PESCARA Puntano a riaprire a tutti i costi la porta turistica sui Balcani e a ripristinare il collegamento marittimo estivo con i porti di Hvar e Spalato, in Croazia. E poco importa se la Snav ha chiesto una sponsorizzazione alle istituzioni locali e ai rappresentanti delle categorie produttive cittadine. I presidenti di Sib/Confcommercio Riccardo Padovano e Fab/Cna Cristiano Tomei non hanno dubbi e dicono, senza pensarci troppo, che ognuno deve fare la sua parte per contribuire a tutti i costi alla ripresa del traffico passeggeri. Anche mettendo mano al portafogli. «In questo momento», rimarca Tomei, «Pescara e l’Abruzzo stanno soffrendo un vuoto infrastrutturale: siamo tagliati fuori, per mancanza di collegamenti, dalla macroregione adriatico-ionica, dai traffici con i Balcani e persino da luoghi di interesse strategico a noi vicini come Roma. Lungo la fascia adriatica c’è un buco nei trasporti che parte da Pescara e arriva fino alle Marche. Il nostro sforzo deve essere quello di colmare questo deficit, partendo appunto dal collegamento con la Croazia». Il segretario della Federazione autonoma balneatori (Fab) racconta di aver partecipato a una serie di incontri e riunioni convocati dal presidente della Camera di commercio Daniele Becci per discutere dell’opportunità offerta dalla compagnia Snav. «Nel nostro piccolo siamo pronti a fare la nostra parte», dice Tomei, riprendendo la posizione di Becci dei giorni scorsi, «riportare la Snav a Pescara rappresenta un investimento certo per tutti. Ne sono convinto: la nave passeggeri porterà benefici concreti a tutti i comparti dell’indotto. Inoltre la possibilità di riaprire la porta verso i Balcani apre la necessità di garantire all’intero Abruzzo collegamenti più veloci non solo via mare, ma anche via terra e su rotaia». Discorso analogo quello di Padovano, presidente della sezione pescarese del Sindacato italiano balneari (Sib/Fipe): «Tutti noi dovremmo fare uno sforzo per far tornare la Snav a Pescara, anche mettendoci le mani in tasca. La sponsorizzazione rappresenta un punto di partenza, ma non si può prescindere dagli aiuti delle pubbliche amministrazioni. Nel 201», aggiunge Padovano, «Pescara ha perso dopo 42 anni il collegamento via mare con la Croazia. Si era detto che le compagnie marittime avessero abbandonato l’Abruzzo. Invece adesso apprendiamo con piacere che il nostro territorio rappresenta ancora una buona piazza per la Snav. La sponsorizzazione è una sorta di richiesta di garanzie che non posso non condividere. Ma c’è bisogno del sostegno delle istituzioni che devono contribuire rimettendo in piedi alcune strutture della banchina commerciale, come l’area di sosta per i passeggeri, la dogana e la biglietteria. Alla Snav dobbiamo essere in grado di dire: il porto è idoneo e ci sono anche i presupposti per una programmazione pluriennale». Padovano critica l’intervento di ieri di Dario Colecchi, presidente di Federturismo Abruzzo, che aveva espresso un’opinione nettamente contraria alla richiesta avanzata dalla Snav, condividendo invece il discorso di apertura di Emilio Schirato (Federalberghi Pescara). «Non riesco a capire la posizione di Federturismo», ammette Padovano, «probabilmente perché, trovandosi all’Aquila, non hanno ben chiara la nostra situazione. Il turismo in Abruzzo non può basarsi soltanto sull’aeroporto, ma anche sul porto. Inviterei quindi Colecchi a lavorare per mettere in sinergia le nostre due principali attrattive, il mare e la montagna». Al dibattito interviene anche il direttore di Confesercenti Gianni Taucci: «La Snav porta in città un turismo che non è di passaggio, come avviene ad esempio per il traffico aereo Ryanair. I passeggeri in partenza o al ritorno dalla Croazia si fermano a dormire, pranzano, cenano e fanno spese a Pescara. È un mercato talmente vivo che la Regione dovrebbe contribuire con finanziamenti appositi a incentivarlo, così come fa per l’aeroporto. In questa fase ben venga l’assistenza privata, ma credo che sarebbe opportuno uno sforzo maggiore di Regione, Provincia e Comune».
Il pilota del porto: prima va garantita la manutenzione
«Non è possibile pensare di aiutare economicamente una società per poi dirgli, fra un paio d’anni, di andarsene perché il porto è diventato nuovamente inaccessibile». Il pilota del porto Leonardo Costagliola è preoccupato per «la mancanza di risposte dalle istituzioni competenti» e teme che, dopo la conclusione del dragaggio prevista per la fine di febbraio, lo scalo cittadino possa essere lasciato nuovamente a se stesso senza programmare interventi di manutenzione, a breve e a lungo termine. Secondo il pilota del porto, infatti, gli effetti positivi del dragaggio dureranno un anno e mezzo o al massimo due. «Sarebbe stato sicuramente più appropriato», dice Costagliola, «aggiungere una somma ai 13 milioni di euro spesi finora, in modo da aumentare ulteriormente la profondità dei fondali del porto. Vogliamo risposte precise dalla politica sulla scelta futura del porto, non possiamo aspettare altri vent’anni per sapere se si può attuare il piano regolatore portuale». (y.g.)