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Pescara, 25/11/2024
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Data: 30/01/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Bar Camplone chiude licenziati 18 dipendenti. La crisi colpisce anche lo storico locale di piazza Primo maggio La Cgil: subito un vertice. Confcommercio: insensibilità degli amministratori

PESCARA La chiusura i titolari l'hanno già comunicata ai sindacati con una lettera. E così le “ferie” annunciate dai vetri oscurati del Bar Camplone in piazza Primo maggio sembrano proprio a tempo indeterminato, e il finale ha un sapore molto più amaro che lo stop per un periodo di vacanza. La Cgil ha ricevuto una lettera a mezzo fax, il 24 gennaio scorso. A leggerlo è stato il segretario della Filcams, Luca Ondifero, preoccupato per il destino dei 18 dipendenti dello storico bar di Pescara. «Ho ricevuto la missiva che per legge viene inviata ogni volta che viene avviata una procedura di licenziamento collettivo, come in questo caso», dice il sindacalista. «In sostanza, la società ci ha annunciato la cessazione definitiva dell'attività, cosa che implica il licenziamento dei 18 lavoratori impiegati nel bar. Per il momento, nessuno dei lavoratori si è ancora rivolto a noi, ma è chiaro che questo è un problema del quale il sindacato dovrà farsi carico. Che ne sarà dei dipendenti? Come verranno ricollocati?» . Pescara perde così uno storico punto di ritrovo del centro, tappa irrinunciabile del passeggio sul lungomare. Ferie in blocco come quelle di questi giorni, per il locale non si erano mai viste. Quanto alle motivazioni, tutto farebbe supporre che, anche questa volta, la causa è della crisi, dei fatturati in calo, delle spese in aumento. «Non si cancella così un pezzo di memoria di città», dice ancora il sindacalista della Cgil, «convocheremo subito un “tavolo” istituzionale per capire meglio quello che accadrà, se qualcuno sia interessato a subentrare nella gestione per continuare l'attività oppure no, e sull'eventuale ma doveroso reintegro dei dipendenti». La procedura nei casi di licenziamento collettivo (cioè quello che coinvolge aziende con più di 15 dipendenti, che ne licenzino più di 5) prevede 45 giorni di trattativa sindacale e poi la trattativa istituzionale. Già ieri, però, una richiesta di incontro è arrivata dal sindacato al settore Lavoro della Provincia di Pescara, come confermano fonti interne all'ente. Anche la Confcommercio interviene sulla chiusura dello storico bar. Il presidente della Confcommercio Pescara, Ezio Ardizzi, dice di aver cercato a lungo i titolari dell'attività Osvaldo Martellucci e Rinaldo Camplone per chiedere spiegazioni, ma sembra non sia riuscito a raggiungerli. «E' una notizia che mi colpisce profondamente», dice il presidente di Confcommercio, «sia come pescarese che come profondo conoscitore delle vicende del Bar Camplone». Ardizzi era, infatti, titolare del vicino Bar Cacique prima della fusione delle due attività, negli anni Novanta. «E’ l'ennesima attività storica di Pescara che scompare», dice Ardizzi, «che spegne le sue insegne, condannata a morte dall'incapacità e insensibilità degli amministratori cittadini e regionali che hanno mortificato con scelte scellerate la vocazione commerciale della nostra città. E’ gravissimo quando un'attività commerciale si trova costretta a valutare l'ipotesi della chiusura quando fino a pochi anni fa brulicava di persone che facevano la fila per un aperitivo o per un cono gelato». Anche il presidente di Confcommercio si preoccupa del personale: «A mia memoria, il Bar Camplone occupava nel periodo invernale da 18 a 20 persone, e nel periodo estivo da 40 a 45 persone oltre ai titolari; chi li aiuterà adesso a trovare un posto di lavoro? Pescara è diventata una città inaccessibile, una città dormitorio al servizio solo di qualche residente ma incapace di invogliare qualcuno a visitarla». L'ultima battuta Ardizzi la riserva al Il progetto di riqualificazione di corso Vittorio dal quale, secondo lui, dipenderà la chiusura di altre attività: «E' l'ennesimo passo di questa assurda strategia di dissuadere chicchessia dal venire a Pescara, l'ennesimo passo verso altre chiusure di attività commerciali, verso altre insegne che si spengono, verso altre perdite di posti di lavoro, verso una Pescara più povera e triste».

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