ROMA Bancomat obbligatorio solo da giugno 2015. Commercianti e professionisti avranno un anno e mezzo di tempo in più prima di dover accettare per legge il pagamento con la moneta elettronica. È una delle novità contenute nel pacchetto di emendamenti al decreto legge “milleproroghe” approvato ieri pomeriggio in commissione Affari costituzionali al Senato e che da oggi sarà al voto dell’aula di Palazzo Madama. Fra le altre novità anche il rinvio chiesto e, al momento, ottenuto dalla Lega della maxi-tassazione al 58,5% delle sigarette elettroniche. La misura è però in bilico perché entro oggi occorrerà trovare una nuova copertura. I 150 milioni necessari non potranno arrivare dall’aumento della tassazione delle rendite finanziarie “spot”, quelle concluse entro 48 ore e dunque considerate le regine della speculazione, che secondo la proposta del Carroccio dovrebbe arrivare al 27%. Ipotesi che però incassa non solo il no di Forza Italia («un grave errore, l’Aula deve rimediare», dice l’azzurro Pierantonio Zanettin) ma anche dubbi nella maggioranza e che dunque sarà rivista. Nonostante l’altolà del Quirinale rispetto all’eterogeneità dei provvedimenti, il decreto legge “milleproroghe” è per sua natura un treno sul quale salgono le misure più disparate. E così si va dagli accrediti della sanità ai collaboratori dei ministri, alle norme antincendi alla depurazione dell’acqua in Puglia passando per la mozzarella. Fra le novità infatti i senatori hanno approvato il rinvio al prossimo ottobre degli accrediti provvisori di tutte le strutture sanitarie e socio-sanitarie private, nonché degli stabilimenti termali. Misura che piace soprattutto al Nuovo centrodestra: «Una buona notizia», commentano infatti Giuseppe Esposito e Raffaele Calabrò. Via libera anche a una stretta per i produttori di mozzarella: i senatori hanno stabilito che l’obbligo di produrla in stabilimenti ad hoc scatterà dal prossimo luglio e non dal 2015 come previsto dal governo. Saltano infine anche le norme sui collaboratori dei ministri: i regolamenti di organizzazione dei ministeri (previsti dal cosiddetto dl sulla spending review con l’obiettivo di ridurre le dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni) non potranno modificare quanto stabilito dagli uffici di diretta collaborazione dei titolari dei dicasteri.