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Pescara, 25/11/2024
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Data: 11/02/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Rimborsopoli d'Abruzzo - Pagano, l’incarico all’amica. Interrogato in Procura a Pescara il presidente del consiglio regionale «Non ho sperperato soldi pubblici». Ma spunta un atto in favore di una delle sue amanti

PESCARA Il presidente del consiglio regionale, Nazario Pagano, ieri ha scelto le entrate secondarie per salire al quarto piano della Procura dove, davanti ai Pm di Rimborsopoli Bellelli e Di Florio, ha chiarito in un quarto d’ora la sua posizione riservandosi di presentare una memoria difensiva. Al presidente, come appreso dalle carte dell'inchiesta, erano contestati diversi pernottamenti in hotel a 5 stelle. Ad esempio a Roma, a Sanremo, a Rimini, a Venezia, a Sirmione, a Barcellona, Caracas, Miami, Toronto, Mosca, Innsbruck. Per il suo soggiorno a Sanremo, la Regione avrebbe pagato 900 euro per tre notti. Pagano ha detto di non aver sperperato i soldi di rappresentanza, anzi di averli ridotti. Nel merito ha chiamato in causa gli uffici che avrebbero compilavano i rimborsi in maniera inesatta. Neanche una parola sulle otto notti che avrebbe passato in compagnia quando dichiarava di essere da solo: agli atti ci sono la moglie ma anche quattro amanti. Una di queste è finita anche a libro paga del consiglio regionale in una determina dei primi mesi del 2013. Una fornitura diretta per servizi consegnati alla struttura speciale di supporto stampa.

PESCARA Entra ed esce da una porta secondaria del tribunale per sfuggire ai giornalisti, poi fa circolare un comunicato stampa dove afferma di aver chiarito tutto con i magistrati che lo hanno interrogato su Rimborsopoli e non rinuncia a fare un po' di campagna elettorale contro l'opposizione. Il presidente del consiglio regionale, Nazario Pagano, era il più atteso nella seconda giornata di interrogatori davanti ai pubblici ministeri Bellelli e Di Florio. In lista, ieri pomeriggio, c'erano anche l'assessore Carlo Masci e il consigliere Nasuti. La sosta negli uffici giudiziari per Pagano è stata comunque brevissima. Una ventina di minuti per spiegare ai magistrati la sua estraneità alle contestazioni di peculato e truffa per gli illeciti rimborsi per le missioni istituzionali e non e per comunicare che il suo legale, Giuliano Milia, depositerà una memoria difensiva. «Opportuni chiarimenti - si legge nella nota diffusa dal suo ufficio stampa -sono stati in particolare forniti dal presidente Pagano su tutti gli aspetti collegati alle missioni del presidente del consiglio che, per espresso profilo istituzionale, esercita funzioni di rappresentanza dell'assemblea regionale. Il presidente Pagano ha altresì spiegato che molte delle missioni all'estero cui si faceva riferimento in atti, erano da collegarsi alla sua funzione di presidente della Calre (Conferenza delle assemblee legislative delle Regioni d'Europa) rivestita nel periodo 2011-2012».
Ed è soprattutto su questo aspetto che la difesa di Pagano ha battuto, e in particolare su una esistente legislazione speciale statale che permetterebbe al solo presidente del consiglio, e non anche al presidente della giunta Chiodi, di operare come ha fatto Pagano nelle sue trasferte istituzionali. Quindi niente problemi per le stelle degli alberghi lusso o per pranzi e cene. E anche lui, come aveva fatto il presidente Gianni Chiodi, ha scaricato le responsabilità sulla sua segreteria, su chi era addetto alla prenotazione degli alberghi. Delle cinque donne, moglie compresa, con le quali avrebbe passato la notte in alcune delle sue trasferte istituzionali, a spese della Regione, neppure una parola sarebbe stata fatta durante l'interrogatorio.
Ma una cosa è certa: il prossimo passo dei carabinieri che conducono le indagini, sarà quello di acquisire la documentazione e la delibera con la quale una di queste donne, tra il 2012 e il 2013, avrebbe ottenuto qualche centinaia di euro per la realizzazione di uno sfondo web e fornitura di materiale fotografico dal Consiglio Regionale.
Nel suo comunicato Pagano ha tenuto anche a sottolineare ed ha «rivendicato, a fronte di un'accusa di sperpero di denaro pubblico, la ferma politica adottata di drastica riduzione dei costi della politica e delle spese di rappresentanza. Queste ultime non solo sono sempre ampiamente contenute ben al di sotto del capitolo di bilancio, ma negli ultimi due anni, rispetto a chi lo ha preceduto, sono passate dai 200 mila euro del 2008 agli scarsi 20 mila euro attuali».
Brevissimo anche l'interrogatorio dell'assessore Carlo Masci. «Delle circa cento missioni fatte quale delegato della conferenza delle regioni a Roma ho chiesto il rimborso solo per una quarantina di pasti che variano dai 40 ai 60 euro l'uno: tutti gli altri li ho pagati di tasca mia. E non ho mai chiesto rimborsi per alberghi che infatti non mi vengono neppure contestati».

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