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Pescara, 25/11/2024
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Data: 09/02/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Per Chiodi e De Laurentiis ultima parola ai sondaggi Resta in piedi l’ipotesi del consigliere della Rai ma il governatore fa pressing su Berlusconi

PESCARA Ognuno a questo punto gioca le sue carte. La linea di Chiodi è chiara. Pure troppo. ««Stiamo parlando di una situazione - racconta il governatore dell'Abruzzo - che è stata montata ad arte perché l'obiettivo non era rimborsopoli. No. Era quello di guardare dal buco della serratura per far scoppiare uno scandalo che è diventato gigantesco. E sono convinto che questa cosa sarà un boomerang». Il Chiodi pubblico ribadisce in sostanza quel che ha spiegato al telefono al grande capo. Insomma, il governatore uscente è convinto di essere vittima di un complotto e chi meglio di Silvio Berlusconi può capirlo. Rodolfo De Laurentiis, il consigliere Rai, ma soprattutto presidente di Confindustria Televisioni, non vuol uscire allo scoperto. Anzi. «Non ho mai avanzato la mia candidatura» e quando gli si chiede dei suoi rapporti non proprio idilliaci con Casini e Cesa lui glissa: «Ultimamente non mi occupo di politica». Ma dai palazzi romani si racconta che Rodolfo De Laurentiis, negli ultimi tempi, abbia incontrato Silvio Berlusconi almeno due volte. E che il suo nome sia sul tavolo di Altero Matteoli, insieme a quello di Gianni Chiodi, è altrettanto certo. Comunque vada a finire questa storia è abbastanza chiaro che l’Abruzzo è un caso spinoso per il centrodestra; una situazione da trattare con la massima cautela soprattutto per non creare pericolosi precedenti. Meglio andare con ordine: sull’operato di Gianni Chiodi fino alla bomba «Rimborsopoli» il centrodestra non aveva mai avuto alcun dubbio. Ma a far scattare l’allarme e a indebolire la posizione dell’ex sindaco di Teramo non è stata l’inchiesta della Procura di Pescara, ma la gestione poco lucida, culminata con l’intervista al Corriere della Sera, su quella notte trascorsa all’hotel Del Sole di Roma con Letizia Marinelli, nominata consigliera di parità qualche tempo dopo la scappatella extraconiugale nella dimora dell’Ariosto. Gìà del Montone. Insomma appare evidente che se si è cominciato a sbirciare dal buco della serratura, al di là di fughe di notizie dagli uffici degli inquirenti, la colpa sia soprattutto di chi ha deciso di spalancare la porta. «Sono fatto così - ha detto Gianni Chiodi - non riesco a mentire». Fatto sta che la piega a luci rosse presa dall’inchiesta ha generato un morboso interesse da parte dei media con un conseguente crollo degli indici di gradimento del governatore uscente. E solo Dio sa quanto Silvio Berlusconi sia sensibile ai sondaggi. Da qui il «congelamento» non ufficiale della candidatura di Chiodi e la presa in considerazione dell’opzione Rodolfo De Laurentiis. Abruzzese di Collelongo, ex presidente dell’Arpa, due volte parlamentare, candidato alle scorse regionali con buoni risultati, ma soprattutto consigliere di amministrazione della Rai e uomo tenuto in grande considerazione dai vertici Mediaset. Ma a tenere in piedi l’opzione Gianni Chiodi è ora soprattutto il precedente che un’eventuale esautorazione di un candidato uscente, indagato e innocente fino a prova contraria, potrebbe creare in Forza Italia. A spaventare i vertici azzurri è soprattutto il timore di creare un devastante effetto a cascata tra la classe dirigente abruzzese, visto il coinvolgimento nell’inchiesta «Rimborsopoli» di tutti gli assessori di Chiodi, più il presidente del Consiglio regionale, nonché neo coordinatore di Forza Italia, Nazario Pagano. Un problema non facile da risolvere per il senatore Altero Matteoli, in questi giorni alle prese con la scelta di strategie e soprattutto uomini in vista della prossima scadenza elettorale di maggio. Senza dimenticare la spina delle comunali pescaresi che in queste ore stanno lacerando la coalizione di centrodestra. Divisa da nuovi equilibri nazionali, ma soprattutto spaccata sui nomi di Luigi Albore Mascia e Guerino Testa. Un guaio dopo l’altro.

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