I Cinquestelle all’attacco di Boldrini e Napolitano, ora rischiano
sanzioni pesanti. Querela delle donne pd contro le offese sessuali
ROMA Nel day after del filibustering, il Movimento 5 Stelle ha fatto detonare il minacciato impeachement contro il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Il gruppo del Senato ha «formalmente depositato in entrambi i rami del Parlamento la denuncia per la messa in stato d’accusa» dell’inquilino del Colle. Contemporaneamente, a Montecitorio si riproponeva il tentativo di paralizzare l’attività parlamentare, anche attraverso lo scontro fisico. Sin dalle prime ore della mattina, quando la commissione Affari costituzionali si apprestava a continuare il lavoro d’istruttoria dell’Italicum, è partita l’offensiva pentastellata per occupare le sedi istituzionali: non sono bastati i commessi della Camera a bloccare l’accesso ai movimentisti che non facevano parte della commissione, come disposto dal presidente forzista Francesco Sisto, a evitare un nuovo scontro. A forza di urla e spintoni i grillini hanno impedito l’uscita a chi era dentro, e l’ingresso a chi non era ancora arrivato. Risultato: la commissione è riuscita a votare soltanto il testo base della legge elettorale, tra le proteste del M5S che non si rendeva conto di aver salvato l’Italicum da qualsiasi manovra dilatoria e, contemporaneamente, compattato il Partito democratico che ha serrato i ranghi contro «l’attacco alla democrazia» del Movimento 5 Stelle, come dichiarato poco dopo dal capogruppo Roberto Speranza.
LE TENSIONI
Una dinamica con strascichi pesanti, che ha visto i dem Lele Fiano e Nico Stumpo venire quasi alle mani con i colleghi dell’opposizione, come poco dopo lo stesso Sisto, accusato di non aver proceduto al conteggio formale dei voti a favore e contro. «La votazione è stata assolutamente regolare», ha replicato il presidente, aggiungendo: «Sono stato minacciato da un esponente del Movimento 5 Stelle che mi ha chiesto se avessi dei figli». Poco dopo è toccato proprio al piddino Speranza, in sala stampa per un’intervista, interrotto da una pattuglia di grillini, capeggiati da Alessandro Di Battista, che si sono materialmente messi tra il capogruppo democrat e le telecamere, con l’ormai consueto scambio di scortesie. Poco prima, d’altra parte, scene analoghe si erano viste in commissione Giustizia, dove Vittorio Ferraresi si è fatto trovare seduto ai banchi della presidente Donatella Ferranti, chiedendo le dimissioni del vertice della Camera Laura Boldrini e del questore Stefano Dambruoso, accusato di aver preso a schiaffi Loredana Lupo. Ferranti ha rinviato di un paio d’ore la seduta, spostandola di sede. E sempre in commissione Giustizia, la sera precedente, si era consumato l’ennesimo incidente, conclusosi addirittura con una denuncia sottoscritta dalle pd Micaela Campana, Alessandra Moretti, Fabrizia Giuliani, Maria Michela Marzano, Assunta Tartaglione, Chiara Gribaudo e Giuditta Pini, secondo cui il pentastellato Massimo Felice De Rosa le avrebbe così apostrofate: «Siete qui perché siete brave a fare i pompini».
L’AVENTINO
Non certo un belvedere. Una buriana che, come da consolidata tattica grillina, nel pomeriggio si è conclusa con una ritirata sull’Aventino: via dall’aula di Palazzo Madama dove si dicuteva la delega fiscale, via da quella di Montecitorio dove è approdato l’Italicum. E via anche dall’ufficio di presidenza, che ha deciso di avviare un’istruttira sul parapiglia d’aula, da concludersi prima di lunedì con «sanzioni efficaci e immediate». E se il questore Stefano D’Ambruoso si è scusato per aver inavvertitamente colpito la deputata Lupo, i comportamenti del M5S sono stati stigmatizzati da Boldrini come «gravissimi, del tutto estranei a ogni cultura istituzionale ed a ogni prassi democratica». Tanto da rendere necessaria la chiusura, per l’intera giornata di ieri, delle porte con veti blindati degli uffici della presidenza. Ma, benché ora rischino gravi ripercussioni sia in sede penale che istituzionale, i pentastellati non intendono desistere, annunciando un ricorso alla Corte Costituzionale per sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti di Boldrini, Sisto e Ferranti e ottenere l’annullamento delle ultime votazioni sul dl Bankitalia, la legge elettorale e il dl Carceri. E oggi arriva a Roma Beppe Grillo: «Vengo ad abbracciarvi - scrive ai suoi sul bog - perché siete dei guerrieri meravigliosi».