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Data: 07/02/2014
Testata giornalistica: La Repubblica
Pd, Renzi apre ai cuperliani: "Cambiare schema sul governo? Discutiamone il 20"

Relazione del segretario alla direzione del partito: "Noi fedeli sul governo, ma se qualcuno vuole assumersi una responsabilità di cambiare schema....". E poi: "Se perdiamo è colpa nostra, non dell'Italicum. Avanti con le riforme". Interviene anche il premier: "Tutto voglio tranne che galleggiare"

ROMA - "La discussione sul governo, è una questione che richiede chiarezza soprattutto dal governo stesso". Matteo Renzi durante la direzione del Pd prende le distanze dall'idea di una sostituzione di Letta a Palazzo Chigi che circola in questi giorni. Ma, anche sollecitato dalle parole di Gianni Cuperlo, in sede di replica affonda e apre, quasi sfidando la minoranza Pd: "Io sto allo schema che ci pone il presidente del Consiglio - dice ancora Renzi - io sto sullo schema dell'aprile del 2013. Si diceva 18 mesi, ne mancano 8. Se qualcuno vuole cambiare schema, se il presidente del consiglio vuole assumersi questa responsabilità o se qualcuno nella direzione vuole proporre altre cose, io non ho alcun problema. Mantenendo l'appuntamento del 13 sull'Europa, si può affrontare nella direzione del 20 febbraio il tema dell'esecutivo, posticipando la riflessione sul Jobs Act".

Insomma un'apertura con rinvio, un paio di settimane che dovrebbero permettere l'avvio della riforma elettorale alla Camera. L'idea della verifica è stato il convitato di pietra di una direzione Pd che aveva ufficialmente in agenda la riforma del Senato (che dovrà essere trasformato in Camera delle Regioni) e quella del Titolo V.

Renzi: "Il rimpasto è meccanismo da prima repubblica". Renzi ha parlato a lungo in apertura della direzione, e solo marginalmente di governo: "Ho cercato di respingere l'idea che il problema del governo è la mancanza di serietà del Pd", chiarisce Renzi. "In tutti i passaggi il Pd è stato serio con il governo. Anche quando tra di noi si è discusso, poi fuori si è sempre tenuto una linea di assoluto rispetto nei confronti del governo. Doveroso, scontato, ma lo mettiamo agli atti".

Quanto all'ipotesi rimpasto, Renzi ripete quanto detto nei giorni scorsi: "L'idea che chi vince un congresso poi chiede il rimpasto aveva un senso solo nella prima repubblica. Il giudizio sul governo sui ministri spetta innanzitutto al presidente del Consiglio: se ritiene che le cose vadano bene come stanno andando, che vada avanti. Se ritiene che ci siano dei cambiamenti da apporre, affronti il problema nelle sedi politiche e istituzionali, indichi quali e giochiamo a carte scoperte".

Dell'argomento, ad ogni modo, Renzi ne ha parlato all'inizio solo indirettamente e ci tiene a ostentare distacco, se non fastidio, per chi invece continua a battere su questo tasto: "Fiat - sottolinea - ha fatto una doppia scelta: sede legale ad Amsterdam e sede fiscale a Londra. Mi ha colpito che su questo tema si sia speso molto meno che del rimpasto e delle soglie della legge elettorale". Poi aggiunge: "Considero ben poca cosa chiudere l'accordo solo sulla legge elettorale. Per l'importanza della sfida che abbiamo lanciato non sarebbe neppure un pareggio ma una sconfitta".

"Con molta franchezza - insiste il segretario - trovo discutibili alcune reazioni di queste ore e giorni per cui forti di alcuni sondaggi con l'Italicum vince Berlusconi. Le elezioni si vincono o si perdono se si prendono i voti non se si cambia sistema elettorale". E ancora: "Se si andasse alle elezioni con l'Italicum e un'alleanza Berlusconi-Bossi-Casini ci battesse, il problema saremmo noi. Se dopo 20 anni la nostra capacità di prendere i voti è tale che basta che Casini vada si là e Bossi stia con Berlusconi per impaurirci, il problema ce l'abbiamo noi". Parlando delle future alleanze, il sindaco poi spiega: Alle prossime elezioni "vedo un simbolo del Pd, ma accanto do per scontato sia un raggruppamento di moderati che non vuole stare con il Pd ma neanche dall'altra parte e presumibilmente una parte della sinistra".

