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Pescara, 25/11/2024
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Data: 07/02/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Stazione chiusa, sottopassi vietati ora i clochard dormono su via Ferrari

Sembrava essere la soluzione al problema del bivacco notturno dei senzatetto nei sottopassaggi ferroviari di Pescara centrale e invece il quotidiano intervento dell’amministrazione comunale, che ne assicura la pulizia e l’illuminazione, lo ha solo spostato di qualche decina di metri più in là: nel retro della stazione, sui marciapiedi di via Ferrari che di notte proliferano di cartoni rimasti ancora l’unico riparo per decine di clochard lasciati all’adiaccio dalla chiusura notturna dello scalo ferroviario. Quindi, alle prime luci dell’alba, i senza fissa dimora si allontanano e tocca a sconfortati studenti e lavoratori pendolari fare lo slalom tra i resti di quei giacigli notturni, spesso divenuti delle latrine: «La constatazione di questo degrado - denunciano i consiglieri comunali del Partito Democratico Enzo Del Vecchio e Camillo D’Angelo - e con esso il più indecente disinteresse di una emergenza sociale, i senzatetto, ci dà l'esatta misura di quanto sia insensibile il governo cittadino che preferisce chiudere gli occhi di fronte a questi disagi umani e lasciare che la mano benevola di qualche associazione di volontariato assolva ai compiti che devono, invece, essere propri della prima istituzione cittadina».
Sono infatti proprio le associazioni di volontariato, Caritas diocesana e associazione On the Road su tutte, a presidiare ogni giorno la stazione ferroviaria cercando un contatto con i clochard per stimare il fenomeno e soprattutto proporre l’accesso ad un ricovero che però, paradossalmente, viene da molti rifiutato: «Non è possibile - spiega Monica D’Allevo, responsabile del Centro di ascolto della Caritas pescarese - trovare una soluzione uguale per tutti, ma solo attraverso una singola presa in carico del problema. Alcuni stranieri, ad esempio, siamo riusciti ad aiutarli favorendone il rientro in patria mentre con altri, pur proponendo loro i posti liberi in dormitorio, non abbiamo avuto successo».

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