In un secondo momento le retribuzioni potrebbero
essere legate all’inflazione, una specie di scala mobile
NEW YORK Bidelli, lavapiatti, camerieri e muratori oggi saranno molto grati a Barack Obama. Il presidente ha deciso di compiere un'azione unilaterale e di aumentare il salario minimo dei lavoratori delle aziende che stipuleranno contratti con lo Stato federale. Le società che concorreranno ad appalti pubblici dovranno dare ai propri lavoratori 10 dollari e 10 centesimi all'ora invece che il salario minimo di 7 dollari e 25.
Era questo il punto principale che il presidente Obama aveva promesso di difendere nel suo discorso sullo stato dell’Unione. E lo ha fatto: «Voglio rovesciare la tendenza attuale: basta con le disuguaglianze», ha affermato. Ma non era l'unico. Obama, infatti, voleva imporre una svolta alla propria azione di governo. L'azione sul salario ad esempio dovrebbe accompagnarsi ad altre iniziative volte ad aiutare le classi indifese, a «dare loro più opportunità». Dunque aveva in programma anche decreti per l'apertura di corsi di riqualificazione professionale, per la creazione di un programma di risparmi esenti da tasse per quei lavoratori che non abbiano la pensione assicurata, e per progetti che aiutino i cosiddetti long term unemployed chi è disoccupato da così lungo tempo che non viene più considerato impiegabile.
LA STRATEGIA
Si tratta di decreti esecutivi di portata non vasta, e tuttavia essi segnano da parte del presidente una precisa volontà di aggirare il Congresso, con il quale ha avuto finora relazioni a dir poco fallimentari. E di certo all'opposizione non piace che Obama scelga questa strada: gli stessi repubblicani che hanno ostacolato quasi tutte le sue proposte accusandolo di essere un estremista, ora lamentano che non voglia negoziare e che si comporti in modo imperiale. E tuttavia il presidente è consapevole che sul tema dei salari l'opinione pubblica americana è con lui. Difatti se la sua popolarità si aggira intorno al 44-46 per cento, le percentuali di coloro che vogliono l'aumento del salario minimo toccano quota 63 per cento. Proprio contando su questi numeri, il presidente chiede che il Congresso agisca per portare a 10 dollari e 10 centesimi il salario minimo di tutti i lavoratori. Non solo: chiede anche che esso venga in legato al tasso di inflazione, in una specie di scala mobile all'italiana. Obama sente che nel Paese c'è voglia di maggiore eguaglianza. Ma sa anche che nell'animo degli americani l'eguaglianza bisogna meritarsela, e per questo non parla di «diritti», ma di «opportunità». In questi ultimi mesi l'economia ha ricominciato a marciare, ma troppi lavoratori rimangono indietro, proprio perché pagati poco o perché ingiustamente non assunti. E quel che lo Stato deve fare, insiste, sollecitando i legislatori, è di far sì che «a tutti siano date le stesse opportunità».
Solo nei primi due anni della sua presidenza Obama è riuscito a negoziare con successo con Camera e Senato. Ma dalle elezioni di metà mandato del 2010 l'opposizione repubblicana alla Camera è stata quasi insormontabile, come hanno provato gli innumerevoli scontri, non solo su temi economici. Nel discorso dell'anno scorso ad esempio, Obama chiese che il salario minimo venisse portato a 9 dollari: la legge è ancora ferma al livello di commissioni. Aveva chiesto anche - sull'onda del massacro dei bambini della scuola elementare del Connecticut - l'adozione di controlli severi per chi voglia comprare armi: quella legge è stata bocciata. Ora Obama prova ad agire unilateralmente. Ma ricordiamoci la risposta che lui stesso ha dato a un elettore che gli chiedeva di farlo più spesso e in modo più incisivo: «Non ci sono scorciatoie in politica, non ci sono scorciatoie nella Democrazia: abbiamo una Costituzione, e la separazione dei poteri, che devo rispettare».