Nel 2014 l'Inps prevede un risultato di esercizio negativo per 11.997 milioni di euro, un dato che fa scendere il patrimonio (a 7.468 milioni a fine 2013) a -4.529 milioni alla fine di quest'anno. Il dato contenuto nel bilancio di previsione per il 2014 che sarà esaminato a breve dal Civ non tiene conto dell'intervento tecnico contabile contenuto nella legge di stabilità per neutralizzare la pregressa passività patrimoniale ex-Inpdap, pari a circa 25,2 miliardi di euro.
Nel documento si sottolinea che a fronte del trasferimento definitivo delle anticipazioni concesse dallo Stato fino all'esercizio 2011 pari a 25.198 milioni di euro di cui 21.698 per anticipazioni di bilancio e 3.500 per anticipazioni di tesoreria previsto dalla legge di stabilità il risultato economico di esercizio nel 2014 passa da un disavanzo di 11.997 milioni a un avanzo di esercizio di 13.201 milioni. Il patrimonio netto a fronte di questo cambiamento risalirebbe a quota 20.669 milioni (da -4.529 milioni senza l'intervento della legge di stabilità).
Le dimissioni di Antonio Mastrapasqua e le perdite miliardarie nei conti dell'Inps mettono in allarme gli italiani. Sia i lavoratori in attività che gli attuali pensionati. Se l'Inps, come stimano le previsioni del Civ, il Comitato di indirizzo e vigilanza dell'ente pubblico, produrrà un profondo rosso senza sosta, che fine faranno i pagamenti delle pensioni? Domanda legittima, che impone qualche risposta.
Le pensioni non sono a rischio per il semplice fatto che le perdite di bilancio e i buchi provocati dal divario sempre più aperto tra i contributi versati (le entrate) e le prestazioni erogate (le uscite) verranno coperte dall'aumento dei trasferimenti da parte dello Stato. L'Inps, per capirci, non può fallire. E lo sbilancio nei suoi conti verrà pagato dalla fiscalità generale, cioè dai contribuenti italiani. In realtà è già accaduto. Nel 2013 infatti i trasferimenti dello Stato all'Inps hanno toccato i 112,5 miliardi. Sette miliardi secchi in più (+6,6%) rispetto ai 105,6 miliardi che è costata la bolletta pubblica per coprire lo squilibrio tra entrate contributive e prestazioni erogate dall'ente pensionistico italiano.
39 miliardi in più dal 2008
Un'escalation inarrestabile, da tempo. Basti pensare che nel 2008, prima della "Grande crisi", erano sufficienti 73 miliardi di trasferimenti dal bilancio dello Stato per coprire i disavanzi. Negli ultimi 5 anni, dal 2008 al 2013, l'esborso è aumentato di ben 39 miliardi cioè il 53% in più. Un aumento monstre, pari all'8% cumulato annuo. E questo in tempi di inflazione ai minimi storici e di profonda flessione del Pil.