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Data: 10/02/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Pagano davanti ai pm Rimborsopoli atto secondo Le «5 stelle» di Mosca e le quattro donne in hotel

PESCARA Si presenterà alle 16 di fronte ai magistrati per giustificare quegli oltre 15 mila euro che, secondo l'accusa, avrebbe illegittimamente addebitato alla Regione per coprire spese personali effettuate durante le cosiddette «missioni istituzionali». Proseguono oggi con il Presidente del Consiglio regionale gli interrogatori sulla Rimborsopoli abruzzese, l'inchiesta sulle presunte rendicontazioni gonfiate o non dovute che il 22 gennaio, intorno alle 18, ha assestato uno scossone violento alla Giunta di Gianni Chiodi coinvolto anche lui nella vicenda che ha portato di fronte ai pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio 25 persone tra assessori e consiglieri regionali. Non è difficile immaginare la linea difensiva di Pagano, accompagnato in Procura dall'avvocato Gabriele Vigliotti. La sua posizione, il presidente, l'aveva chiaramente espressa nella nota presentata alla stampa il 24 gennaio, a caldo rispetto alla raffica di avvisi di garanzia. Aveva convocato una conferenza stampa, ma poi aveva preferito stilare un comunicato con le aprole calibrate, annunciando subito che non avrebbe risposto a domande.

Questa la linea disegnata, che oggi deve in qualche modo ribadire di fronte ai magistrati che pretendono da lui chiarimenti: «Non c'è nessuna Rimborsopoli in Abruzzo – aveva affermato –. Nessuno scandalo, né uso distorto del denaro pubblico, bensì incongruenze nella compilazione dei modelli di rimborso». Aggiungendo poi, e manifestando così la sua posizione rispetto all'operato dei magistrati inquirenti, «che l'inchiesta riguarda il periodo compreso tra il 2009 e il 2012. Manca, dunque l'anno 2013. È evidente che le indagini non sono ancora concluse. Quindi, il dubbio è legittimo: perché proprio ora, a ridosso dell'appuntamento elettorale, e con queste modalità?».

Da subito Pagano, accusato come gli altri di peculato, truffa e falso ideologico, aveva parlato di missioni istituzionali «previste da un Regolamento interno del Consiglio regionale» che, come sostenuto il 4 febbraio dall'avvocato Massimo Cirulli chiamato a difendere nella vicenda l'assessore all'Agricoltura Mauro Febbo e l'ex assessore alla Cultura Luigi De Fanis, non imporrebbe alcun tetto di spesa a pranzi e cene, né al costo delle camere d'albergo essendo questo, si sostiene, frutto di un accordo precedente tra hotel e Regione. L'unico limite sarebbe dunque quello del numero di "stelle”: impossibile, se non attraverso un'autocertificazione che attesti l'impossibilità di usufruire di altra struttura, dormire in alberghi a 5 stelle. Proprio in questi, secondo la Procura, avrebbe più volte pernottato Pagano come sarebbe accaduto, ad esempio, a Mosca, quando per due notti al Merriott avrebbe strisciato la Carta di credito istituzionale per 702 euro.

Inevitabile, anche per lui, il gossip di una vicenda in cui il lato privato sembra purtroppo aver preso il sopravvento su quello pubblico. Anche a Pagano, infatti, si contestano quattro notti trascorse, stando a quanto scritto nell'informativa dei carabinieri, con donne diverse dalla moglie e finanziate con soldi pubblici. Dopo di lui, in Procura, arriverà l'assessore al Bilancio Carlo Masci chiamato a rispondere di un buco di rendicontazione, in quattro anni, di circa 500 euro. Nessuna dichiarazione in pubblico per lui, solo un messaggio Facebook datato 23 gennaio: «oggi ricevo dopo 19 anni di attività politica il mio primo avviso di garanzia» per aver indicato sugli scontrini contestati, prosegue, «soltanto la frase generica "missione istituzionale" e non la motivazione della stessa. Questa genericità, derivante da una prassi degli uffici regionali risalente nel tempo, costituirebbe, a detta dei pm, un reato. Io sono tranquillo». Gli interrogatori si concluderanno dopodomani, mercoledì 12 febbraio, con gli ultimi assessori e i consiglieri regionali implicati.

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