Riprendono oggi al Tribunale di Pescara, gli interrogatori per la cosiddetta presunta 'rimborsopoli' abruzzese. A comparire davanti ai pm, Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, titolari dell'inchiesta in cui sono indagati in 25 tra Giunta e Consiglio, il presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, nel pomeriggio.
Sempre oggi, interrogatorio anche per l'assessore al Bilancio Carlo Masci e per il consigliere Emilio Nasuti. Altri consiglieri verranno ascoltati nei prossimi giorni. Gli altri assessori indagati sono stati ascoltati, come il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, la scorsa settimana.
Per tutti, ipotizzati i reati di truffa aggravata, peculato e falso ideologico per un periodo che va dal 2009 al 2012 e una cifra che si aggira intorno agli 80 mila euro.
Al presidente Pagano, come appreso dalle carte dell'inchiesta, verrebbero contestati diversi presunti pernottamenti in hotel a 5 stelle. Ad esempio a Roma, a Sanremo, a Rimini, a Venezia, a Sirmione (Brescia), a Barcellona, Caracas, Miami, Toronto, Mosca, Innsbruck. Per il suo soggiorno a Sanremo, la Regione avrebbe pagato 900 euro per tre notti. Anche a Pagano vengono contestati pranzi o cene con più commensali sempre a spese dell'ente. «La magistratura - spiegò Pagano il giorno dopo la notizia dell'indagine, affidando la dichiarazione a un testo scritto - sta portando avanti in Italia una verifica delle spese dei gruppi consiliari delle Regioni. E la procura di Pescara si è allineata: ma non c'é nessuna 'rimborsopoli d'Abruzzo». «Questa inchiesta - disse Pagano - come è evidente, non riguarda le spese pazze di alcune regioni». Poi aggiunse: «Nessuno scandalo né uso distorto del denaro pubblico, bensì incongruenze nella compilazione dei modelli di rimborso».
Intanto il presidente della Regione Chiodi, in tv, rispondendo alle domande di una giornalista dell'Arena di Massimo Giletti (Rai1), che ha dedicato buona parte della puntata alla vicenda abruzzese, ha ribadito le posizioni espresse all'indomani del suo interrogatorio, sia sul pagamento della notte romana trascorsa con la consigliera di Parità Letizia Marinelli («ho pagato con la mia carta di credito e non ho usato né artifici né raggiri»), sia sulla nomina della stessa Marinelli. Nessun favoritismo, ha detto Chiodi «uno perché non c'era motivo di farlo perché a quanto mi dicono il suo curriculum era di tutto rispetto, secondo perché non mi sarebbe mancato il modo per favorirla in modo più consistente».
Quindi la sua corsa alle Regionali del 25 maggio e il rischio che questa corsa possa essere bloccata: «Spero di no. Voglio continuare ad avere fiducia nella magistratura», ha reagito Chiodi che, parlando della sua famiglia, ha detto: «C'é una forte unione sia con le mie tre figlie che con mia moglie e non posso che essere molto felice di questo».