La scelta del metodo delle primarie per la selezione della classe dirigente candidabile è stata, probabilmente, la principale innovazione apportata dal Partito Democratico al sistema politico italiano, consentendo in molti casi di individuare personalità capaci nell’amministrazione delle istituzioni territoriali che forse altrimenti non avrebbero avuto modo neppure di essere prese in considerazione. Accanto a questa opportunità che riguarda la qualità delle persone eleggibili, occorre considerare il grande valore dato dalla partecipazione popolare, che di per sé rappresenta un patrimonio di forza e di credibilità. Un coinvolgimento limitato, però, nel suo potenziale, visto che soprattutto a livello locale si è espresso prevalentemente attraverso il voto che, pur qualificando la vita di una democrazia, non la racchiude per intero. “Conoscere per deliberare”, il grande insegnamento di Luigi Einaudi, dovrebbe trovare una maggiore applicazione in questo momento così forte della partecipazione popolare, e a ben guardare nel modello americano delle primarie c’è una indicazione in tale senso: è quella offerta dai cosiddetti caucus, ovvero le assemblee nelle quali si incontrano gli elettori per ascoltare tutti i candidati esporre i loro programmi, e fare attraverso la valutazione delle proposte una scelta meditata sul candidato migliore. Prendendo spunto da questo modello, vogliamo proporre e organizzare per le amministrative di Pescara una serie di assemblee nelle diverse aree della città in cui sia possibile partecipare a dibattiti tra le persone provenienti dalle professioni e dai mondi vitali che hanno qualcosa da dire, ascoltare le proposte e farsi un’idea su chi sia il migliore per contendere all’attuale leadership di destra il governo cittadino. In questo modo la scelta non avverrà solo sulla base dei cognomi, delle fisionomie, delle opinioni sentite dire in giro, della forza degli slogan, ma proprio entrando nel merito delle capacità e delle competenze degli eleggibili. Proprio questo crediamo sia il punto, Pescara è di fronte a una nuova fase della sua vicenda e deve porsi la domanda su che funzione vorrà svolgere nell’immediato futuro, prendendo esempio da Milano che vuole porsi come modello di glocal city, ma anche considerando che L’Aquila, nel perseguire la sua ricostruzione, punta sulla dimensione culturale. Quale, dunque, lo specifico che dovrà caratterizzare questa comunità, nella fase del superamento del Novecento, con i bastioni dei ranghi dei capoluoghi di provincia e degli uffici territoriali dei poteri dello stato? Come intercettare nuove risorse private, man mano che vengono meno quelle statali, senza ricorrere al consumo del suolo, ma promuovendo anzi la bellezza? Altrove nel Mediterraneo, in Israele, si sono posti con successo questa sfida realizzando quasi dal nulla una Silicon Valley in grado di attrarre miliardi di investimenti e di promuovere start-up. È solo un esempio di quanta potenzialità sia a disposizione di chi sia in grado di unire la forza di un’idea a quella di una capacità realizzativa in un contesto urbano accogliente. Le primarie delle idee svolgeranno un buon servizio se consentiranno di far emergere persone e progettualità in grado di proporsi a tale altezza. In questo modo il Partito Democratico offrirà un notevole contributo alla città, attraverso uno strumento di consapevolezza attiva che resta il principale motore del contributo del cittadino alla comunità.