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Pescara, 25/11/2024
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Data: 11/02/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Doppio passo e finta di Pagano. A colloquio con i pm per 30’ e dribbling ai giornalisti

PESCARA Che non amasse le parole in libertà lo si era capito all’indomani della doccia gelata degli avvisi di garanzia della Procura di Pescara dispensati a pioggia sulla Regione. Il presidente del Consiglio Nazario Pagano, prima dell’imboscata col fuoco di controbatteria mediatica sulle frequentazioni dei letti degli hotel più che sulla congruità delle fatture, aveva già disegnato la via maestra della difesa: penna su carta, fatti e diritto. Ieri, che doveva parlare ai pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio a sei giorni dal bombardamento mediatico su Gianni Chiodi, se l’è sbrigata con mezz’ora: domande e risposte, una stretta di mano e via da un’uscita sul retro, dopo la rassicurazione che avrebbe presentato una memoria difensiva. È certo, intanto, di aver spiegato tutto sulle contestazioni e soprattutto di aver focalizzato il suo ruolo e le sue funzioni di presidente del Consiglio, ovvero di rappresentanza della Regione nelle varie missioni per le quali, ha sostenuto, ha supporto documentale. Per il resto, silenzio, per far cantare la carta. Un risultato secco l’ha già colto: con la sua linea di condotta ha tappato «urbi et orbi» il buco della serratura delle quattro camere d’albergo e sulle altrettanto presunte amiche, e ha reinchiodato la barra sulla questione puramente giuridica, ovvero se abbia o meno commesso i reati ipotizzati dall’inchiesta sui rimborsi. Punto. Stelle e "stelline" degli hotel sono due cose diverse. Il presidente ha accuratamente dribblato i giornalisti, ed è un suo diritto, ci mancherebbe, ma un personaggio pubblico dovrebbe ricordare che telecamere e microfoni non esistono solo per solleticare la vanità e per autoincensarsi: forse l’abitudine alle compiacenze prone ai politici ha fatto dimenticare il ruolo della stampa, che è quello di informare, ovvero chiedere per avere risposte. Pagano, a scandalo esploso, aveva convocato in Regione una conferenza stampa, che tecnicamente significa: tu domandi, io rispondo. Ma subito aveva scandito che si sarebbe limitato a leggere una nota già scritta e basta. Anche questo è un suo diritto. Ieri Nazario Pagano avrebbe potuto staccare il cedolino del dividendo politico con un po’ di trasparenza tra tanti torbidi a luci rosse più o meno strumentali, più o meno amorali, più o meno pertinenti. Pure l’altro presidente, il governatiore Gianni Chiodi, ha bevuto l’amaro calice della popolarità al contrario. Pagano no, e con lui Carlo Masci, l’assessore al bilancio che deve rispondere di ben (si fa per dire) 500 euro spalmati su quattro anni, e senza neanche il sospetto di notti al di fuori dal talamo nuziale. Ambedue sono transitati lontano da occhi indiscreti dal parcheggio blindato al quarto piano off limits dove erano attesi per essere ascoltati in presenza dei loro avvocati (come il consigliere Emilio Nasuti, anch’egli fuori dal raggio visivo); ambedue ci son rimasti pochi minuti; per ambedue è stato detto che l’incontro è stato cordiale e sereno. Ci vuole una buona dose di bicarbonato per diluire con la cordialità e la serenità un beverone le cui conseguenze politiche, prima ancora che giudiziarie, possono essere immaginate ma solo fino a un certo punto. Se i magistrati se la sono cavata con pochi minuti è da subito argomento di dietrologia. Spiccioli di tempo per somme più o meno consistenti. Carlo Masci non ha interesse a dire nulla, perché le contestazioni a suo carico, anche agli occhi del più malizioso e irriducibile avversario, appaiono davvero bagatellari. Cosa dire, in proposito, della consigliera Alessandra Petri che deve rispondere - udite, udite - di ben 19 euro di addebito? Ma questa storia, sin dall’inizio, si muove su piani differenti e paralleli, non sempre nella stessa prospettiva per quanto di comune matrice. Gli interrogatori riprenderanno e si concluderanno domani con una lunga lista di consiglieri regionali da ascoltare e gli ultimi assessori chiamati a rispondere, come gli altri, di peculato, truffa e falso ideologico con varia distribuzione. La prima, alle 9.30, sarà Federica Carpineta travolta, oltre che dallo scandalo dei rimborsi facili, anche da quello dell'assunzione, pilotata secondo gli inquirenti, della sorella della consigliera di Pari opportunità Letizia Marinelli finita agli onori della cronaca per una notte passata con il presidente Gianni Chiodi che le sarebbe valsa, secondo l'accusa, la nomina in Regione. Il Circo mediatico ricomincia. È la stampa, bellezza.

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