ROMA La legge elettorale e le modifiche al testo in discussione alla commissione Affari costituzionali della Camera creano tensioni tra e negli schieramenti. Il Pd riunisce i suoi rappresentanti in commissione, dove i deputati bersaniani sono più numerosi dei renziani. Posizioni contrapposte, sintesi difficile sui possibili emendamenti. La conclusione è che i parlamentari del Pd presenteranno oggi diverse proposte di modifica. Si tratterà di «un pacchetto di ipotesi alternative» riguardanti soglia del premio, sbarramenti, preferenze, su cui, però, sottolinea la renziana Elena Boschi, responsabile Riforme del Pd, «sarà indispensabile un accordo con le altre forze politiche».
Sul fronte Ncd-FI è invece Angelino Alfano ad alzare i toni della polemica con la vecchia casa madre, fermamente attesta sul niet alle preferenze. Il vicepremier sostiene che «quella delle preferenze per Forza Italia è diventata materia teologica ed è impossibile discuterne. «Per noi - dice il leader del Nuovo centrodestra - l’obiettivo è che l’elettore possa scegliere il deputato e, proprio perché stiamo superando il Porcellum, mi chiedo perché fare torto agli italiani e tenersi la parte peggiore di quella legge elettorale. Chiedo a FI di non fare questo torto agli italiani». Il vicepremier, sottolineando che quella dei listini «è la parte più odiosa» della legge, annuncia emendamenti a favore della «libertà di scelta dei cittadini dei propri rappresentanti». Parlando a una manifestazione dell’Ncd a Teramo, Alfano ne ha anche per il Pd, chiedendo un chiarimento sul rapporto che lo lega al governo Letta: «Il premier è espressione del Pd, se il Pd sostiene Letta il governo a avanti, in caso contrario no. Decidano cosa fare, il Paese non può pagare le liti interne al Pd. Noi proporremo ai Democratici un contratto di governo per l’emergenza lavoro. E dal 2015 si potrà tornare a votare».
MINACCIA DI ELEZIONI
Scadenzario già noto, quello del ministro dell’Interno, ma che non sembra coincidere con quello esposto da Renato Brunetta intervistato da Lucia Annunziata a ”In mezz’ora“. Parlando della riforma elettorale, il capogruppo di FI afferma, infatti, che «se si fa la legge, si va a votare: quando si carica una pistola, poi si spara».
L’eventualità, questa, che allarma non poco il Pd, il cui capogruppo in commissione Affari costituzionali, Emanuele Fiano, sostiene che le parole di Brunetta «contraddicono in modo eclatante la base dell’accordo sulle riforme in cui rientra anche il piano per il Senato e il Titolo V». Di qui la richiesta a FI, fatta propria anche dal portavoce della segretaria dem, Lorenzo Guerini, di chiarire «se intende andare avanti sul progetto di riforma o se sfilarsi». A frenare, su questo terreno, è il coordinatore di FI Denis Verdini che, dopo una riunione con Brunetta sulle possibili modifiche all’Italicum, taglia corto sull’ipotesi di elezioni che seguano a breve il varo della legge sul nuovo sistema di voto: «Non è argomento in discussione. Stiamo invece lavorando per mettere a punto gli emendamenti di FI».
Quanto a possibili modifiche, una proposta viene da un’autorevole tribuna: quella del presidente del Senato che auspica l’innalzamento della soglia per il premio di maggioranza al 40%. Mentre sulle preferenze Grasso non si pronuncia, dal momento che una scelta in questo senso avrebbe insieme «aspetti positivi e negativi».