ABRUZZO. Il caso è scoppiato ieri e scorre tutto sulle pagine della cronaca nazionale.
Le inchieste sulla pubblica amministrazione abruzzese virano da un po’ di tempo sempre sul rosso ‘passione’ e vedono protagoniste le amanti dei potenti, sdoganate per via giudiziaria.
Nelle settimane scorse è stata la volta dell’assessore Luigi De Fanis: tra le accuse di concussione e peculato è spuntata fuori anche la relazione amorosa con la segretaria Lucia Zingariello, anche lei arrestata, che si è trasformata nella grande accusatrice quando davanti ai pm ha rivelato: «Gigi voleva uccidere sua moglie».
Oltre le accuse di corruzione e concussione si aprono scenari diversi non sempre penalmente rilevanti che sconfinano nel profondo dela vita dei pubblici amministratori.
Adesso è la volta del presidente Gianni Chiodi, indagato nell’ambito della Rimborsopoli abruzzese. Ieri il Fatto quotidiano ha ricostruito uno dei soggiorni che la procura contesta al Governatore nella notte del 15 marzo 2011. Il presidente (al quale i magistrati contestano spese per un totale di 25 mila euro) dormì all’albergo Del Sole, a Roma, vicino al Pantheon, stanza 114, in compagnia di una donna che non era sua moglie e che due mesi dopo vedrà preferito il suo curriculum a quello di altre 22 concorrenti e otterrà così un incarico pubblico quadriennale alle Pari Opportunità regionali, «con tanto di nomina del ministero del Lavoro».
Secondo il Fatto la nomina «avviene proprio su indicazione della giunta regionale guidata da Chiodi» perché la commissione regionale istituita decide di "rimettere" proprio alla giunta il compito di individuare i designati.
La squadra del presidente si sarebbe dunque ritrovata a scegliere, dice il Fatto, «due nomi su una rosa di 12 candidati. E tra loro c'è proprio la donna che, pochi giorni prima, ha dormito nella stessa stanza con il governatore. Il 16 maggio - due mesi dopo quella notte trascorsa in albergo - la giunta, con una delibera, designa la signora per il ruolo indicato.
Ieri Chiodi ha commentato laconicamente l’articolo del quotidiano di Padellaro annunciando, via Facebook, querele.
La vicenda in questo caso sarebbe anche penalmente rilevante per via dell'incarico pubblico poi affidato alla donna che potrebbe configurare ipotesi di abuso.
Oggi però è proprio il governatore Chiodi a ricostruire cosa è accaduto in quei mesi, dalle pagine del Corriere della Sera, e a differenza del presidente francesce Hollande decide di raccontare anche le questioni private alla stampa: «È stato un errore. Ho già parlato con mia moglie Daniela e con la più grande delle mie tre figlie, Eleonora, che ha 22 anni e studia a Roma. Ci ho già parlato e ci riparlerò, confido nella loro comprensione e alla fine, malgrado tutto, spero di tenere unita almeno la mia famiglia. Poi, dopo l’incontro che avrò coi magistrati, parlerò chiaro anche ai cittadini...».
Ma la questione, come è evidente, non è la debolezza privata di un uomo, perché in ballo viene tirata anche l’ipotesi che poi quella ragazza sia stata favorita e assunta in Regione.
Ma su questo caso Chiodi respinge tutte le accuse, anzi racconta proprio tutta un’altra storia: «Ho fatto un errore, lo ripeto, una cosa che è finita lì, ma ora provo pure una grande amarezza», dice al Corriere della Sera. «Perché qui mi si vuol far passare per uno che ha fatto la cresta alle spese, che ha chiesto rimborsi che non gli spettavano e che si è approfittato in tutti i modi del suo ruolo pubblico, del suo potere. Ebbene, io qui lo posso dire, senza tema di smentite, che quello di cui si parla non era un concorso pubblico e che quella persona, che oggi prende 200 euro al mese per il suo incarico, 200 euro ho detto, io non l’ho mai favorita. Il suo curriculum, piuttosto, fu valutato da una commissione regionale di cui facevano parte pure i sindacati, dico la Cgil, capito?, cioè voi immaginate che io possa andare dalla Cgil a chiedere di favorire una persona...»
MACELLERIA MEDIATICA
«E nemmeno lei - continua il Governatore - la donna che ha dormito con me nella stanza 114 e che per rispetto adesso vorrei tenere fuori, mi ha mai chiesto niente, mai un aiuto, una protezione...». Una relazione personale, di tre anni fa, sottolineo, che diventa pura macelleria, ecco quello che mi amareggia: famiglie massacrate, carriere esposte al pubblico ludibrio. Il presidente, infine, ricorda di aver costruito tutta la sua vita politica «sulla base della correttezza, del rigore dell'attenzione ai conti, combattendo con lobby potentissime e antichissime per risanare la sanita'. Il 25 maggio in Abruzzo si vota ed e' chiaro che qualcuno mi vuole far fuori. Ma non s'illudano i miei nemici, saranno gli elettori a dirmi, quel giorno, se dovro' andar via». «E, come Gandhi, ora provo a ballare sotto la pioggia».
LE AMICHE DI PAGANO
Sempre Il Fatto Quotidiano ha rivelato, nei giorni scorsi, che l'assessore Nazario Pagano (Forza Italia), presidente del Consiglio regionale, ha ospitato nelle sue camere d'albergo - pagando con soldi pubblici - quattro donne tra i 35 e i 45 anni. Anche Pagano è indagato dalla procura di Pescara per falso, truffa e peculato, ma il Fatto ha scoperto un dettaglio in più.
Una delle donne ospitate da Pagano, qualche anno dopo, ha ricostruito Il Fatto, è entrata in affari con la Regione Abruzzo, prestando il proprio lavoro, «come dimostra una fattura del Consiglio regionale, datata 21 dicembre 2012, per l'importo di 943 euro. Soldi liquidati, con delibera del Consiglio regionale, il 6 febbraio 2013. Non intendiamo dubitare delle qualità e delle competenze delle due signore».