Incontro tra il leader Pd e Verdini, aperture sui collegi e sulle 'parlamentarie' facoltative dei partiti, ma è giallo sulla disponibilità ad alzare la soglia per il premio di maggioranza, prima annunciata e poi smentita. I democratici: "Quella modifica per noi è fondamentale". Il sindaco di Firenze 'blinda' la trattativa d'intesa con la minoranza. Forse oggi nuovo faccia a faccia con Berlusconi. Letta ottimista, ma rischia di slittare l'approdo della riforma in Aula
ROMA - Sulla legge elettorale la prima apertura di Forza Italia è durata il tempo di una smentita, mentre Renzi ha ottenuto dai deputati Pd il ritiro degli emendamenti extra-accordo in Commissione e il partito di Berlusconi ha annunciato un emendamento con la clausola salva-Lega.
Oggi c'è stato a Roma un faccia a faccia tra Matteo Renzi e Denis Verdini il quale avrebbe dichiarato la disponibilità di Forza Italia a discutere dell'innalzamento dal 35 al 38 per cento della soglia per accedere al premio di maggioranza. Verdini avrebbe invece ribadito il no all'ipotesi di portare dal 5 al 4 per cento la soglia di sbarramento per i partiti piccoli.
La trattativa è aperta, dunque, ma si muove sul filo di equilibri molto precari. Appena le agenzie di stampa hanno battuto la notizia dell'apertura sulla soglia del 38 per cento, infatti, dai falchi di Forza Italia sono partite le smentite. Prima Daniela Santanchè poi Renato Brunetta hanno definito tale possibilità di modifica destituita di ogni fondamento e a ruota lo stesso Verdini ha diffuso una nota "chiarificatrice": "In relazione ad alcune ricostruzioni giornalistiche, preciso che è destituita di fondamento ogni ipotesi di accordo diverso da quello stipulato fra il presidente Silvio Berlusconi e il segretario del Pd, Matteo Renzi. Sono quindi false - ha dichiarato Verdini - le notizie circa una modifica al rialzo della soglia del 35 per cento per assegnare già al primo turno il premio di maggioranza".
A questo punto, riferiscono fonti di FI, l'impasse, potrebbe richiedere un nuovo incontro tra Renzi e Berlusconi nella giornata di domani. Dal Pd nessuna conferma.
Non solo, Forza Italia ha annunciato un possibile slittamento dell'approdo in Aula della riforma, previsto per il 29 gennaio, attribuendone la responsabilità ai "problemi del Pd". La decisione dell'eventuale rinvio sarà oggetto della conferenza dei capigruppo in programma domani.
L'apertura invece era stata confermata da Renzi nell'incontro con i membri pd della commissione Affari costituzionali. Anche sulla delega al governo per la definizione dei collegi, avrebbe spiegato Renzi, la trattativa con Forza Italia, che chiede resti materia parlamentare, sarebbe ancora aperta. Quanto all'idea delle primarie per la scelta dei candidati parlamentari, subito bocciata da FI, Renzi avrebbe chiesto di mantenere l'emendamento, ma di trasformare la consultazione da obbligatoria a facoltativa per i partiti.
Alla luce di questo scenario, il segretario democratico ha quindi chiesto e ottenuto dai commissari del suo partito un ritiro 'tecnico' (che lascia aperta la porta a modifiche in Aula) di tutti gli emendamenti (32 su 35) relativi a proposte estranee all'accordo Renzi-Berlusconi. La minoranza ha accettato perché, spiega il bersaniano Alfredo D'Attore, "così si può andare avanti per migliorare la legge", ma la decisione è stata "molto difficile" e il confronto molto teso.
"Il Pd deve presentarsi unito nelle trattative sulla legge elettorale", ha spiegato Renzi. Il partito non può offrire alle altre forze politiche l'alibi delle sue spaccature, è stato il senso dell'intervento del segretario, e solo mostrandosi unito si capirà se sono gli altri a voler far saltare tutto e a non volere la legge elettorale. Dunque "vi chiedo formalmente il ritiro degli emendamenti in commissione perché altrimenti salta l'accordo", ha chiarito. Una sorta di aut aut insomma che ha provocato reazioni anche piuttosto decise finché Gianni Cuperlo ha preso la parola e ha dato il suo sofferto via libera alla linea del segretario.
Tutto ciò prima che arrivasse la smentita di Verdini a sparigliare nuovamente il gioco e a lasciare il leader del Pd nell'imbarazzo. "E' la posizione di Forza Italia, vedremo", si è limitata a commentare Maria Elena Boschi, responsabile riforme Pd: "Noi confermiamo la nostra posizione su quel punto e manteniamo l'emendamento" (per alzare la soglia del 35 per cento).
