PESCARA C'è un piccolo giallo per quanto riguarda quel viaggio istituzionale a Washington che, fra le altre cose, la Procura di Pescara contesta al governatore Gianni Chiodi nell'ambito dell'inchiesta Rimborsopoli. L'accusa sostiene, come noto, che il costo del biglietto della moglie del presidente, che in quell'occasione viaggiava insieme al marito, sia finito a carico della Regione. Non un biglietto in economy plus da 700 euro, come tutti gli altri funzionari che viaggiavano insieme a Chiodi, ma un biglietto di business class da 2.800 euro. Chiodi martedì mattina, davanti ai magistrati che lo stavano interrogando sulle ipotesi di reato di peculato e truffa, proprio riguardo a quel biglietto ha depositato una mail che la sua segreteria fece recapitare all'agenzia di viaggi che si occupò delle prenotazioni. In quella mail, di cui ieri Chiodi ha parlato anche nell’incontro con la stampa di cui riferiamo qui accanto, era specificato che il biglietto suo era a carico della Regione e pagato con la carta di credito regionale, quello della moglie a suo carico. Ma chi andò poi materialmente a pagare e fece il pasticcio? Lo dovranno accertare i carabinieri. Certo è che Chiodi non ci andò, ma non si capisce neppure come abbia fatto ad utilizzare la carta personale del presidente la persona che si recò in agenzia: come fece a firmare la ricevuta al posto di Chiodi? Per questo motivo quest'ultimo fu dunque costretto a pagare di tasca sua il biglietto a lui intestato, visto che quello della moglie era stato pagato con la carta della Regione, anche se quel bonifico personale l'agenzia lo ricevette sette mesi dopo e a seguito di solleciti.
IL PASTICCIO
Un pasticcio fu fatto anche a Roma per quella famosa notte che Chiodi passò con Letizia Marinelli nella stanza 114 dell'Antico Albergo del Sole al Pantheon. A parte il fatto che se il presidente era intenzionato a portarsi dietro l’amante, in quel viaggio istituzionale, avrebbe potuto saggiamente prendere una stanza attigua per la donna e pagare i due conti distintamente ma, tralasciando questioni di opportunità e soprattutto di correttezza, cosa avvenne? Avvenne che Chiodi pagò quella notte con la sua carta di credito personale e non con quella della Regione, tanto che durante l'interrogatorio ha depositato anche quella ricevuta ai due magistrati Bellelli e Di Florio. Solo che, quando andò a chiedere il rimborso alla ragioneria per quel viaggio istituzionale, presentò tutto, anche quella ricevuta che non c'entrava, e la Regione così pagò anche la camera doppia con la Marinelli. «Io ho due tipi di controlli -ha spiegato il presidente ai magistrati- : il primo del funzionario della mia segreteria, il secondo della ragioneria. Non sono io che mi occupo di queste cose». Un modo come un altro per scaricare sui collaboratori una sua mancanza, perché quella ricevuta non avrebbe dovuto allegarla per il rimborso.
GATTI
E sempre a Roma, in un albergo adiacente a quello di Chiodi, l'Albergo del Senato, finì l'assessore Paolo Gatti, che passò due notti in compagnia di una donna che non era la moglie, facendosi rimborsare la stanza dalla Regione. Dopo la prima ondata di martedì scorso, gli interrogatori riprenderanno lunedì con il presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, l'assessore Carlo Masci e con il consigliere Emilio Nasuti che martedì non si è presentato in procura perché malato. Il 12 la conclusione con i restanti indagati.