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Pescara, 25/11/2024
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Data: 05/02/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Giuliante: mica posso andare in missione senza mangiare?. Gli indagati si difendono a colpi di scontrini. L'avvocato Massimo Cirulli «L'unico limite è quello degli hotel che non devono essere di lusso. Non si stabilisce invece nessun tetto per i pasti e per i ristoranti»

L’ascetismo? Roba da eremiti. Celestino V ne ha assai pochi di emuli e di epigoni nei santuari della politica. Lui e gli altri non avevano carte di credito e confidavano nella generosità di Sorella terra e nella bontà degli uomini. Oggi, che le carte di credito le fanno trottare, confidano a occhi chiusi nella generosità propria - con se stessi - e nella buona tavola. Eh sì, i tempi sono cambiati. Altro che nuda terra dove posare le lasse membra: letti soffici e profumati di bucato, da soli o in compagnia. Quanto al tetto, un cielo di stelle che ne prevede dalle quattro alle cinque, senza indulgere alla bellezza del creato: quella è poesia, non è vita vissuta. Se c’è una filosofia da sposare, è quella di Epicuro. Poi ognuno se l’interpreta come meglio crede. L’ascetico assessore ai trasporti Giandomenico Morra, candido come un agnellino nonostante la barbetta brizzolata di chi ha un bel po’ di esperienza alle spalle, ha rifuggito sin dall’inizio ogni tentazione lasciando alla Regione la carta di credito istituzionale e mettendo mano al portafogli: il suo, con i soldi da lui guadagnati e di cui doveva rendere conto solo a se stesso, lasciando in pace e in tranquillità la coscienza. E la famiglia. Ne ha guadagnato tante notti tranquille, senza gli incubi degli avvisi di garanzia, si è risparmiato gli schizzi di fango e ne ha avuto un consistente dividendo in termini di probità, trasparenza e credibilità. È stato persino capace di non alzare le vele col vento in poppa, facendo fruttare una superiorità, questa sì, filosofica: «Ognuno sceglie come meglio crede». Senza condannare nessuno e senza cavalcare facili consensi. Lui ha scelto la via non praticata da nessuno dei suoi colleghi assessori, in beata solitudine. E poiché c’è chi ha creduto che la strada da percorrere fosse altra, non per questo è da censurare a priori. L’assessore Gianfranco Giuliante ha disegnato un sillogismo aristotelico che non fa una grinza: devo andare in missione; per poter andare devo mangiare; ergo, in missione mangio. Al ristorante: e dove, sennò? L’importante non è, come ammonivano gli antichi, alzarsi dal desco con ancora un po’ di appetito per evitare di sovraffaticare il fegato, perché per quello c’è l’amaro ammazza-caffè; l’importante è stare nei limiti del rimborso spese, che non è a menu fisso ma neppure a tetto variabile. E, soprattutto, non prevede ospiti, né fissi né variabili. Uno che di variabili non vuol neanche sentir parlare è l’assessore Mauro Febbo, e men che meno nella sfera personalissima e matrimoniale. «Io - ha detto con ostentato orgoglio - vado dappertutto con mia moglie. Ho viaggiato per trent’anni soltanto con mia moglie e me ne vanto». Se non ne fosse ultrasicuro, sarebbe un masochista allo stato puro. Ma Febbo è di quelli che solitamente aprono bocca dopo un ragionamento, non prima: «Ogni volta che sono stato a Roma ho usato la mia auto e non ho mai soggiornato in hotel a cinque stelle o centri benessere». Quanto ai "sospetti" sul rimborso di due pasti al Vinitaly del 2010, saetta: «Sono gli unici che ho richiesto a fronte di un soggiorno di quattro giorni, nel corso del quale ho mangiato sempre a mie spese». Insomma: in Regione si lavora e si fatica. Su tutto il resto dirà la Procura, in prosa giuridica. Altro che versetti satanici.

