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Pescara, 25/11/2024
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Data: 06/02/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ed. Nazionale - Il sexgate non ferma Chiodi: mi ricandido. Abruzzo, la difesa del governatore «Restituitemi la dignità». Spese dei gruppi per 2 milioni, parte una nuova indagine

PESCARA Non ha perso la pazienza, non si è rifugiato in corner neppure quando gli hanno chiesto: «Ma lei, presidente Chiodi, con che stato d’animo torna a casa la sera?». La risposta è stata pronta e gelida insieme: «Rientro a casa ogni sera perché lì trovo i miei affetti». Tanto meno è apparso all’angolo quando gli hanno domandato della nomina a consigliere della Regione di Letizia Marinelli, la donna che passò con lui una notte ormai famosa in un albergo romano: «Nessun favoritismo, vedrete che la procura lo accerterà. Esistono anche relazioni sentimentali che non ti portano a sconfinare nella scorrettezza. E questo è il mio caso».
Superate queste due boe insidiose, il resto è stata una cavalcata tra ricevute d’albergo, carte di credito, bonifici bancari e spese di rappresentanza. Un viaggio a ritroso nel tempo, in questi suoi cinque anni di presidenza, tra un bilancio riportato in pareggio e una Sanità riemersa virtuosa dagli scandali, per concludere con una richiesta accorata, teatrale: «E ora restituitemi la mia dignità».
SETTE MINUTI DI RITARDO
Gli amici di Teramo l’avevano sconsigliato: perché affrontare cosi apertamente la muta feroce delle tv e dei giornali? Perché non tenersi al riparo dopo l’interrogatorio in Procura? Ma lui, Gianni Chiodi, l’uomo che vince «perché ha più capelli di me» -Berlusconi dixit- non ne ha voluto sapere, è andato dritto per la sua strada. Si è presentato così con soli sette minuti di ritardo in una saletta a piano terra del palazzo della Regione, in viale Bovio a Pescara. Visibilmente teso all’inizio e poi man mano sempre più a suo agio, ha cominciato a tirar fuori tutte le scartoffie che aveva puntigliosamente portato con sé.
Ha cominciato con il viaggio a Washington dell’ottobre 2009, i 2.800 euro che agli atti dell’inchiesta figurano come pagati dalla Regione Abruzzo per il biglietto aereo di sua moglie, Daniela Clementoni. «Non ci sarebbe nulla da giustificare -ha esordito il Governatore- perché lei era ufficialmente invitata. Ma le cose sono andate diversamente e ve le voglio raccontare. Quel biglietto l’ho pagato di tasca mia, c’è stato solo un disguido con l’agenzia di viaggio. Al momento di saldare i conti, hanno usato la mia carta di credito personale per pagare il mio biglietto e quella della Regione per mia moglie. Hanno incrociano le due carte di credito. Tutto qua, ecco le prove...».
Poi passa alla notte romana, nella stessa stanza d’albergo di Letizia Marinelli. Gli interessa dimostrare un punto, evidentemente centrale per la sua strategia difensiva: «Non ci sono stati artifizi o raggiri, non ho cercato di ingannare la Regione. Leggete qui, sulla ricevuta: pax due, vuol dire due persone...». Gli chiedono anche se sia proprio regolare, in queste missioni usufruire di una «doppia uso singola», e Chiodi scrolla le spalle: «E’ prassi consolidata da trent’anni».
«SOLO 69 PASTI»
Poi passa quasi al contrattacco. «Non sono uno che fa la cresta sui rimborsi. Piuttosto debbo averli io dei soldi dalla Regione. In questi dieci giorni passati fra le carte, ho scoperto che mi sono state rimborsate somme inferiori a quelle dovute. Sto rifacendo tutti i conti...». Altri conti, invece, li ha già fatti: «Nell’inchiesta mi si contestano spese per 29 mila euro in 184 missioni sede, quando in realtà io sono stato fuori regione almeno trecento volte. Ma facevo andata e ritorno in meno di otto ore, così non chiedevo neppure la diaria. E sapete quanti pasti risultano consumati in queste 184 missioni? Sessantanove, una volta su tre. Ditemi voi».
Ha un suo piccolo asso nella manica e lo cala nel finale: le spese di rappresentanza. «Ho una dotazione di cinquantamila euro l’anno, ben più magra che in passato. Ebbene, nel 2012 ho fatto restituire 45mila euro alla ragioneria, nel 2013 47.500. E il cellulare, e il traffico del cellulare: pago tutto io».
Un’ombra di incertezza gli si dipinge sul volto, invece, quando cominciano a tartassarlo sul suo futuro politico, sulle prossime elezioni regionali: sarà davvero ancora lui il candidato del centro destra? Ma si riprende in un attimo e sfoggia il sorriso dei giorni migliori: «Non ho nessun dubbio. Ho anche sentito Berlusconi».

