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Pescara, 25/11/2024
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05/02/2014
Il Tempo d'Abruzzo
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Marinelli, la sorella e l’assessore Tris di donne per il governatore. Facebook, dove osano i gelosi Ecco chi ce l’ha con Chiodi (Guarda la foto) |
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PESCARA Opportunità e opportunismi. Presenze che lasciano dubbi, situazioni che gettano ombre su assunzioni e nomine in Regione. Tutto ruota attorno all’assessorato alle Pari opportunità guidato da Federica Carpineta.
La storia di due sorelle che nel giro di poco tempo ottengono l’incarico di consigliera di parità e di persona di fiducia nella segreteria dell’assessore Carpineta. Ma lo sbaglio dell’assessore è quello di non aver considerato lacci e lacciuoli che portano, neanche tanto indirettamente, al presidente della Regione Gianni Chiodi. Carpineta sceglie Letzia Marinelli, ovvero si trova una Letizia Marinelli scelta da nomine ministeriali su indicazioni della Regione. Consigliera di parità, a stretto contatto con il lavoro del suo assessorato. Non sapeva, sicuramente, che solo pochi giorni prima della nomina, il 15 marzo 2011, quella donna dormiva nella stessa camera, a Roma, dell’albergo Del Sole, già del Montone con il suo Presidente. Camera 114, per l’esattezza. Non poteva saperlo e se l’avesse saputo forse avrebbe fatto altre scelte. Per motivi di opportunità. E invece Federica Carpineta difende la sua scelta, per motivi di legittimità e opportunità. «Ritengo corretto l’inserimento della consigliera di parità», ha detto l’assessore Carpineta. Eppure Letizia Marinelli non si dimette. Lo ha ribadito a gran voce in numerose interviste. Come a dire «il corpo è mio e lo gestisco io» e tutto questo non c’entra con la sua nomina e il suo lavoro.
Un pensiero che non convince neanche la presidente della Commissione Pari opportunità, Gemma Andreini, che la vorrebbe lontano dai suoi occhi. «Come donne siamo indignate e ci sentiamo offese», ha detto Andreini. «Chiediamo a gran voce le dimissioni poiché crediamo che non possa affatto rappresentare le donne che ogni giorno lottano per vedere riconosciuti i propri diritti e la propria dignità non barattabile».
La Marinelli, secondo Gemma Andreini «non rende giustizia al serio e rigoroso impegno quotidiano di tutte coloro che sono state nominate nella Commissione regionale Pari Opportunità e lavorano con impegno e correttezza per educare al rispetto di genere».
Legittimità e opportunità. E sarà ancora per questi due validi motivi che Federica Carpineta ha condiviso l’assunzione della sorella di Letizia, Simonetta Marinelli nella segretaria del suo ufficio in assessorato, il 12 aprile del 2011. Date e coincidenze. Solo coincidenze che accendono la curiosità e suscitano risposte.
«Un’assunzione legittima - ha detto Federica Carpineta - gli assessorihanno la possibilità della chiamata diretta per rapporti di lavoro di carattere fiduciario. Ho conosciuto la Marinelli nello svolgimento della sua attività professionale, durante alcuni convegni e nei lavori dell’assessorato. Ne ho apprezzato la precisione, il carattere, la passione per le pari opportunità». Simonetta Marinelli è stata poi vittima della spending review. A fine 2013 la mannaia dei tagli ha colpito anche lei e l’incarico fiduciario si è interrotto.
Rimangono le opportunità, quelle acchiappate al volo e quelle perse. Rimangono gli opportunismi e rimane un triangolo rosa che ha mandato in crisi la politica regionale, che ha alimentato pettegolezzi e gossip, che ha sbattuto Gianni Chiodi sul patibolo, che ha alimentato chiacchiere più o meno confermate e creato attorno al governatore abruzzese un alone di sciupafemmine da cui sarà difficile tirarsi fuori. Soprattutto quando la campagna elettorale per la corsa all’Emiciclo entrerà nel vivo e i colpi bassi saranno all’ordine del giorno in centinaia di comizi.
Facebook, dove osano i gelosi Ecco chi ce l’ha con Chiodi La politica regionale guardata dal buco della serratura mette in ombra i rilievi e i profili penali. Gli effetti collaterali
La politica regionale guardata dal buco della serratura mette in ombra i rilievi e i profili penali. Gli effetti collaterali dell’inchiesta sono più procellosi della raffica di avvisi di garanzia, perché hanno scoperchiato il vaso di Pandora della maldicenza più o meno informata: dalle cattive luci alle luci rosse, rosé e rosa shocking. Chiacchiere avvelenate che si rincorrono e si riprendono sulla piazza virtuale e senza controlli della rete, che ha sempre maglie larghissime dove passa di tutto e di più. Il «si dice» getta l’amo al «si fa» che abbastanza spesso ne diventa conseguenza. E così «Scandalusia» confluisce in «Pettegoland», dove tutto diventa lecito anche se non lo è, e viceversa. Tra tante verità virtuali, si perde proprio quella reale, che non necessariamente coincide con quella processuale, come ben sanno molti protagonisti di questa storia, che definire boccaccesca significa sminuire lo scrittore fiorentino. Cosa avrà mai fatto di così grave il bistrattato presidente Gianni Chiodi, per meritarsi tanti strali su Facebook, da ieri oscurato? Qui l’inchiesta non c’entra e neppure la politica che mette gli spartiacque tra "buoni" e "cattivi" e tra "amici" e "nemici". Quel birbantello del governatore è nel mirino del marito di una delle sue più strette collaboratrici, l’assessore Federica Carpineta. Un (ex) consorte che non gli perdona nulla, con un linguaggio colorito che la piazza virtuale scrimina in tempo reale. All’esca succulenta del dico-non-dico vorrebbero abboccare volentieri diversi mezzi di informazione che hanno scoperto una variante dello strabismo di Venere da quando è stata rivelata l’attività notturna dell’ormai famigerata stanza 114. Dico-non dico, perché si vuole che la malizia non alberghi in chi parla ma in chi ascolta, e magari vuol sentire e vedere quel che più gli fa comodo. Le «Chiodi Girls» sono o potrebbero essere un serbatoio di alimentazione dei fiumi d’inchiostro della carta stampata e delle alluvioni dei microfoni in libertà delle tv. Se «Questa di Marinelli / è la storia vera» raccontata da lei stessa senza pudori, con una spericolata variazione sul tema di De André, altre variazioni potrebbe prendere quella che non è più solo un’inchiesta sull’uso disinvolto del danaro pubblico. Quali segreti fa capire di essere depositario l’uomo dal conto aperto col presidente che tenta di cavalcare il toro inferocito del gossip senza essere disarcionato dal traballante carro della corsa alle elezioni? Ammiccamenti e gocce di veleno saranno distribuiti e dosati nei prossimi giorni, in attesa che si completi il quadro delle deposizioni davanti ai magistrati inquirenti. Prendi due paghi uno è lo slogan che tiene insieme tutta la campagna promozionale. Benvenuti in Abruzzo: la regione tra le Marche e le marchette.
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