PESCARA L’assunzione della sorella di Letizia Marinelli, Simonetta, da parte dell’assessore regionale al Personale e alla Parità di genere Federica Carpineta, ha tenuto banco ieri su tutti i giornali per il cortocircuito che lega le vicende della “dama dell’Hotel del sole” (Letizia Marinelli) all’assunzione un mese dopo della sorella nell’ufficio dell’assessore regionale. L’assessore Carpineta, 36 anni, nata a Roma da genitori abruzzesi, laureata in Economia e commercio, imprenditrice turistica (gestisce un albergo a Francavilla) appartiene a una famiglia molto vicina al governatore Gianni Chiodi. Il quale la scelse nel gennaio 2009 come assessore esterno sorprendendo tutti, compreso il suo partito: per la giovanissima Carpineta si trattò del debutto politico in uno dei settori più complessi, le risorse umane. La sua fu definita una «nomina tecnica». Assessore Carpineta, perché e come ha deciso l’assunzione di Simonetta Marinelli? «Ogni assessore ha una segreteria politica a supporto delle attività, ed è di conseguenza possibile avere persone assunte a chiamata diretta. Io mi sono attenuta a questa prassi». Con quale criterio ha scelto al sua collaboratrice? «Stiamo parlando di un’assunzione a carattere fiduciario. La signora Simonetta è stata inserita perché persona di fiducia. Si tratta di una scelta legittima dal punto di vista legale e aggiungerei, per anticipare la domanda conseguente, corretta anche dal punto di vista dell’opportunità». La ritiene ancora una nomina opportuna dopo le vicende della rimborsopoli? «La ritengo opportuna innanzitutto per un discorso di legittimità: mi sono rifatta a una legge che prevede la chiamata diretta. Ma l’ opportunità si lega anche al carattere fiduciario dell’incarico: si affida l’incarico a una persona che si conosce, non si può avere fiducia di una persona che non si conosce». Non ci sono altre forme più trasparenti, pubbliche, per scegliere un collaboratore? «Non avrei potuto certamente fare un concorso pubblico. Questa è una modalità utilizzata da tutti gli assessori». Conosceva già la signora Simonetta? «La signora l’ho conosciuta nello svolgimento della mia attività di assessore alle Parità di genere. Insieme alla sorella frequentava gli stessi ambienti: incontri e convegni su questi temi». C’è chi obietta che la signora Simonetta abbia comunque usato un canale privilegiato e che questo sia stato discriminante rispetto a tanti giovani che cercano lavoro. «Non è un canale privilegiati, ripeto è un incarico di tipo fiduciario, poi si può ragionare se è un privilegio aver conosciuto un assessore. Vede, il problema della disoccupazione è un problema gravoso, ma non può certo risolverlo la segreteria di un assessorato». Come commenta gli sviluppi di questa inchiesta? «Per rispetto alla magistratura parlerò dopo il 12».
Simonetta: nulla da spiegare Letizia: un giorno parlerò io
PESCARA «Non ho nulla da spiegare»: Simonetta Marinelli preferisce restare in silenzio di fronte alla ventata di notorietà in cui è stata avvolta dopo che il suo nome è uscito dal fronte assunzioni in Regione. Lei è la sorella maggiore di Letizia Marinelli, consigliera regionale alle Pari Opportunità, ed è stata assunta alla Regione due settimane dopo la notte trascorsa proprio dalla sorella con il governatore Chiodi nell’hotel 4 stelle di Roma, vista Pantheon. Simonetta Marinelli, ragioniera, nell’aprile 2011 fu chiamata a far parte dell’assessorato di Federica Carpineta, amica di famiglia di Chiodi oltre che uno dei due componenti esterni della giunta scelti dal presidente. Un contratto a tempo determinato vincolato alla durata della carica ricoperta dalla Carpineta. Qualche tempo dopo tuttavia Marinelli senior lasciò l’assessorato per andare “in prestito” all’ufficio della sorella, anche lei nei fattempo nominata consigliera di parità dal ministero (su indicazione della giunta). Tutto lecito, perché l’assunzione di Simonetta Marinelli è avvenuta nelle mora dei poteri degli assessori, cioé su “chiamata diretta” a discrezione del componente di giunta, ma che adesso appare inopportuna quantomeno dal punto di vista etico e politico. «Non ho nulla da dire», ripete lei. Eppure di cose da raccontare ci sarebbero. Ad esempio, scavando fra i documenti si scopre che la consigliera di parità effettuò all’epoca un avviso di manifestazione di interesse per chi volesse lavorare all’ufficio, ma a quanto pare a quell’invito non rispose nessuno. Viene spontaneo domandarsi se l’avviso fu adeguatamente diffuso? Se e con quale risalto veniva comunicato che non c’era da guadagnarci. Fattostà che dopo poco a dare una mano a Letizia Marinelli fu inviata la sorella maggiore, senza alcuna modifica contrattuale. Passaggi “pubblici” che aldilà della trasparenza, indicano come le sorelle Marinelli e l’assessore Federica Carpineta, fossero tutte e tre legate, anche se in modo diverso, a Gianni Chiodi. Un altro passaggio, è nel decreto con il quale l’allora commissario alla ricostruzione dell’Aquila, sempre Gianni Chiodi, assegnava a Letizia Marinelli i fondi per la realizzazione del Centro antiviolenza all’Aquila: 1,5 milioni che poi la Corte dei conti ritirò perché ne bocciò il progetto (vedi articolo in basso). «Io, carte alla mano, sono pronta. Dei fondi dell’Aquila, di chiarezza e trasparenza, ho intenzione di parlare e lo farò», ha fatto sapere la consigliera di parità con la grinta della pantera, simbolo dell’occupazione universitaria anni Novanta di cui ha fatto parte. «Il coraggio facile è quello del dire, bisogna fare di più. Questo perché è molto retorico, bisogna guardarsi dal coraggio poco responsabile», scriveva Chiodi il 19 ottobre 2013 su Facebook. E la Marinelli rispose: «Vero! Bisogna dire il come e con quali risorse».