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Pescara, 25/11/2024
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Data: 07/02/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Rimborsopoli d'Abruzzo - Chiodi verso le Europee, ora nel mirino c’è Pagano. Il governatore potrebbe lasciare, per il presidente otto notti da chiarire nelle quali compaiono quattro dame bianche.

PESCARA Al di là delle dichiarazioni d’orgoglio, Gianni Chiodi sta iniziando a considerare un’uscita dalla scena regionale. Forza Italia gradirebbe un suo passo indietro, ma non repentino: serve un po’ di tempo per capire le indicazioni dei sondaggi. Intanto si preparano le candidature alternative a governatore: Carlo Masci, oppure una scelta femminile da definire. Per Chiodi potrebbero profilarsi nuovi scenari, con la garanzia di Silvio Berlusconi: lasciare la Regione in cambio di una candidatura alle europee con il supporto di una campagna elettorale in grado di conquistare voti dalla macroregione meridionale in cui l’Abruzzo è inserito. Una campagna elettorale tra Puglia e Campania che mostri Chiodi come ingiusto protagonista di Rimborsopoli. Detta così, sembra un’arrampicata sugli specchi, ma le reti di Berlusconi fanno sempre buona pesca al Sud, e le imprese impossibili esaltano il Cavaliere. Intanto Nazario Pagano si prepara a comparire, lunedì, davanti ai titolari dell’inchiesta Rimborsopoli: secondo i riscontri svolti dai carabinieri, al presidente del Consiglio regionale sono collegate alcune figure femminili (non indagate). Nelle otto notti contestate (Pagano dice che «sarà chiarito tutto sulla vicenda dei rimborsi») compaiono quattro dame bianche.

Chiodi può lasciare, vuole l’Europa. Il governatore potrebbe rinunciare alla candidatura
se Berlusconi lo aiuterà

PESCARA «Sono e resto il candidato del centrodestra alla Regione»: è deciso, Gianni Chiodi. Troppo deciso, ruminano i dirigenti nazionali di Forza Italia, che avrebbero gradito affermazioni più sfumate da parte del governatore finito nelle pastoie di Rimborsopoli con annessi e connessi a tinte rosa. Non che Chiodi non dovesse difendersi, sussurrano i signorotti forzitalici, ma annunciare la ricandidatura motu proprio, ignorando il partito, non è parsa una mossa oculata. Anche se umanamente comprensibile, certo: ti chiedono «cosa fai, lasci?» e tu, non foss’altro per orgoglio, rispondi «se lascio? Scherzi? Io raddoppio». Ma qui c’è in ballo una Regione, e il leader della coalizione di centrodestra è finito in un’inchiesta spinosa, sotto vari punti di vista.
Da qui i conciliaboli romani di mercoledì, proprio mentre Chiodi si offriva a una difficile conferenza stampa, da qui i primi passi verso una soluzione alternativa: Carlo Masci, assessore il cui coinvolgimento in Rimborsopoli è ritenuto di più facile risoluzione, o una candidatura femminile. Ipotesi, quest’ultima, suggerita dai sondaggi che spingono per una mossa spiazzante: la macchina della comunicazione berlusconiana è perfettamente in grado di creare in vitro una candidatura sorprendente.
Al di là delle dichiarazioni d’orgoglio, Chiodi sta iniziando a considerare un’uscita dalla scena regionale. I forzitalici gradirebbero un suo passo indietro, ma non repentino: serve un po’ di tempo perchè, senza sondaggi alla mano, loro non dicono neanche cos’hanno mangiato, devono prima capire quale sia la risposta più pagante in termini di consenso. Quei sondaggi oggi dicono che Chiodi non ha più il gradimento degli abruzzesi, domani chissà ma oggi no.
E allora? Allora Chiodi prova a sedersi ancora per una volta alla destra del padre. E a Silvio Berlusconi fa una proposta di questo tenore: io lascio la Regione se voi mi garantite la candidatura alle europee e una campagna elettorale che mi porti voti dalla macroregione meridionale in cui l’Abruzzo è inserito. Una campagna elettorale tra Puglia e Campania che mostri Chiodi come ingiusto protagonista di Rimborsopoli, proponendolo invece come governatore-risanatore-risparmiatore-abbattitasse, insomma l’immagine di se stesso che lui ribadisce continuamente. Detta così, sembra un’arrampicata sugli specchi, ma le reti di Berlusconi fanno sempre buona pesca al Sud, e le imprese impossibili esaltano il Cavaliere, peraltro rimesso in sella dai conciliaboli con Matteo Renzi che, secondo i sacri sondaggi, fanno bene più a lui che al Pd. Poi, figurarsi: proporre uno dei suoi uomini come vittima, se c’è di mezzo un’inchiesta giudiziaria, cosa di meglio? Quale assist più gradito a Berlusconi?
Il dado non è ancora tratto ma la partita è aperta. Sarà piena di sorprese.

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