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Pescara, 25/11/2024
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Data: 06/02/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Becci: sì agli aiuti alla Snav. Ma Confindustria frena. Gli sponsor chiesti dalla compagnia per far ripartire i collegamenti turistici Contrari i portuali: prima di chiederci soldi va programmato un altro dragaggio

PESCARA Il primo sì alla sponsorizzazione chiesta dalla Snav arriva dal presidente della Camera di commercio Daniele Becci che, ieri mattina, ha tastato al telefono gli umori dei componenti della giunta camerale. «Saremo in prima linea per contribuire a rilanciare i collegamenti tra le due sponde dell’Adriatico», assicura all’indomani dell’incontro ad Ancona tra il sindaco Luigi Albore Mascia, il suo vice Berardino Fiorilli e il numero due della compagnia marittima Snav Stefania Vago. Ma all’entusiasmo di Becci si contrappone la cautela del numero uno di Confindustria Enrico Marramiero e il disappunto degli operatori del porto, le cui imprese sono ferme da quasi tre anni a causa della lunga stagione di ritardi nelle operazioni di scavo dei fondali: «Prima di chiederci soldi è necessario programmare un nuovo dragaggio e approvare il piano regolatore portuale», rispondono quasi all’unisono Sabatino di Properzio, Giuseppe Ranalli e il pilota del porto Leonardo Costagliola. La posta in gioco è alta: assicurare il ritorno del catamarano della Snav al porto di Pescara dopo tre stagioni di stallo, ripristinando a luglio e agosto i collegamenti quotidiani con le destinazioni di Spalato e Hvar, in Croazia. Ma i vertici dell’azienda hanno chiesto una serie di rassicurazioni al sindaco e, in particolare, un sostegno economico dalle istituzioni e dalle categorie produttive abruzzesi. «La sponsorizzazione è diventata un modo comune di operare», spiega Becci evidenziando «lo spirito collaborativo e propositivo dell’ente camerale», «le aziende hanno costi e spese talmente elevati che sono costrette a rivolgersi alle istituzioni. Lo stesso avviene per il vettore aereo. Il punto, ora, è trovare il giusto equilibrio tra le esigenze della compagnia e quelle di un territorio come il nostro. Purtroppo, gli ultimi accadimenti sul porto hanno generato una certa differenza tra i nostri potenziali investitori. Ma per fortuna oggi, con uno scalo di 5,5, metri di profondità, il nostro piccolo ma importante motore economico rappresentato dalla Snav può tornare a darci speranza. E sono certo che ci sarà l’impegno di tutti». Mette le mani avanti, almeno per il momento, Marramiero: «Bisogna parlare con i numeri alla mano», dice, «dobbiamo capire bene la Snav cosa può offrire a Pescara, quali e quante saranno le ripercussioni positive per il territorio e se ne varrà veramente la pena. In questo discorso va coinvolto l’intero indotto: alberghi, ristoranti e stabilimenti». Bocciatura giunge, invece, dagli operatori del porto, stremati dalle spese, da uno sviluppo rimasto al palo e dai guadagni che non arrivano. «Mi sembra un discorso campato in aria», sbotta Di Properzio, titolare dell’omonima azienda di idrocarburi, «non abbiamo ancora le batimetrie ufficiali che dimostrano l’effettiva profondità raggiunta dai fondali. In assenza di documenti ufficiali nessuna azienda deciderà di investire a Pescara». «I tempi sono fortemente ridotti”, gli fa eco Ranalli, responsabile dell’azienda Archibugi Ranalli e presidente della sezione trasporti di Confindustria Chieti, «sono molto diffidente. La disponibilità a ragionarci c’è, ma non può prescindere da un progetto organico di sviluppo del porto. Prima di chiedere una sponsorizzazione si dovrebbe approvare il nuovo piano regolatore portuale e reperire le somme necessarie per realizzare le opere previste, in particolare la deviazione del corso del fiume, evitando che vada a sfociare nel molo commerciale. Inoltre, già dal prossimo anno, si dovrebbe cominciare un nuovo dragaggio. Senza un progetto a lungo termine l’investimento sarebbe nullo». Dello stesso avviso anche Costagliola: «Il sindaco piuttosto dovrebbe interessarsi della Vas del piano regolatore del porto, bloccata da più di un anno. Il rischio, senza una programmazione seria, è che lo scalo tra un anno o due possa essere nuovamente chiuso».

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