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Pescara, 25/11/2024
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Data: 05/02/2014
Testata giornalistica: Il Centro
«Viaggio con mia moglie e pago sempre io per lei». Febbo, che già nei giorni scorsi aveva depositato una documentazione attraverso il suo avvocato Massimo Cirulli, ha ribadito «un’inchiesta asettica»

Sfilata di assessori in Procura, l’autodifesa di Mauro Febbo: sono sobrio ho fatto 36 missioni e non ho mai dormito in alberghi a cinque stelle

L’assessore teatino: non ero presente quando fu nominata Letizia Marinelli

PESCARA Convenzioni tra la Regione e gli alberghi, riferimenti alla legge regionale numero 40 del 10 agosto 2010 sui rimborsi per le missioni e, poi, fatture e ricevute depositate. Non è stato solo il giorno della difesa del presidente della Regione Gianni Chiodi, ma anche di quella di altri sei tra assessori e consiglieri finiti nell’inchiesta sui rimborsi. Dalle 11 fino alle 20 i pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli non hanno mai lasciato la stanza, così come i carabinieri, ricevendo gli assessori regionali Paolo Gatti, Mauro Febbo, Gianfranco Giuliante e il consigliere Nicola Argirò che si sono presentati ai pm con difese simili appellandosi ora alla legge che non impone tetti di spesa per le cene ora alle convenzioni della Regione per gli alberghi. Alle 17 è arrivato in tribunale anche l’ex assessore alla cultura Luigi De Fanis, ancora gli arresti domiciliari per un’altra inchiesta, mentre a chiudere il primo giro di interrogatori è stato il vice presidente della giunta Alfredo Castiglione che ha lasciato il tribunale quando ormai le luci erano spente con il suo avvocato Dante Angiolelli. L’ha definita un’inchiesta «asettica», l’assessore Febbo, perché «non è stata recepita negli uffici e né è stata consegnata tutta la documentazione». Febbo, che già nei giorni scorsi aveva depositato una documentazione attraverso il suo avvocato Massimo Cirulli, ha ribadito: «Sono imputato per aver partecipato a due Vinitaly e a una conferenza di servizi in Sardegna. Qui ho dormito in un B&B per 90 euro. Ho fatto delle missioni a Roma e su questo ho presentato tutta la documentazione. Mi preme sottolineare che non mi viene contestato di aver fatto viaggi in prima classe, ho fatto 36 missioni estere e non ho mai dormito in alberghi a 5 stelle. In questi cinque anni ho avuto un atteggiamento sobrio». Dalle accuse alla politica, l’assessore all’agricoltura ha detto di avere intenzione di ricandidarsi e che «Chiodi può essere ancora il candidato del centrodestra». Le amanti del presidente? «Amanti non so», ha proseguito. «Non ero neanche presente in giunta il giorno della nomina di Letizia Marinelli. So che quella di Chiodi è stata una scappatella. Io da trent’anni viaggio con mia moglie e se in missione istituzionale ha mangiato con me ho pagato il suo pasto di tasca mia». Lapidario Giuliante, assistito da Luigi Di Mascia, che ha detto soltanto: «C’era da poco da chiarire. Mi contestano i pasti e sì, ho fatto missioni e ho mangiato», mentre Gatti – che è entrato da un ingresso laterale come ha fatto anche De Fanis – ha difeso i suoi presunti rimborsi indebiti presentando ricevute e fatture. L’assessore Gatti, accompagnato dagli avvocati Gennaro Lettieri ed Ernesto Torino-Rodriguez, è rimasto una trentina di minuti nella stanza dei pm così come Argirò difeso da Giovanni Cerella: «Ho chiarito tutto», ha detto l’unico consigliere interrogato ieri. «Ho trovato un clima di disponibilità e molta serenità. Sono soddisfatto», ha concluso Argirò. I prossimi interrogatori si terranno lunedì 10 dalle 16 con le difese del presidente del consiglio regionale Nazario Pagano e dell’assessore Carlo Masci.

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