La notizia giunge all’improvviso, alla vigilia di una giornata delicatissima per l'approvazione della legge elettorale. Nunzia De Girolamo si dimette da ministro delle Politiche agricole. Lascia e accusa. “L'ho deciso per la mia dignità” afferma, “la voglio salvaguardare a qualunque costo”, perché “vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico”.
C'è la gestione della sanità sannita e una storia di registrazioni rubate, fatta di presunte pressioni esercitate sul direttore generale dell'Asl di Benevento e anche un interessamento per la gestione del bar di famiglia dentro un ospedale privato, nella spy story di provincia che coinvolge Nunzia De Girolamo, che sbatte la porta e lancia accuse. Si era difesa in Parlamento dalle interrogazioni parlamentari, ma aveva ancora davanti a sè da superare una mozione di sfiducia. Non si è sentita tutelata all’interno dell’esecutivo, e il riferimento indiretto è al vice premier Angelino Alfano. “Non posso restare in un Governo che non ha difeso la mia onorabilità”.
Le dimissioni aprono un problema nel Governo, che potrebbe vedersi costretto ad accelerare sul fronte del rimpasto, annunciato ma ancora ieri rinviato da Enrico Letta al confronto interno alla maggioranza. Aprono una breccia soprattutto all’interno del Nuovo Centrodestra, che perde un ministro, ma registra anche altri malumori al suo interno. Gaetano Quagliariello, in un’intervista all’Avvenire, lascia chiaramente intendere che il percorso parlamentare della legge elettorale è un momento decisivo per la sua permanenza al Governo. Il ministro delle Riforme considera “un disastro per l’Italia” l’eventuale affondamento dell’Italicum e osserva il deterioramento del quadro politico, a cui non hanno contribuito le divergenze fra Matteo Renzi ed Enrico Letta. Ancora oggi, secondo quanto si apprende da ambienti vicini al ministro, Quagliariello starebbe meditando sul suo futuro dentro il Nuovo Centrodestra e considera il passaggio della legge elettorale un punto dirimente.
Per Alfano si prospetta una situazione delicatissima. Aumentano i mal di pancia e le posizioni espresse da Ncd sulla legge elettorale non sembrano fare breccia nell’accordo Renzi-Berlusconi. Alfano promette battaglia sulle preferenze, Schifani paventa addirittura la via di un referendum abrogativo, ma ricevono una porta in faccia sia da Forza Italia – “ci sono le liste corte, non c’è spazio” dice Denis Verdini – sia dal Pd, che sulla rinuncia alle preferenze ha costruito l’accordo con Berlusconi. “Perché fare torto agli italiani e tenersi la parte peggiore del Porcellum? Non capisco proprio, è inspiegabile” dice Alfano e come lui diversi giuristi, fra cui Stefano Rodotà, che segnalano che l’Italicum ha vizi ancora peggiori del Porcellum sul premio di maggioranza, sulle preferenze e sulle soglie di sbarramento.
Alfano deve quindi ora cercare di portare a casa un risultato sulla legge elettorale. L’Italicum così com’è sarebbe una disfatta totale per il Nuovo Centrodestra, che vedrebbe messa a repentaglio la sua stessa esistenza. Un Alfano più debole è però un problema anche per Letta, che con Ncd vuole ricostruire le basi del Governo con Impegno 2014. Non basterà sostituire Nunzia De Girolamo con un altro “alfaniano” per riprendere la rotta giusta.