LANCIANO Nessun tentativo di omicidio. Le parole pronunciate dall’ex assessore regionale Luigi De Fanis, che avrebbe manifestato all’ex segretaria, Lucia Zingariello, l’intenzione di avvelenare la moglie Rosanna Ranieri, sarebbero state soltanto uno scherzo, una smargiassata, una boutade per dimostrare a quella che a quel tempo era anche la sua amante, di essere disposto a tutto pur di preservare la relazione. «Ero pazzo di lei, innamorato perso». È quanto emerso dall’interrogatorio che si è tenuto ieri, a Lanciano, nell’ambito del fascicolo aperto dalla Procura frentana, a stralcio dell’inchiesta pescarese che il 12 novembre scorso portò agli arresti di De Fanis e Zingariello e di due dipendenti della Regione, con le accuse di concussione, truffa e peculato. Nei giorni scorsi era stata la stessa moglie dell’ex assessore a smentire le circostanze del tentato omicidio e ieri i protagonisti del triangolo si sono ritrovati a pochi metri di distanza, negli uffici della Procura lancianese. Il pubblico ministero Rosaria Vecchi li ha ascoltati separatamente, ognuno per un paio d’ore e infine ha disposto un confronto tra De Fanis e Zingariello, che nel pomeriggio, per pochi minuti, sono tornati a guardarsi negli occhi. È la prima volta che accade dopo gli arresti. In un primo momento sembrava che anche la moglie di De Fanis, Rosanna Ranieri, dovesse partecipare al confronto, ma la pm Vecchi ha preferito risparmiarle un imbarazzante faccia a faccia con l’ex amante del marito. De Fanis, nel corso dell’interrogatorio, avrebbe confermato il contenuto del colloquio riferito dalla sua ex segretaria, specificando di non avere mai realmente pensato di uccidere la moglie, ma di aver pronunciato quelle parole soltanto perché invaghito di quella che era la sua amante. La stessa Zingariello avrebbe spiegato di non aver mai creduto alle parole dell’ex assessore. L’inchiesta, a questo punto, sembra incanalarsi verso l’archiviazione. La giornata di ieri ha riservato emozioni forti ai protagonisti della vicenda. De Fanis e la moglie, prima dell’interrogatorio, hanno ostentato sicurezza e serenità, proiettando un’immagine di compattezza familiare: la coppia è entrata in Procura alle dieci in punto, dall’ingresso principale, dopo aver percorso una cinquantina di metri a piedi, accompagnata dalla figlia Valeria e dagli avvocati Cerulli e Frattura. «Il mio assistito si è discolpato, negando ogni addebito – ha sottolineato Cerulli – Marx diceva che a volte la tragedia si tramuta in farsa, per fortuna questa volta la farsa non si è tramutata in tragedia». Un modo per rimarcare come una vicenda, dagli accenti grotteschi, sia destinata a risolversi in una bolla di sapone. Approccio e stati d’animo diametralmente opposti per Lucia Zingariello, che è arrivata in tribunale a metà mattinata e ha raggiunto gli uffici della pm Vecchi da un ingresso secondario. Al termine dell’interrogatorio ha lasciato la Procura incappucciata, in gran segreto e protetta dal personale della Procura. Il suo legale, Umberto Del Re riferisce di una donna fortemente provata e preoccupata esclusivamente di tutelare la privacy della figlia di otto anni. «Parliamo di una persona che non può più uscire di casa, finita sotto i riflettori non tanto per i capi d’accusa, ma per il suo privato – mette in rilievo Del Re – In questi giorni ha ricevuto sostanziose offerte economiche per book fotografici, servizi in esclusiva e partecipazioni televisive, ma il suo unico pensiero è rivolto alla bambina».