CHIETI Sul caso dell’ex assessore Ivo D’Agostino, indagato per concussione e violenza sessuale ai danni di sette donne, per la prima volta spunta un altro indagato. Si tratta di un dipendente comunale, una sorta di chaperon con il quale l’ex delegato alle politiche della casa si accompagnava spesso. Autista della macchina di un importante servizio del Comune, secondo quanto denunciato da una delle presunte parti offese, l’avrebbe incontrata per strada e le avrebbe detto: «Fatti i c....tuoi». L’incontro sarebbe avvenuto dopo il 12 luglio quando la donna aveva denunciato D’Agostino alla polizia. Il 19 luglio scorso, 16 giorni che l’assessore venisse arrestato, era un venerdì, giorno del mercato settimanale cittadino. Sull’argomento si torna, l’8 agosto scorso, nel contesto dell’udienza di incidente probatorio chiesto dalla sostituto procuratore Lucia Anna Campo e concesso dal Gip Paolo Di Geronimo. Un passaggio istruttorio che fu fissato una settimana dopo l’arresto proprio per evitare che le cinque donne che avevano denunciato l’assessore D’Agostino, se fosse passato troppo tempo fino ad un eventuale processo, avrebbero potuto essere dissuase dal confermare quanto detto alla polizia. L’incidente probatorio è servito dunque a congelare la prova. Il pubblico ministero, dopo una vivace discussione tra il giudice per le indagini preliminari e un difensore dell’indagato – che non riteneva fosse opportuno interrogare la denunciante su un argomento a suo dire, non prettamente attinente al caso D’Agostino– ottiene invece l’autorizzazione a interrogare la teste. L’accusa voleva in qualche modo dimostrare che le presunte vittime per quanto determinate a parlare erano impaurite anche grazie a un clima che si era creato intorno a loro non proprio sereno. Fin dai primi momenti all’interno degli ambienti comunali si tendeva a sottovalutare l’importanza e la gravità di quanto era stato denunciato. Lei: Allora stavo al mercato per il corso, stavo così passeggiando, guardando le bancarelle, così, e mentro ero intenta a guardare per i fatti miei mi sento qualcuno che mi passa vicino e mi dice di farmi i c...miei. Mi sono subito girata e ho visto che era una persona che avevo già visto di sfuggita qualche volta, sì. Pm: Dove l’aveva vista? Lei: Che portava la macchina della...la macchina verde della protezione civile. Pm: L’aveva visto guidare questa macchina? Lei: Sì. Pm: Lei di questo episodio ne aveva parlato con qualcuno? Lei: Sì, con Mario Olivieri e con Alessandro Di Michelangelo (operatori della Caritas da cui la donna aveva ricevuto ospitalità nella casa famiglia Mater Populi Teatini ndr). Pm:Senta, lei ha effettuato anche una ricognizione fotografica per riconoscere questa persona? Lei: Sì. Pm: Dalle foto che le sono state mostrate non c’era questa persona che l’aveva avvicinata quel giorno? Lei: Sì, c’era. Diciamo che inizialmente non ero molto propensa a volerlo riconoscere, non volevo... Pm: Ci dice perché signora? Lei: Perché ho paura. Perché avevo paura e ho paura. Molta paura. La donna nella prima parte dell’interrogatorio aveva già espresso agli inquirenti di avere avuto paura. Paura che l’aveva costretta a rispondere agli sms piccanti dell’assessore, dopo che questi l’avrebbe costretta ad atti sessuali nel suo ufficio di viale Amendola. Paura soprattutto che se non l’avesse assecondato D’Agostino non le avrebbe dato la casa. Giudice: Questa persona che ha riconosciuto? Pm: Se le rifaccio, e posso rimostrare le foto? Guardi questo è l’album. Guardi queste foto. Avvocato: Prego? A questo punto sorge un’altra vivace discussione tra giudice e difesa. Il giudice Di Geronimo protesta per alcuni cenni che sono stati fatti durante l’interrogatorio. Il difensore piuttosto indispettito invitato eventualmente a fare delle eccezioni, si rifiuta di farle, riservandosi di proporle tutte insieme in seguito. L’interrogatorio della parte offesa riprende. Pm: Guardi queste foto. Giudice: Si dà atto che viene mostrato alla teste l’album fotografico. Pm: É l’album fotografico allegato al verbale del primo agosto. Lei: Sì Giudice: Lo prenda in mano. Lo controlli, veda in mano. Lei: L’ho visto l’avevo già visto. È il numero quattro. Giudice: Che corrisponde a? Pm: Sarebbe il foglio numero quattro...Ah sì, il numero quattro sarebbe .... Giudice: Altre domande? Pm: No io non ho altre domande. L’interrogatorio della donna continua da parte di uno dei difensori dell’indagato D’Agostino, l’avvocato Ionata, che cerca di mettere in contraddizione la teste su alcune date. L’avvocato le fa anche domande sul personaggio che l’avrebbe minacciata sul corso. Difensore: Lei ha detto che questa persona l’ha vista una volta all’interno della macchina della protezione civile? Lei: Sì. Difensore: Ma l’ha vista da sola o in compagnia di D’Agostino? Lei: Sì, in compagnia dell’assesore che scendeva dalla macchina, quando si fermavano lì in viale Amendola.