I carabinieri hanno setacciato cento tra alberghi e ristoranti alla ricerca di ricevute e ospiti negli hotel
PESCARA Per un anno sei carabinieri del Nucleo investigativo di Pescara hanno battuto tutte le regioni d’Italia, eccetto la Sicilia e la Valle D’Aosta, raccogliendo le testimonianze di un centinaio tra albergatori e ristoratori: qual è il prezzo fisso per un pasto? Chi e quante persone hanno dormito in hotel? C’è chi si è lasciato andare a battute – non verbalizzate – “queste cose le fanno solo i politici”, chi ha guardato i militari con diffidenza ma in generale, da parte dei testimoni dei banchetti degli amministratori, è arrivata una piena collaborazione. Tra i più virtuosi? I titolari del ristorante al Vecchio porco di Milano che avrebbero ricavato per i militari il numero esatto dei coperti alla tavola del presidente della Regione Gianni Chiodi: cinque posti per 227 euro a spese, sostiene l’accusa, della Regione. Il primo episodio: Castiglione pranza a Roma. L’inchiesta sui presunti rimborsi indebiti che ha messo sotto accusa mezza Regione, a partire dal presidente Chiodi, è esplosa pochi giorni fa ma affonda addirittura al 2012, quando i pm di Pescara Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli sono al lavoro su un fascicolo che servirà da volano: prima per l’inchiesta sulle spese degli gruppi, che sta correndo ancora sotto traccia e, da qui, a quella sulle missioni che invece è emersa con la notifica di 25 avvisi di garanzia a 9 assessori e mezzo consiglio regionale. Il primo episodio contestato risale al marzo 2009, riguarda il vice presidente della giunta Alfredo Castiglione e un pasto da 90 euro al ristorante l’Angoletto in piazza Rondandini dove Castiglione avrebbe chiesto il rimborso, dice l’accusa, non solo per lui. E’ da qui che è scattata l’inchiesta e l’ipotesi di reato del peculato, quella che accomuna tanti amministratori finiti sotto inchiesta accusati, a vario titolo, anche di truffa e falso: per aver pagato, dicono i pm, con la carta di credito della Regione le cene per più persone e per aver soggiornato in alberghi a cinque stelle ospitando – a spese della Regione, dice l’accusa – familiari e non. L’inchiesta, così, ha preso anche una piega più intima, andando a scavare anche nelle vite private degli indagati. «Bene, ora cominciamo con le querele», ha scritto su Facebook il presidente Chiodi dopo l’articolo sul Fatto quotidiano. Caccia agli scontrini e minacce di querele. E’ a Chiodi che la procura contesta la cifra più alta, circa 24 mila euro di presunti rimborsi indebiti, seguito dai circa 15 mila euro del presidente del consiglio Nazario Pagano. Ed era stato il presidente, la scorsa settimana, a inaugurare l’esibizione delle ricevute mostrando il bonifico da 2.800 euro con cui avrebbe pagato il volo in business class della moglie a Washington, un’ insolita esibizione di documenti che sta coinvolgendo anche gli altri indagati. C’è chi sta passando al setaccio le carte per presentarsi con le ricevute alla mano all’interrogatorio e chi, come Castiglione, ha riassunto la sua situazione in una lunga nota su Facebook: «In 5 anni, ho utilizzato la carta di credito della Regione circa 30 volte per pranzi e cene per un totale di 7.700 euro: un utilizzo basso perché quando si partecipa a meeting non c’è tempo per fermarsi a mangiare». Anche l’assessore Mauro Febbo si sta preparando al confronto con i pm annunciando: «Chiarirò tutto all’interrogatorio».