PESCARA «È un dolore al cuore»: Giandonato Morra, assessore regionale ai Trasporti, l’unico componente della giunta Chiodi a non essere indagato nell’inchiesta sui presunti rimborsi gonfiati, anche perchè si rimborsi non ne chiede e neanche possiede una carta di credito della Regione, se ne sta sconsolato in un angolo durante la conferenza stampa del suo presidente. Altri assessori girano per la saletta, mischiandosi ai giornalisti cercando di intercettarne gli umori, di scoprire cosa scriveranno il giorno dopo, di interpretarne l’orientamento dalle domande che pongono a Gianni Chiodi. Guardano con soddisfazione quelle ricevute che il presidente mostra più volte: «Ecco la fattura dell’albergo romano, la fattura di quel mio pernottanento. E’ evidente come ci sia scritto che le persone in quella stanza erano due, c’è scritto pax 2, la sigla internazionale usata dagli alberghi, pax sta per passengers, occupanti. C’è scritto e peraltro si rileva dalla tassa di soggiorno che tutti quanti pernottano a Roma devono pagare. Un tassa, come mostra chiaramente la fattura, addebitata a due persone. Nessun raggiro».
ACERBO: «NO AGLI INDAGATI»
Fuori, dalle opposizioni, non arrivano commenti dopo quelli dei giorni scorsi. L’unico a parlare è Maurizio Acerbo, consigliere regionale di Rifondazione comunista, ma non per attaccare Chiodi quanto piuttosto Luciano D’Alfonso, suo tradizionale nemico: «Il centrosinistra non ci ha ancora chiesto di partecipare al tavolo della coalizione. Non so se D’Alfonso sia stato riabilitato sul piano politico perché ha ancora dei procedimenti giudiziari in corso. Sinora non abbiamo impegni e poi per tradizione non sosteniamo candidati che abbiano pendenze con la giustizia per reati legati alla corruzione. Noi vogliamo uno schieramento forte, costruito per il vero cambiamento».