Gli indagati si difendono a colpi di scontrini

PESCARA «Ho la coscienza a posto e non mi dimetterò». Viene letteralmente travolto da microfoni e telecamere il presidente della Regione Gianni Chiodi. Ostenta una calma tradita solo dai segni di stanchezza sul suo volto. Per quasi tre ore, ieri mattina, ha risposto alle domande dei pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio che, soltanto a lui, contestano 24 mila dei circa 80 mila euro avuti indietro dalla Regione, secondo l'accusa, attraverso rendicontazioni "gonfiate”. È il primo giorno degli interrogatori della Rimborsopoli abruzzese, quello dedicato ai Presidenti e gli assessore regionali. Quello del Consiglio Regionale, Nazario Pagano, però non c'è e in Procura arriverà l'11 febbraio. Molti membri della Giunta, dopo il clamore dei giorni scorsi, le conferenza stampa e i post su facebook scelgono di sfuggire alle telecamere. Chiodi non lo fa, ma sebbene si dica «sereno» e «soddisfatto», chiosa con un «non era argomento» a chi gli chiede delle sue presunte amanti precisando di aver fatto chiarezza anche in merito a quella notte passata in compagnia di una donna nella stanza 114 dell'Hotel Sole di Roma. Dei sei assessori arrivati ieri in Procura gli unici due a passare di fronte alle telecamere sono quello all'Agricoltura Mauro Febbo, quello alla Protezione Civile Gianfranco Giualiante e il consigliere regionale Nicola Argirò. «Sono soddisfattissimo – ha detto quest'ultimo – ho chiarito tutto e ho trovato un clima sereno». Evita completamente le telecamere il vicepresidente della Regione Alfredo Castiglione ultimo ad arrivare in Procura quando ormai il clamore è finito. Prima di lui, per voce dei loro legali, hanno invece parlato l'assessore al Lavoro Paolo Gatti e l'ormai ex assessore alla cultura Luigi De Fanis. Se il primo, come spiegato dai suoi legali, Ernesto Rodriguez e Gennaro Lettieri, produrrà ulteriore documentazione per chiarire definitivamente la sua posizione, il secondo, ha spiegato l'avvocato Massimo Cirulli, «ha parlato per circa 15 minuti mostrando tutta la documentazione necessaria. Ai pm De Fanis – ha aggiunto Cirulli – ha spiegato di aver pagato con i suoi soldi i pasti dei commensali che erano con lui qundo questi non lo hanno fatto di tasca propria». Cirulli ha quindi mostrato la legge regionale 40 del 10 agosto 2010 sul «trattamento economico spettante ai Consiglieri regionali». Questa, sostiene il legale, chiarirebbe molto dell'intera vicenda: «l'unico limite è quello degli hotel che non devono essere di lusso. Non si stabilisce invece nessun tetto per i pasti e per i ristoranti», ha detto, spiegando poi che non vi sarebbe nulla di strano nel fatto che le stanze prenotate siano matrimoniali. «È la regione che stipula delle convenzioni, a prezzo fisso, con gli alberghi. Non è importante quante persone vi dormano il prezzo è unico». Una legge, quella del 2010, abrogata il 1° gennaio 2013 e cioè in un periodo successivo a quello contestato ai 25 indagati. In Procura si torna lunedì 10 febbraio quando, a rispondere alle domande dei pm, saranno il presidente del Consiglio Nazario Pagano, cui si contestano oltre 15 mila euro di rimborsi non dovuti e l'assessore al bilancio Carlo Masci. Martedì 11 la prima ad essere ascoltata sarà invece l'assessore al Personale Federica Carpineta seguita dai consiglieri regionali. Da ridefinire invece, gli interrogatori del consigliere regionale Emilio Nasuti e dell'assessore Angelo Di Paolo con il secondo che aveva chiesto preventivamente uno spostamento e il primo rimasto a casa colpito dall'influenza. A tutti gli indagati i magistrati, a vario titolo, contestano i reati di peculato, truffa e falso ideologico.

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