Entrando nel merito delle riforme, il sindaco ha spiegato le sue idee, come la nuova Camera delle autonomia che deve essere incentrata più sui sindaci che sui consiglieri regionali. Ma l'importante è farle le riforme "per sconfiggere l'antipolitica e chi impedisce di parlare un capogruppo in sala stampa", come hanno fatto i grillini a Montecitorio.

Sulle riforme insomma si va avanti: "C'è un'intesa con le principali forze politiche - spiega - e questo doppio lavoro dopo il 15 febbraio sarà affidato alla discussione parlamentare: sul superamento del Senato si partirà al Senato, sul Titolo V alla Camera. E' una poderosa iniziativa costituzionale".

Letta: non voglio galleggiare. A prendere la parola in direzione, dopo Renzi, è stato proprio Enrico Letta. Di fronte ai problemi "non è possibile galleggiare", afferma. "Non è possibile pensare di uscire galleggiando e tutto voglio tranne che questo", chiarisce il premier.

Il Pd, prosegue il presidente del Consiglio, ha l'opportunità nel 2014 di portare l'Italia fuori dalla crisi sociale e di completare le riforme: opportunità che non vanno sprecate. "Ci sono due grandi questioni - osserva Letta - che sono quelle che nel 2014 abbiamo la grande opportunità, noi che siamo in questa stanza, di portare a soluzione". "Se ci riusciamo - assicura - questa nostra comunità salva il Paese nei punti in cui è affondato e torna in contatto con il Paese. Se non riusciamo in questa complessa operazione, i problemi che hanno portato al voto di febbraio resteranno tutti lì".

Le riforme vanno fatte "per bene, cioè di corsa", dice ancora il premier. "Dobbiamo arrivare prima delle elezioni europee, avendo il Pd il risultato della legge elettorale approvata e del primo passaggio significativo delle altre due riforme. Questo ci darebbe un grande segnale ed è quello che i grillini non vogliono. Su questo c'è il mio impegno e la convinzione che i due temi, riforme e risposta alla crisi, debbono stare legati, collegati a un gioco di squadra".

Cuperlo: "Non rimpasto ma vera ripartenza". "Il rapporto tra il Pd e il governo non riguarda solo noi, ma la tenuta complessiva del Paese. Io chiedo a questa direzione: reggiamo così? Regge così il Paese?" afferma Gianni Cuperlo, ex presidente dell'Assemblea del Pd. "Io indico due strade - spiega Cuperlo - quella di una vera ripartenza, non un rimpasto, che consenta di saldare un accordo programmatico con un nuovo profilo e prestigio. Enrico Letta lo vuole fare questo sforzo? E' in grado di farlo? Se sì, si vada avanti. Se invece non ci sono queste condizioni, sia il segretario del partito a prendere un'iniziativa chiara, di una in particolare si parla tanto sui giornali, che discuteremo. Da parte mia lui troverà una piena responsabilità, nello spirito di una collaborazione vera".

Lo scontro tra il segretario e Confindustria. Prima della direazione, Ranzi aveva partecipato a un convegno organizzato a Firenze da Confindustria (e durante il quale il sindaco rottamatore ha 'incrociato' e salutato il presidente Giorgio Squinzi, con cui ha fissato anche un appuntamento telefonico per le prossime settimane), Renzi ha lanciato alcuni messaggi. Primo fra tutti, quello sulle riforme: "L'Italia - ha detto - ha finito il tempo a disposizione e non basta accarezzare i problemi come è stato fatto fino a ora: o i problemi si risolvono o non ha più senso parlare ai cittadini italiani di città metropolitane e altre riforme".

E ancora, sull'abolizione delle Province: "Non c'è l'accordo di tutti per il loro superamento. Noi vogliamo che il 25 maggio non si voti per le Province, e questo obiettivo è realizzabile se il ddl del ministro Graziano Delrio (tra i più vicini a Renzi, ndr), che in questo momento sta incontrando il capo dello Stato, avrà in queste ore la svolta del Senato. Questo - ha aggiunto - consentirà di avere delle Province di secondo livello, con i sindaci protagonisti".

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