E più tardi il portavoce della segreteria del Pd, Lorenzo Guerini, ha diffuso una nota in cui, riferendosi allo stesso aspetto della legge elettorale, ribadisce questa posizione: "Verdini sa bene che quelle modifiche per noi sono fondamentali".
Mentre Verdini incontrava Renzi, intanto, in commissione i deputati azzurri tornavano però alla carica con un emendamento che ripropone la cosiddetta clausola 'salva-Lega', una sorta di deroga 'territoriale' alla soglia del 5% come quella proposta dal Carroccio con un proprio emendamento. In sostanza, viene spiegato, "potranno entrare in Parlamento quei partiti che, pur non avendo superato la soglia del 5%, hanno tuttavia ottenuto una media di almeno il 7% dei voti in sette circoscrizioni". Quasi una fotocopia l'emendamento forzista, nel quale compaiono le sette circoscrizioni ma in questo caso la percentuale richiesta sale all'8%.
L'ottimismo di Letta. In mattinata Renzi era nuovamente intervenuto sulla riforma elettorale, spiegando che "l'accordo è complicato ma possibile". Il segretario Pd aveva precisato che "lo 0,5% non può far saltare accordo" e che se si affossano le riforme "salta la legislatura". Eventualità che il premier Enrico Letta è convinto possa essere scongiurata, trovandosi per una volta in sintonia con l'amico-rivale: "Sono fiducioso del fatto che l'iniziativa che i partiti principali hanno deciso di assumere, in particolare il mio partito, per una nuova legge elettorale possa arrivare a un risultato positivo che rafforza il governo". "Conto - ha aggiunto Letta al termine del vertice Italia-Spagna - che queste due scelte che sostengo, la nuova legge elettorale e la fine del bicameralismo perfetto, rendano l'Italia più forte" in Europa.
Franchi tiratori? Ci mettano la faccia. Più tardi a "Piazza Pulita" su La7 Matteo Renzi ha ribadito: "Franchi tiratori? Può darsi che ci siano, però io faccio le cose mettendoci la faccia. Adesso se qualcuno di nascosto vuol fare il furbo, è un problema di credibilità sua, non mia".
Il segretario pd ha anche bacchettato i costituzionalisti che criticano la sua proposta: "Loro propongono una legge elettorale che non abbia il premio di maggioranza, vogliono le preferenze con i collegi grandi, e poi dicono no alle soglie di sbarramento. Ora, bisogna che qualcuno dica a questi signori che una legge del genere c'era già: è la legge elettorale della prima repubblica, che gli italiani non volevano perché consegnava un governo sostanzialmente ingovernabile", ha detto. E ha aggiunto: "Questi costituzionalisti sono quasi tutti di ideologia molto spinta sulla sinistra radicale". Sostenendo il percorso della riforma, Renzi ha ribadito: "Il testo base è già stato approvato e le modifiche spero siano il più condivise possibile: non è pensabile che per lo 0,5% salti l'accordo", ma chi dice che la legge presentata è come il Porcellum, attacca Renzi, "vive sulla luna". "Se si affossa questa possibilità di riforme - ha detto - diventa davvero delicato immaginare uno spazio di speranza per questa legislatura".
In totale 318 emendamenti. Complessivamente, prima del ritiro di una parte di quelli targati Pd, gli emendamenti alla legge elettorale erano 318. Una sessantina sono quelli presentati dal Movimento 5 Stelle, circa 30 sulla parte riguardante la Camera e un'altra trentina sul Senato.
Gli emendamenti Ncd. Insiste nelle sue richieste il Ncd che ha depositato oggi 11 emendamenti. Tra questi uno per la modifica del sistema di soglie di sbarramento, chiedendo l'intervento solo sulla soglia del 12 per cento, da portare all'8. Altri emendamenti sono relativi alle preferenze, tra cui anche una norma che introdurrebbe un sistema misto collegi-preferenze. Ncd chiede anche di eliminare il divieto delle pluricandidature.
Grillo invoca Napolitano. Più che il contenuto delle modifiche, sono le parole di Beppe Grillo a fotografare il punto di vista del M5S sull'Italicum. "Sparare sulla legge elettorale Pregiudicatellum di Renzie e Berlusconi è come sparare sul pianista in uno spaghetti western - ha scritto sul suo blog - Ha più buchi costituzionali dei trafori alpini e di uno scolapasta. E' la replica peggiorata del Porcellum. Lo sanno tutti, compresi coloro che l'hanno proposta su suggerimento di Verdini. Ora però la commedia deve finire. Qualcuno (c'è qualcuno al Quirinale?) deve far capire a chi non è capace di intendere e di volere che non si può ripresentare una legge con le stesse porcherie del Porcellum senza preferenze e con un premio di maggioranza abnorme".