Non mi fido di Gianni Chiodi. L’ho detto e ripetuto in tutte le salse dal 2004 ad oggi compreso, perché uno che mente a sua moglie e ai suoi figli non può avere scrupolo alcuno a mentire (come ha sempre fatto del resto) ai cittadini e ai suoi elettori. È una questione di credibilità.
Chiodi ha avuto tanto culo nella sua carriera politica (proprio culo, non semplice fortuna), intanto perché – dopo aver perso sonoramente nel 1999 di fronte ad uno Sperandio che oggi appare un gigante – nel 2004 fu miracolato dal centrosinistra che decise scientemente di perdere al Comune di Teramo ritirando in corsa la candidatura di Carlo Antonetti e lanciando troppo tardi un Befacchia che avrebbe pure vinto se alti dirigenti del PD non avessero fatto campagna elettorale a favore di Chiodi (avete capito bene). Infine, il miracolo dell’arresto di Del Turco e la scelta estetica di Chiodi ad opera del più grande mandrillo dell’era moderna: Berlusconi. Dal nulla al comando di una Regione con prospettive di alti incarichi ministeriali. Ma poi il destino presenta il conto, e se non hai le carte in regola paghi tutta la repentina (e immeritatissima) ascesa nello schianto della discesa.
Chiodi si è confessato al Corriere della Sera, ammettendo la scappatella, ma più che il peccato è l’uomo che ci rappresenta che ci fa vergognare per la sua miseria. Leggetelo: “in Abruzzo si vota ed è chiaro che qualcuno mi vuole far fuori”. No Gianni, ti sei fatto fuori da solo, e non per questioni di sesso, bensì per il tuo contegno da amministratore pubblico.
Uno che è e resta sotto ricatto per aver compiuto una scappatella (una?), avrebbe dovuto usare il buon senso di evitare di nominare, con delibera della giunta da lui stesso presieduta, una donna con la quale si intrattengono rapporti di intima amicizia in un ruolo istituzionale di rilievo e di vasta rappresentanza, anche se quella professionista se lo fosse meritato all’esito di una analisi oggettiva di esperienze e curriculum, per evidenti ragioni di opportunità.
Uno che è e resta sotto ricatto per aver compiuto una scappatella (una?), dovrebbe sapere che chi commette errori così preoccupanti, addirittura mettendo a repentaglio l’integrità della sua famiglia che – lo dice lo stesso Chiodi – il governatore vorrebbe a tutti i costi tenere ancora unita, dovrebbe usare il raziocinio ed evitare di imbarcarsi in una competizione elettorale che lo vede partire zoppo per il prolasso di credibilità che questa storia (ed eventuali altre che dovessero venire fuori) gli ha procurato.
Ma Chiodi insiste e si fa ancora più male: “la donna che ha dormito con me nella stanza 114 non mi ha mai chiesto niente, mai un aiuto, una protezione”. Presidente, ma lei è così ingenuo da credere che le frotte di donne che si affollano davanti alla sua porta lo facciano per il suo irresistibile fascino? Non ha mai pensato che anche la signora della camera 114 potrebbe avere finto un sentimento che molto probabilmente non provava o magari non avrebbe mai provato se lei fosse stato un cittadino qualunque e non il governatore?
Poi Chiodi tenta una reazione: “Una relazione personale, di tre anni fa, sottolineo, che diventa pura macelleria”. Di nuovo no, Chiodi, la macelleria l’hai fatta tu con tua moglie e con i tuoi figli, non sapevi forse che in tutto il mondo chi comanda ha gli occhi di tutti puntati addosso? Non potevi tutelarti prendendo due camere separate e pagando di tasca tua? Ti credevi intoccabile?
Ma quello che mi fa incazzare e mi indigna è la litania del buon amministratore: “Ho costruito tutta la mia vita politica sulla base della correttezza, del rigore, dell’attenzione ai conti Ho dovuto combattere con lobby potentissime… Uno stress tremendo. Una responsabilità enorme e un’assoluta solitudine nelle scelte che sicuramente pesò in quei giorni. Ma non mi posso fermare, ho un ruolo da svolgere. E, come Gandhi, ora provo a ballare sotto la pioggia”.
Non ci provare. Non provare neanche per scherzo a giustificare le tue leggerezze con la fatica e le responsabilità del ruolo. Tolta la questione sessuale e tolta pure quella della serietà e credibilità del personaggio (ormai irrimediabilmente compromesso), la verità è che tu sei stato politicamente un incapace, al pari della tua Giunta e di chi ti ha coadiuvato, e questo si evince senza tema di smentita da tutti i dati economici abruzzesi (disoccupazione alle stelle, fallimenti record, fondi inutilizzati, sprechi enormi, ammortizzatori sociali a valanga, industria abbandonata, ambiente e turismo disintegrati, tasse esplose, servizi scadenti, mobilità passiva enorme, tutte le associazioni di categoria inviperite contro la tua gestione, ecc., ecc.).
Pur tuttavia, Chiodi ha quantomeno chiarito che il “Modello Teramo” non è mai esistito, quello che si era creato era solo il “Bordello Teramo” (perché non è certo l’unico a trascorrere notti brave fra i componenti della sua maggioranza). Ora comprendo come mai il governatore e i suoi amichetti siano rientrati in Forza Italia: per la condivisione profonda con il leader del partito dell’importanza di una vita sessuale extraconiugale.
Chiodi ci ha già procurato tanti guai in 15 anni, guai ai quali si aggiunge la figuraccia interplanetaria che ci ha fatto fare adesso sui media nazionali e internazionali (mai i quotidiani ci avevano umiliato come in questi giorni), faccia un gesto di amore per Teramo e per l’Abruzzo: si ritiri dalla vita pubblica.