“Tutto è perduto, fuorché l’onore” scrisseil re Francesco I di Francia alla madre Luisa di Savoia la sera della disfatta di Pavia (1525). In Abruzzo, invece, è proprio l’onore ad essere stato perduto e nella maniera più infamante: l’avere infangato la dignità delle Istituzioni, l’avere colpito per l’ennesima volta la reputazione della politica e il valore morale, nonché il merito, di coloro che hanno ricevuto l’investitura a rappresentare il popolo. Chiodi e la sua maggioranza hanno perso il diritto alla stima e al rispetto che si devono a coloro che governano.
Soggiorni termali a spese nostre. Aragoste a spese nostre. Ristorante “Al Vecchio Porco” a spese nostre. Camere extralusso a spese nostre. Un turbine di donne sempre a spese nostre. Il solo Gianni Chiodi ha effettuato 185 missioni istituzionali dal 2009 al 2012, in pratica una media di una missione per ogni settimana del suo mandato.
Nemmeno Enrico Letta, nemmeno Obama, nemmeno Berlusconi avrebbero potuto fare altrettanto. Se fosse rientrato un euro per ogni chilometro percorso da questi maratoneti del viaggio istituzionale, gli abruzzesi sarebbero tutti ricchi. E invece la triste verità è scritta nelle parole di due grandi scrittori.
1) Raymond Radiguet, immortale autore del romanzo “Il diavolo in corpo”, incide una frase all’inizio dell’opera che entra nella carne come una palla di fucile:“E chi mi vuol male immagini pure ciò che fu la guerra per tanti ragazzi allora giovanissimi: quattro anni di grandi vacanze”. Il riferimento candidamente cinico è alla prima guerra mondiale la quale, per i giovanissimi adolescenti non chiamati alle armi, si rivela il contesto/pretesto per la relazione adulterina del giovane protagonista con una altrettanto giovane moglie di un soldato al fronte. Radiguet scandaglia gli impulsi e le contraddizioni dell’adolescenza di fronte al sesso, ai sentimenti e alle responsabilità dell’età adulta.
Il parallelo con la classe dirigente della Regione Abruzzo è evidente: la vittoria immatura alle elezioni del dicembre 2008 (dovuta all’inatteso arresto dell’allora governatore Del Turco) ha portato molti avventurieri nelle stanze del comando, laddove hanno pensato bene di godersi questi cinque anni di vacanza, alla faccia dei cittadini che sono al fronte a combattere per il lavoro, per la salute, per non morire di fame.
Solo uno di essi aveva capito la gravità della situazione: Giandonato Morra. Gli altri hanno goduto – chi più chi meno – le proprie posizioni di privilegio, viaggiando, mangiando, spendendo e spandendo come meglio hanno potuto, fregandosene della sofferenza che attanaglia la popolazione. Per loro si è trattato di “cinque anni di grandi vacanze”.
2) Roberto Saviano, nel primo capitolo del libro “Zero Zero Zero” (capitolo intitolato “La lezione”), descrive il discorso tenuto da un vecchio boss calabrese a New York per educare giovani criminali. L’uomo spiega che cos’è un capo e come si comanda: “La differenza fra un uomo qualunque e un uomo d’onore è che l’uomo d’onore sa sempre cosa accade, l’uomo qualunque viene inculato dal caso, dalla sfortuna, dall’idiozia. Gli capitano cose. L’uomo d’onore invece sa che quelle cose accadono e prevede quando. Tutti vogliono potere, pussy e money. L’Onorata Società sa che puoi avere potere e dinero, ma sa che l’uomo che sa rinunciare a tutto è quello che decide della vita di tutti. Senza cocaina non sei nessuno. Con la cocaina puoi essere come vuoi. Se tiri però cocaina ti fotti con la tue mani (…) Ma ricordati una cosa: in Messico, dove puoi fare quello che vuoi, drogarti, scoparti bambine, salire su una macchina e correre forte quanto ti pare, comanda veramente solo chi ha regole. Se fate stronzate non avete onore e se non avete onore non avete potere. Siete come tutti”.
Morale: chi comanda deve saper rinunciare a tutto per avere l’autorevolezza necessaria; chi gestisce il potere non deve essere schiavo di nessun vizio; chi gestisce il traffico di cocaina non deve mai farne uso; chi fa soldi non deve mai diventarne schiavo; chi ama la gnocca non deve mai sacrificarle il cervello e la reputazione; chi non osserva regole ferree – che sono al di sopra della legge penale – non ha onore e senza onore non può comandare.
Esattamente quanto è successo a questa pessima classe dirigente: schiavi di potere, pussy e money; incapaci di pagarsi i vizi con i propri lauti stipendi; sfruttatori della povera gente alla quale spillavano rimborsi che – a prescindere dalle responsabilità penali – avrebbero potuto anche essere leciti, ma restano moralmente infami.
Per essere rispettati occorre portare rispetto, e Chiodi e i suoi accoliti (tranne Morra) non lo hanno mai fatto. Non hanno dato il buon esempio quando c’era da stringere la cinghia insieme ai cittadini amministrati, e per questo hanno perso l’onore e non meritano più di comandare. “Sono uomini qualunque che sono stati inculati dal caso, dalla sfortuna, dall’idiozia. Gli sono capitate cose”.