ROMA C’è voluta quasi l’intera giornata per disinnescare la mina parlamentare che rischiava di far deflagare il pasticcio finale sull’Imu. Il decreto con il quale il governo ha abolito la seconda rata della vecchia tassa sulla casa, è stato approvato in extremis, solo quattro ore prima della sua decadenza. Per la prima volta nella storia repubblicana, il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha dovuto attivare la «ghigliottina», il meccanismo che assegna la possibilità a chi occupa lo scranno più alto di Montecitorio di dichiarare il voto finale su un decreto in un qualsiasi momento a prescindere dalla fase della discussione nel quale si trova. Fino ad oggi la «ghigliottina» non era mai stata usata, perché era sempre bastata la semplice minaccia per far cessare l’ostruzionismo delle opposizioni. Questa volta, invece, se la Boldrini non l’avesse attivata, il decreto su Imu e Banca d’Italia sarebbe decaduto e i contribuenti sarebbero stati costretti a pagare la seconda rata della tassa. Alle otto di ieri sera erano ancora iscritti a parlare 164 deputati. Anche con i tempi contingentati ci sarebbero volute ore. L’ostruzionismo più duro è stato quello del Movimento Cinque Stelle, che ha provato ad imporre una separazione dei destini delle norme sull’Imu da quelle sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, pure contenute nel testo del provvedimento. Proprio contro la rivalutazione a 7,5 miliardi del capitale di via Nazionale e sui nuovi criteri per il possesso delle «azioni» dell’istituto centrale da parte delle banche azioniste, si sono levate le accuse di favoritismo al sistema creditizio italiano da parte dei pentastellati. Accuse rimandate al mittente dal Tesoro che in una nota ha spiegato che per le banche non c’è nessun regalo. Dopo la decisione della Boldrini di utilizzare la «ghigliottina», i deputati del M5S hanno protestato cercando di occupare l’aula. Ma il decreto è stato ugualmente approvato.
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Sul fronte della seconda rata dell’Imu, a questo punto, la partita per i contribuenti è definitivamente chiusa. Il versamento di dicembre che non è stato effettuato non tornerà. L’unico prelievo sulla casa per il 2013 resta, dunque, il pagamento fatto lo scorso 24 gennaio per la cosiddetta mini-Imu, la quota di 440 milioni di euro che il decreto del governo appena approvato non era riuscito a coprire.
I cittadini adesso, dovranno fare i conti con le nuove imposte sulla casa. La Tasi, innanzitutto, che per le prime abitazioni prenderà il posto della vecchia Imu con un’aliquota che potrà oscillare a seconda delle scelte dei Comuni tra il 2,5 e il 3,3 per mille. Sulle seconde case, invece, resterà l’Imu, ma l’aliquota massima potrà arrivare fino all’11,4 per mille dall’attuale 10,6 per mille. Gli aumenti delle aliquote sono frutto della possibilità data dal governo ai sindaci di poter ritoccare le aliquote di una percentuale tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille per poter concedere delle detrazioni sulla prima casa. Detrazioni che, secondo i calcoli, saranno mediamente di 75 euro.