No, non fatevi ingannare dall’illustrazione in copertina: questa non è una storia da “Grand Hotel” anni sessanta, non stiamo parlando di semplici love story, tradimenti, adulteri, bugie. Non è semplice gossip, è una delle più importanti e gravi inchieste giudiziarie della storia d’Abruzzo, seconda forse solo a quella che coinvolse nel 2008 l’allora Governatore Ottaviano Del
Quella appena trascorsa è stata probabilmente la settimana più lunga e difficile della sua vita per Gianni Chiodi, politicamente ormai sul viale del tramonto. Il sexy-gate si allarga sempre più e ogni giorno emergono nuovi particolari sulla vicenda e nuove indagini.
La Procura della Repubblica di Pescara ha aperto un nuovo fascicolo in merito alla nomina della consigliera di parità Letizia Marinelli, la donna della famigerata camera 114 e all’assunzione della sorella Simonetta nell’assessorato dell’altra sua presunta amante, Federica Carpineta. Le accuse: truffa e peculato. Proprio l’assunzione di Simonetta Marinelli, uno scoop del nostro blog “Il Fatto Teramano”, ha disegnato ulteriormente i contorni di una storia che promette ancora nuovi e imminenti sviluppi.
Non è bastata a Gianni Chiodi la conferenza di ieri per chiarire alla stampa e a tutta l’Italia i fatti gravi che gli vengono contestati: un quasi ex Governatore apparso spaventato dalle domande dei giornalisti, debole, incapace di non contraddirsi.
Foto da Il Messaggero
“Non mi dimetto” continua a ripete, malgrado i particolari emersi in questi giorni, malgrado la vicenda, al di là degli aspetti giudiziari, abbia già fatto fare una figura terribile all’Abruzzo e alla città di Teramo, in tutta l’Italia e in mezza Europa.
Gianni Chiodi, ormai non riesce a dimettersi neanche da se stesso, dalle sue debolezze, dalle sue incapacità, anche amministrative: un vero disastro per la nostra terra, con danni, anche da un punto di vista d’immagine, irreparabili.
A fargli compagnia in questa triste storia l’Assessore al Lavoro Paolo Gatti, quello delle notti romane in Hotel, in compagnia e a spese dei contribuenti, quello dei finanziamenti (75.000 euro) alle slot machine e Mauro Di Dalmazio, anche lui indagato nell’inchiesta ribattezzata “Rimborsopoli”. Ce n’è per tutti: da Pagano a Castiglione, da De Fanis a Febbo.
La fine di un’intera classe politica, molti di loro giovani all’anagrafe ma già tanto vecchi, vecchissimi. Nei prossimi giorni, proprio a Teramo, sono in arrivo troupe televisive dei maggiori network nazionali.
I magistrati continueranno ad indagare e chissà cos’altro dovrà ancora emergere.