C'è un indagato per l'incendio che ha distrutto la roulotte di proprietà della Cgil. Si tratta di un vicino di casa del sindacalista Carlo Petaccia: quando sono state appiccate le fiamme, il mezzo era parcheggiato nei pressi dell'abitazione del segretario provinciale della Filctem, in via Tiberio, allo scalo. L'avviso di garanzia è partito nelle scorse ore e l'accusa è quella di danneggiamento seguito da incendio. L'uomo sarà interrogato dagli inquirenti la prossima settimana. Delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Giuseppe Falasca, si occupa la Digos della Questura di Chieti. Per il momento, dunque, si esclude la pista di un atto di ritorsione nei confronti della Cgil e prende sempre più corpo l'ipotesi di uno sgarro di un vicino di casa a cui la roulotte dava fastidio. Nei giorni precedenti al rogo, infatti, qualcuno si era rivolto alla polizia municipale per lamentarsi della presenza del mezzo. Fatto sta che, nella notte tra il 26 e il 27 gennaio, la roulotte è stata ridotta in un cumulo di cenere in pochi minuti. Non ci sono mai stati dubbi sulla natura dolosa dell'incendio, considerando che all'interno non c'erano collegamenti elettrici o fonti di calore che possano aver generato un'autocombustione. La notizia del rogo è stata accolta con amarezza dai dipendenti della Sixty: il mezzo, per circa due anni, è stato il presidio della vertenza del gruppo moda dello scalo. Non a caso, in pochi istanti, è andato in fumo l'archivio storico della lotta sindacale, raccolto in quattro, voluminosi faldoni. Come racconta Marino D'Andrea (Rsu Cgil), diversi dipendenti, vedendo le immagini del loro "simbolo" ridotto ad un ammasso di lamiere, sono scoppiati addirittura lacrime. «È un atto gravissimo: non è stato colpito solo il sindacato, ma anche centinaia di lavoratori che si riconoscono in quel presidio», è stato invece il commento del sindacalista Giuseppe Rucci. Petaccia, che il giorno dopo l'incendio ha presentato in Questura denuncia contro ignoti, ha ricordato a più riprese come la roulotte, "prestata" ai dipendenti della Sixty dalla Flc-Cgil, fosse regolarmente assicurata: «Non dava fastidio a nessuno e non era visibile dalla strada principale». Ma presto potrebbe essere fatta chiarezza sul giallo di via Tiberio.