al futuro». Dopo aver garantito di non essere interessato agli incarichi, «è una gara di cui non abbiamo bisogno», e aver ricordato i marò boccati in India e lo spirito dell’armonia di Pinuccio Tatarella, Fitto se l’è presa con Alfano che ha contribuito a spingere fuori dal partito ma che ora, secondo rumors, sarebbe in riavvicinamento a Berlusconi. Parlando della nuova legge elettorale e delle modifiche che chiede il vicepremier, Fitto ha caricato la platea dicendo che «come molti di voi sanno, ho una certa dimestichezza con le preferenze, quindi certamente non mi spaventano. Però è molto singolare che si parli di preferenze da parte di chi le preferenze non le ha mai viste in vita sua».
IL FATTORE TOTI

Il nome di Toti, che a causa del muro di Fitto è stato dimezzato nella sua carica iniziale, non è mai saltato fatto nel discorso dell’ex ministro. Solo alla fine, dopo il bagno di folla tra i suoi sostenitori, fermandosi con i giornalisti, il leader dei lealisti ha corretto la sua posizione, spiegando di non aver mai detto a Berlusconi di non nominare gli esterni ma che «nominare esclusivamente gente dall'esterno, mortificherebbe e umilierebbe una classe dirigente che ha una forza e competenza cresciute molto in questi anni».

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