Spese dei gruppi per 2 milioni, parte una nuova indagine

PESCARA Un nuovo fascicolo è stato aperto dalla procura di Pescara accanto a quello dei rimborsi per le missioni fuori sede alla Regione Abruzzo. Un fascicolo che riguarda soltanto il caso di Letizia Marinelli, avvocato pescarese, consigliere della Regione per le Pari opportunità. La storia è quella scritta e riscritta: è lei la donna che passa con il governatore Chiodi la fatidica notte fra il 14 e il 15 marzo del 2011 in un albergo romano; è sempre lei che due mesi dopo viene appunto nominata consigliere per le Pari opportunità; ed è ancora a lei che viene affidato il progetto di un Centro poliedrico con uno stanziamento di un milione e mezzo di euro, soldi che in realtà non saranno mai spesi.
Ora la procura vuole accertare se in tutti questi passaggi vi siano stati o meno dei favoritismi. Marinelli si è già difesa nei giorni scorsi a proposito della nomina: «Parla il curriculum che ho presentato». Quanto invece al progetto da un milione e mezzo di euro, è stato Chiodi a riprendere l’argomento ieri mattina: «Fu una decisione collegiale, io non ha fatto pressioni. Anzi, ora che ricordo, la proposta fu della Protezione civile». Ma intanto l’indagine è partita e potrebbe lambire anche una seconda vicenda: l’assunzione con un contratto a tempo determinato della sorella di Letizia Marinelli, Simonetta, nello staff dell’assessorato alle Risorse umane, nell’aprile di quello stesso anno.
MOBILI E CRAVATTTE
Ma c’è ben altro in arrivo. Questa inchiesta con venticinque indagati -inclusi il presidente Chiodi e otto assessori regionali- in realta verte sull’uso di denaro pubblico più o meno giustificato per un ammontare di 90mila euro. Una bella cifra, certo, ma poca cosa, ad esempio, rispetto agli scandali del Lazio e del Piemonte. E un motivo c’è, un motivo tecnico: i carabinieri del Nucleo investigativo di Pescara, nei due rapporti consegnati in Procura a settembre e a fine anno, hanno preso in esame soltanto le missioni fuori sede.
Hanno completato il lavoro, cioè, su un aspetto quasi marginale. Il grosso delle indagini lo stanno facendo ora, proprio in questi giorni. Stanno spulciando tra le carte dei contributi ai gruppi consiliari, che nell’ultimo anno, il 2013, hanno sfiorato i due milioni di euro. Già si favoleggia di un consigliere che avrebbe usato questi soldi per la cameretta nuova del suo bambino, o di un altro che avrebbe speso duemila euro in cravatta. Ma sono spifferi, pettegolezzi più che altro.
Il vero problema dell’indagine è la frammentazione del consiglio regionale, addirittura dodici gruppi per 44 consiglieri, alcuni composti da un solo consigliere. Un altro problema è quello dei tempi, perché se tutto procede come dovrebbe questo nuovo rapporto sulle spese dei gruppi consiliari sarà consegnato alla Procura ai primi di aprile, quindi ancora più a ridosso delle elezioni regionali di maggio. Con effetti immaginabili su una campagna elettorale in realtà già partita.
STOP AI «4 STELLE»
Il lavoro degli investigatori viene da lontano. La vulgata vuole che sia iniziato per caso, da una intercettazione disposta per altre indagini, fra un politico e un ragioniere. Roba di un anno e mezzo fa, quando sarebbe stato difficile immaginare questi incroci con le scadenze elettorali. Un’indagine che ha portato a diversi sequestri di documenti nel corso del 2012 e anche al tentativo piuttosto goffo, da parte della politica abruzzese, di metterci una pezza.
Fu con una delibera dell’ufficio di Presidenza del 2 luglio scorso, infatti, la numero 97, che si ravvisò «l’opportunità di stabilire un tetto massimo alla spesa giornaliera in caso di pernottamento da parte del consigliere». Venne cancellata la possibilità di «utilizzo di struttura classificate non oltre le 4 stelle», per sostituirla con un tesso massimo di 250 euro, «superato il quale l’eventuale differenza rimarràa a carico del consigliere». Pensavano che bastasse, si sono sbagliati.

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