AVEZZANO «Fa più paura una condanna a trent’anni di pendolarismo sulla ferrovia Avezzano-Roma che una pena equivalente in carcere». Questo il paradosso con cui comincia lo sfogo di quattro pendolari, da decenni alla ricerca del treno dei desideri. Esasperati dai recenti avvenimenti, l’esplosione della sottostazione elettrica di Avezzano e l’incontro-farsa col ministro Lupi, si abbandonano ad una più che legittima sfuriata nei confronti di Trenitalia, Rfi ma soprattutto verso una classe politica giudicata bugiarda, di scarso spessore e incapace di mantenere gli impegni. Daniele Luciani, Giovanni Rubeo, Vincenzo Giovagnorio, Domenico Marinucci, rispettivamente da 30, 36, 12 e 25 anni in balìa delle angherie loro riservate da una linea ferroviaria dimenticata e malandata, destinata a subire ancora chissà quanti altri imprevedibili rovesci, parlano con la disperazione nel cuore. Con loro Italo Taccone primo portavoce dei pendolari marsicani. Non parlano per sé stessi ma a nome di un migliaio di compagni di sventura che giornalmente da tutta la Marsica raggiungono Roma per lavoro o studio. Coincidenze saltate, corse soppresse, ritardi, trasbordi. Un groviglio di disservizi che si pagano con permessi non retribuiti a saldo delle mancate prestazioni. La linea interrotta tra Avezzano e Tivoli, carrozze scomode e sporche, illustrano un quadro terzomondista. E dal primo febbraio, ciliegina sulla torta, aumenta l’abbonamento. Cornuti e mazziati. «Col caos in atto - denuncia Daniele Luciani - il minimo che si possa richiedere a Trenitalia è lo slittamento della validità a febbraio dell’abbonamento pagato a gennaio». Tre ore all’andata, se va bene, tre ore al ritorno. Sei ore per scarsi 200 km. Come trascorrere, senza interruzione, in un anno, due mesi in treno. Giovanni Rubeo, decano dei pendolari: «Resto basìto di fronte a tanto scempio. Fortunatamente mi avvicino alla pensione e così finirà il mio calvario». Stupiscono l’indifferenza e le vane promesse delle istituzioni su problemi tanto essenziali per la regione. «Nella riunione col ministro Lupi - spiega Vincenzo Giovagnorio - avevamo sperato in una definitiva soluzione. Non avremmo mai immaginato che anche un ministro tradisse le nostre, pur minime attese». Sulla Pescara-Roma sono state fatte dalla politica una miriade di promesse. Ad esse non è mai seguito un solo fatto. «Passo oltre 14 ore fuori casa. Mi alzo alle 2,45 e torno a casa alle 19. La maggior parte del tempo - dice Domenico Marinucci dipendente dell’aeroporto di Fiumicino - la trascorro su bus e treni. Il problema è il tempo di percorrenza. In 25 anni s’è allungato di 30/40 minuti». Infine Italo Taccone, ex pendolare, ex sindaco di Celano, padre di pendolare e portavoce del primo comitato: «Capimmo che il problema era la percorrenza e portammo una soluzione per ridurla a 50 minuti. Ci mostrò interesse solo l’ex sottosegretario Sospiri. Tutto è rimasto uguale. Anzi, peggio. La Marsica, così, rischia di morire di arretratezza». Ma la buona notizia c’è. Il trasformatore di Avezzano, bruciato da un fulmine, è stato sostituito da Enel ed Rfi che assicurano per oggi il ritorno alla normalità. Si fa per dire.