L’AQUILA «Prima di sparare a zero sul Comune dell’Aquila sostenendo che dal 15 settembre 2012 i fondi relativi al centro antiviolenza sono a disposizione delle casse comunali, Antonio Morgante dovrebbe studiarsi bene le carte e ricostruire attentamente la vicenda. E poi dovrebbe spiegare a noi che cosa ha fatto la Regione con tali fondi. Ma noi lo sappiamo già: non ci ha fatto nulla». Con queste parole l’assessore comunale alle Politiche sociali, Emanuela Di Giovambattista, risponde a Morgante, ex coordinatore della struttura per «l’Attuazione del programma di governo e controllo strategico incardinata nella presidenza Chiodi, che due giorni fa ha puntato il dito sull’incapacità dell’amministrazione comunale di gestire le risorse relative ai centri antiviolenza dell’Aquila. Fondi affidati nel 2012 alla consigliera di Parità, Letizia Marinelli e alle arcidiocesi abruzzesi e poi svaniti, perché il relativo decreto del commissario per la ricostruzione fu annullato dalla Corte dei Conti. E si riapre l’antico scenario di scontro tra l’allora struttura commissariale e il Comune, che fa dire all’assessore Di Giovambattista: «Basta lungaggini e rimpalli di responsabilità, non possono volerci così tanti anni per un progetto, si deve andare avanti». Un appello a lasciare da parte chiacchiere e polemiche e riprendere da dove il discorso si è interrotto. Ossia da quel tavolo del giugno del 2013 con il capo del Dipartimento per lo sviluppo territoriale, Aldo Mancurti , in cui si stabilì che i fondi del progetto Samaria (quello della Curia) dovevano essere riprogrammati. «Nella lettera che accompagna il verbale di quella riunione», spiega Di Giovambattista, «che si è tenuta proprio per discutere della realizzazione del centro di accoglienza e ascolto delle donne, Mancurti scrive:«Si coglie l’occasione per sollecitare gli uffici competenti della Regione, cui spetta la programmazione degli interventi delle politiche sociali a favore del cratere, di approvare un nuovo progetto per l’attuazione di quello che doveva essere Samaria, poi ricusato». Nella nota Mancurti specifica che «le risorse per l’attuazione del progetto (1milione e mezzo) sono state trasferite all’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila, e attendono di essere impegnate». «Il Comune ha solo competenze esecutive», chiarisce Di Giovambattista, «la Regione avrebbe fatto bene a riprogrammare quei fondi e a chiederci di fornire un progetto». Ora i fondi, grazie a un emendamento presentato in Senato dalla senatrice Pezzopane sono a disposizione della Provincia che dovrà spenderli in collaborazione con il Comune dell’Aquila.