PESCARA Ancora «camere disfatte», con cartoni usati come materassi, accatastati di fronte al tunnel che congiunge l’area di risulta con via Ferrari, e poi rifiuti di cibo, stracci ammucchiati che vengono utilizzati come coperte durante le notti passate all'addiaccio, un fucile giocattolo, bottiglie di plastica, buste, giubbini sbrindellati. E tutto questo dopo poche ore dalla pulizia dell’area. Che ieri sera è stata di nuovo pulita, come reso noto da Marisa Ianonato, incaricata dell’ufficio turistico del Dopolavoro. Il Centro, per la terza volta, da quando Rete ferroviaria italiana ha deciso per la chiusura dalle 23,15 alle 4,45 della stazione ferroviaria, impedendo ai senzatetto il pernottamento nei locali dello scalo, è tornato nel tunnel dove 20-30 barboni trascorrono la notte. Ieri, in Comune, si è tenuto un vertice tra il sindaco Luigi Albore Mascia - che ha riproposto la realizzazione della mensa di San Francesco nei locali della stazione e l’istituzione del Museo delle Ferrovie (il quale dovrebbe sorgere proprio nel tunnel) -, il direttore di Rfi Luciano Frittelli e il direttore operativo della società che gestisce lo scalo, Centostazioni, Francesco Corea. E protagonista dovrebbe essere, soprattutto per la messa in piedi del Museo, il Dopolavoro ferroviario, l’associazione che proprio in questo periodo, visto che la sede è proprio nel tunnel, sta avvertendo i maggiori disagi per il bivacco degli homeless. «Con tutti questi rifiuti, fra un po’ arriveranno anche i topi», si lamenta Mirella Barteloni, del Dopolavoro. Ma non si tratta solo di rimasugli di cibo, poiché, proprio di fronte all’ingresso degli uffici dell’associazione, normalmente si ammassano per passare la notte diversi clochard. «Purtroppo, sulla vetrina dei nostri uffici», prosegue Barteloni, «di mattina notiamo gli esiti dei loro bisogni. E non mi pare dignitoso lavorare in un ambiente malsano». E dire che il Dopolavoro dovrebbe essere il biglietto da visita non solo della città, ma anche dell’intera Regione. «Qui da noi vengono i viaggiatori per chiedere informazioni e noi rappresentiamo il servizio di accoglienza per il turismo». Ma trovano una latrina a cielo aperto, «dove i clochard bevono anche». Le fa eco Isabella Ficocelli, la segretaria amministrativa di Italia Nostra, l’associazione che ha sede negli stessi uffici del Dopolavoro. «Qui è diventato un gabinetto all’aperto. Almeno, mettessero dei bagni pubblici». Insomma, il problema, oltre che di ordine pubblico e sociale, è anche sanitario. «In questa situazione», si chiede poi Carla Martorella, consulente turistica del Dopolavoro, «come potremmo, l’estate prossima, attivare, come previsto, un ufficio di servizi turistici in cui noi dovremmo creare un pacchetto di viaggi per l’Abruzzo?». Ieri mattina, inoltre, oltre alle osservazioni dei consiglieri comunali del Partito democratico, Enzo Del Vecchio e Camillo D’Angelo («Lo spettacolo è indecoroso»), si è svolto un altro vertice in prefettura, al quale hanno preso parte anche le associazioni di volontariato. Al termine del summit, si è deciso, tra l’altro, hanno fatto sapere dalla Caritas, «di individualizzare un percorso, anche con agevolazioni per eventuali ritorni nei Paesi d’origine, per ciascun senzatetto».